Senza il professor Draghi sulla tolda di comando sarà tutto più difficile

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in foto Mario Draghi durante il voto di fiducia in Senato il 20 luglio 2022 (Imagoeconomica)

È normale che un soggetto di qualsiasi genere, man mano che la sua importanza cresce, diventa sempre più oggetto di considerazioni, talvolta benevole, altre volte meno, da parte di chi interloquisce con lui a qualsiasi titolo.
Cosi l’Italia, nel giro di diciotto mesi, stava riscattando con successo la sua reputazione adombrata.Tanto fino a giugno era confermato soprattutto dall’apprezzamento step by step che l’operato del suo governo riceveva che era così oggetto di attenzione e di ispirazione per i governi di molti paesi. Quando in campagna si verifica un evento atmosferico avverso, per esempio una grandinata, giusto pochi giorni prima di un raccolto distruggendolo, gli agricoltori, quasi per conforto, dicono tra di loro che il lavoro che svolgono in un anno, può essere distrutto in pochi minuti dalla natura non sempre benigna. Poiché tali eventi negativi non accadono raramente, a una certa età, chi prima chi dopo, quei lavoratori della terra finiscono per farsene una ragione. Volendo così significare che bisogna mettere quelle vere e proprie disgrazie nel conto generale, quello cioè di circa un consistente lasso temporale di attività. Concludono aggiungendo che l’uomo propone e Dio dispone. La differenza con il macigno che è caduto sul governo consiste principalmente nel fatto che, mentre quei coltivatori intravedono il loro avversario nel senso letterale del termine in qualcosa di soprannaturale, il Professor Draghi & Partners si trovano a essere contrastati da una accozzaglia di Signori Nessuno.Gli stessi non sanno nemmeno loro cosa vogliono dagli altri componenti della maggioranza, così da rendere quasi impossibile una qualsiasi forma di dialogo costruttivo. Ritorna alla memoria quanto asseriva un famoso docente di Psichiatria dell’Università di Napoli. Detto con linguaggio stringato, suona che con chi aveva problemi con la testa bisognava sempre far trasparire di essere assecondanti. Concludendo che, in ogni caso, bisognava trattarli con del bello e del buono. Nel caso di specie i diretti interessati sono preclusi a ogni forma di approccio. Volendo essere più realisti del re, la parte sana della maggioranza, il Premier in primis, si trova di fronte a un ricatto vero e proprio, come tale deplorevole come non mai.
Volendo essere obiettivi fino in fondo, tale turpe atteggiamento è rivolto anche al Presidente Mattarella: è noto quale sia il rapporto di stima che questi nutre per Draghi, venendone ricambiato. Di conseguenza, per il gioco delle parti, è normale che il primo metta in essere ogni tentativo per convincere il secondo a rimanere al suo posto. Non é il solo, essendosi palesato suo supporter, tra tanti altri leader di paesi di ogni parte del mondo, anche Francesco. Molto probabilmente si è espresso sia in qualità di primo cittadino dello Stato Vaticano, sia come capo della chiesa cattolica e ciò la dice lunga sulle proporzioni dell’allarme che si è creato. È d’obbligo a questo punto soffermarsi su quello che, per il particolare momento in cui sta andando in scena questo dramma con l’augurio che non sfoci in tragedia, è il vulnus più pericoloso dell’inqualificabile vicenda: l’affidabilità del Paese nel senso più ampio del termine. Quando si ha bisogno, e l’Italia ne ha tanto e di ogni genere, la prima caratteristica che bisogna trasmettere all’interlocutore accorso in aiuto è di avere comprovata volontà di uscire dalle secche. I testi di economia, quando descrivono le condizioni necessarie a soddisfare i desiderata dei potenziali investitori a intervenire in un determinato contesto, fanno aprire il loro elenco dalla stabilità politica, da quella sociale e dall’assenza di conflitti bellici, anche se solo ventilati. Subito dopo di essi si trova la redditività. Fitch, per quanto possano valere I suoi giudizi non economici, ha fornito un outlook in linea con quello della stessa EU e della BCE. Precisamente che senza il professor Draghi sulla tolda di comando sarà più difficile che l’operazione di messa in sicurezza del transatlantico (non l’ambiente omonimo, n.b!) Italia vada…in porto.Potrebbe nascere in qualcuno che osserva non benevolmente il Professore, il dubbio che questi stia riproponendo il comportamento della ragazza che aveva molti corteggiatori senza però accettare le avances di uno di loro. A Napoli, nel dopoguerra, arrivarono con le soldatesse americane le prime calze di nylon, sogno proibito perché  caro di ogni donna del posto. Avutele, cercavano in ogni modo di esibirle. Di qui l’espressione che ancora ricorre in quella città ” tirarsi la calza” per indicare una persona che si rende preziosa. Se così fosse, il Capo del Governo dovrebbe essere soddisfatto per quante chiamate in scena ha ricevuto e continua a ricevere da ogni dove. È arrivato così il giorno, anzi la due giorni, che metteranno comunque in chiaro chi è amico degli italiani e chi del giaguaro. È inutile ripetere quali danni verrebbero a concretarsi nel caso entro domani non si arrivasse a una chiusura positiva della vicenda. Per ora oltre che riti scaramantici si può fare poc’altro. Tra essi, prendere in prestito, tanto per rimanere a Napoli, la saggia affermazione che fa Eduardo De Filippo nella sua commedia Napoli milionaria: “adda passà ‘a nuttata”. Con l’augurio che passi tranquilla.