Uno studio dell’Università di Edimburgo, pubblicato sulla rivista medico-scientifica ‘The Lancet’, che dimostra l’importanza delle misure di contenimento “non farmaceutiche” per arginare la diffusione del Covid-19. A postarlo, sulla sua pagina Facebook, è il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che partendo dallo studio rivendica l’opportunità di bloccare la didattica in presenza. “In tutti e 131 i Paesi monitorati – scrive – le misure di contenimento del Covid-19 non farmaceutiche (distanziamento, chiusura dei luoghi pubblici) sono risultate fondamentali per ridurre i contagi. Non appena sono state allentate queste misure, i contagi sono ripresi a salire in maniera preoccupante quasi ovunque. Sapete quali sono le due misure non farmaceutiche di gran lunga più efficaci per il contenimento del Covid-19 secondo questa ricerca? Divieto di eventi/assembramenti con più di dieci persone e lo stop alla didattica in presenza nelle scuole”.
Ma i dati smentiscono il governatore
“Guardando i numeri la chiusura delle scuole non sembra affatto fare la differenza nella capacità di controllare l’epidemia, mentre i danni educativi e sociali alle nostre studentesse e studenti sono certi e notevoli”. Così in un post su Facebook Marco Bella, deputato M5S. “In questa seconda ondata, l’Irlanda è stato il primo Paese europeo a chiudere molte attività, ma non ha mai chiuso le scuole e la curva epidemica sta lentamente scendendo. Il Regno Unito ha annunciato delle misure restrittive per controllare l’epidemia, ma ha lasciato aperte le scuole di ogni ordine e grado. La Francia ha preso misure simili e tra le attività aperte ci sono le scuole. La Cancelliera Merkel lascia le scuole aperte in Germania, perché ‘i bambini e i ragazzi non devono diventare le vere vittime dell’epidemia’. Il Portogallo chiuderà molte attività, ma lascia le scuole aperte. Prosegue il pentastellato: “In Campania, le scuole sono state aperte a fine settembre e subito richiuse ma la regione non ha visto un calo della curva pandemica. Come ribadito in un recente articolo di Nature, In Italia sono state riaperte 65.000 scuole a settembre, seppur con modalità diverse. Al 6 ottobre, sono stati individuati casi in 1212 istituti (il 2%). Nel 93% dei casi c’era solo un singolo alunno positivo, che non aveva contagiato compagni e docenti, e aveva quindi presumibilmente contratto il virus da qualche altra parte”. Conclude il componente della commissione Cultura alla Camera. “È importante in un momento come questo valutare le possibilità in modo razionale e con i numeri alla mano. Facciamo tesoro dell’esperienza degli altri Paesi europei che stanno affrontando questa seconda ondata prima di noi”.