Se la IA prende il sopravvento: perché conviene prendere sul serio le preoccupazioni di Kissinger

in foto Henry Kissinger con Mario Draghi

Fino a non molti anni fa, era in uso nel villaggio che i più giovani cercassero di carpire agli anziani gli aneddoti e il modo di agire necessari per un corretto uso del mondo. Era il tempo in cui molti di quegli anziani erano o reduci dell’ ultima guerra o ritornati a casa dopo aver “passato l’acqua”, vale a dire essere emigrati, talvolta per terre “assai lontane” come le Americhe, come gli stessi definivano anche il Canada e i paesi del sud del continente nuovo. Tanto accadeva non solo in Italia, ma un pò dovunque in Europa e anche altrove. Da qualche parte ciò succede ancora, seppure per altre ragioni ben più gravi, quelle che hanno costretto più di una generazione a allontanarsi dal proprio paese. Appartengono a esse i cittadini americani nati nella seconda metà degli anni ’40 e nella prima dei ’50, quelli che hanno combattuto in Vietnam. Molti di loro sono ancora vivi, anche se in buona parte fortemente danneggiati fisicamente, tanti, ancora di più, a livello mentale. C’è, al giorno d’oggi, una fonte ancora più autorevole e completa, una specie di rara avis quasi centenaria che, alle soglie di un secolo di vita, continua a dire al mondo la sua. Piaccia oppure no, il Professor Henry Kissinger è un esprit libre, testimone attento e interattivo di quanto è accaduto al mondo dagli anni quaranta a tutt’oggi. Sarebbe spreco non di inchiostro, ma di tempo, descrivere chi è e cosa ha fatto, nel bene e nel male, quel personaggio, tanto egli è noto. Certo è che, alla sua veneranda età, tiene ancora la barra dritta con le macchine del suo cervello avanti tutta e si pronuncia su argomenti decisamente attuali. Giuste o errate che possano essere valutate le sue considerazioni, esse inducono a riflettere e tanto basta. È così che qualche giorno fa il poliedrico docente si è pronunciato riguatdo alla A.I, l’ intelligenza artificiale. Ha rilasciato un’ intervista in merito alla stessa e al suo approccio da parte del genere umano al Wall Street Journal. In sintesi ha voluto che la sua preoccupazione fosse presa nella dovuta considerazione dagli abitanti del mondo. Il suo avvertimento allarmato, paradossalmente ma nemmeno tanto, rivolto agli stessi, è che potrebbero trovarsi in una condizione che fino a oggi è stata di pura fantastia. Da intendersi la stessa nel senso negativo del termine, che nel corso dei secoli più volte ha preso forma nell’ immaginario collettivo, l’Homunculus. Esso è immaginato come la creatura, solitamente con sembianze umane, che, composta dall’ uomo, finisce con il prendere su di lui il sopravvento. Ne é un esemplare piuttosto conosciuto quello realizzato dal Dottor Frankestein, tanto per non andare troppo indietro nel tempo. Il Professore si è impegnato, nell’intervista appena citata, a fare il più possibile collegamenti tra l’intelligenza umana e quella artificiale, allo scopo di determinare il più possibile con esattezza il campo specifico di operatività della stessa. E si è espresso ancora una volta in maniera non convenzionale ma estremamente efficace. Ha premesso alle sue considerazioni un’ osservazione che le condiziona in un modo assimilabile a quanto accade usando la logica matematica. Più in dettaglio, il riferimento va a quanto è definito da quella scienza il ragionamento per assurdo. Afferma infatti Kissinger che non ci si deve attendere che la A.I. sappia far di conto, per quanto esso possa essere complicato: tanto é compito dei computer e dei super computer che sono tutt’ altra cosa. Quell’intelligenza, avverte l’estemporaneo e centenario futurologo, scavalca a piè pari ogni tipo di operazione numerica per andare a cadere in un campo completamente inesplorato, quello della logica artificiale.
Arriva in tal modo a trarne le estreme conseguenze, seppure non esplicitandole completamente, affermando che la possibilità di prendere decisioni sbagliate da parte di quella invenzione sconvolgente é pressoché inesistente. Commento a margine, per qualche verso assimilabile al coro della tragedia greca, è che quel monstrum non ha un cuore o qualcosa che possa somigliargli. Proseguendo su questa scia, Kissinger si spinge a considerazioni border line con lo studio del sovrannaturale e chiude l’intervista nella maniera completamente opposta a quella che accompagna la parola fine nei titoli di coda di alcuni film americani. Sembra che lo stesso voglia dire che questo, il contenuto dell’ intervista, non é tutto, c’è da aspettarsi quindi l’uscita di altre puntate. A proposito di film, è utile ricordare che l’ argomento intelligenza artificiale in conflitto con quella umana era stato già affrontato alla fine degli anni ’60 dal regista americano Stanley Kubrick. Nel suo film cult 2001 Odissea nello Spazio, nella nave spaziale Discovery tutto quanto è a bordo, astronauti compresi, è tenuto sotto controllo da un super computer, le cui dimensioni mastodontiche oggi, a parità di potenza di calcolo, sarebbero simili a quelle di una scatola di cartone che si puo prendere con le mani. Il suo nome è HAL 2000 e su tale sigla la fantasia dei critici, dei cinefili e degli spettatori in genere, è arrivata a elucubrazioni al massimo della creatività.
Ciò che interessa prendere in considerazione, nell’economia di queste righe, è quanto il regista rappresenta circa a metá della pellicola. Esso ha stretta pertinenza con il contenuto dell’ intervista rilasciata dell’ ex segretario di stato americano. HAL tenta di prendere il sopravvento sull’equipaggio e il dottor Bowman, lo scienziato che è a bordo, accortosene, svilisce per gradi la sua “intelligenza”, scollegando parti dello stesso. Finisce così a ridurre le sue capacità di “ragionare” al livello di quelle di un bambino. Se andrà così nella realtá oramai vicina, non è dato sapere. Farà bene comunque, chi è rimasto turbato da quanto sopra riportato, rivedere il cartone di Disney dei primi anni ’40 Fantasia. Tanto per evitare che capiti loro di finire con il comportarsi come Topolino nei panni dell’Apprendista Stregone. Immaginario per immaginario, poche volte come in questo caso il gioco potrebbe valere la candela.