Sempre più difficile, disse lo scolaretto al ritorno a casa dopo il secondo giorno della primina

“E se non piangi, di che tu pianger suoli?” È la frase che il conte Ugolino rivolge a Dante e Virgilio nel corso della loro visita al girone infernale della Commedia nel corso della loro visita di sola fantasia nell’Aldilà. La domanda in apertura, posta dallo spirito del Conte della Gherarardesca, viene fuori dopo che quel dannato ha raccontato come, da vivo, arrivò a mangiare, dopo un lungo digiuno inflittogli come pena, le carne dei propri figli.
La frase interrogativa sembra aver ripreso attualità almeno dall’inizio di questo anno. Essa suonerebbe ugualmente retorica se a pronunciarla fossero i leader dei paesi aggrediti diretta ai loro corrispondenti dall’altro lato delle barricate. Per incredibile che possa sembrare, spettacoli di morti atroci e distruzioni a tappeto, come quelli ai quali l’umanità sta assistendo ormai da anni, non si erano più visti dal bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, avvenuto circa ottanta anni fa. Con la grande differenza che in quei luoghi l’operazione sterminio con annesso rasamento al suolo di tutto ciò che si innalzava da terra anche di poco, durò solo qualche ora. Sono state le conseguenze, durate moltissimo tempo, che hanno fatto si che il ricordo di quella tragedia si sia perpetrato. E così lo stesso è ancora oggi usato come pietra di paragone con quanto di simile, mai uguale, sta accadendo in diverse parti del mondo. Quel che è certo e rende più difficile e laboriosa la soluzione, è che si è arrivati a questo punto e ancora non si intravede la boa intorno a cui dovrebbero girare gli scontri. Tanto perché le formazioni avversarie possano imboccare il sentiero verso una pace duratura. Nell’attesa che quanto accennato appena sopra si realizzi, sarà bene valutare lo stato effettivo dei fatti negli Usa e nella Ue. Facendo attenzione a non esagerare quei veri e propri centri nervosi, che da occidente muovono le fila di quei conflitti con una parvenza di ordine. Non di meno Russia, Cina e realtà sociopolitiche minori della parte orientale del mondo si stanno dando da fare per non essere considerati meno nelle decisioni finali. In ognuna di quelle realtà c’è disordine. Solo per dare il la al comportamento tenuto da altre importanti realtà, per gli Usa l’occasione sta mettendo alla prova, oltre le proprie disponibilità finanziarie e il merito creditizio, anche la capacità di crescere produttivamente. Tradotto quindi in linguaggio operativo, significa dare una sveglia particolarmente sonora ai vari comparti economici che ricadono sotto la loro ingerenza. Per la Ue, i problemi economici che assillano i diversi esecutivi in varie maniere, sono per buona in buona parte riconducibili alle guerre in corso. Oltre quanto appena accennato, ciò che potrebbe determinare progressi significativi è una ripresa di fiducia reciproca tra i vari interpreti di quei molteplici drammi. Al momento tale elemento non è lontano, è lontanissimo, Sono questi solo alcuni dei motivi che stanno minacciando tutto quanto di positivo è stato fatto, dove più, dove meno, dalla metà del secolo scorso. Questa settimana dovrebbe essere quella in cui diversi movimenti pro pace potrebbero dare segnali concreti del loro funzionamento. Domani sarà giovedì e quindi si supererà la metà del tempo di azione. Stando così le cose, domani, che sarà un altro giorno, si vedrà. Se sono rose fioriranno, ma occorre che trascorra ancora un po’ di tempo.