Settore delle costruzioni in caduta libera, in Campania 156 serrate in 6 mesi

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La crisi del comparto edile campano sembra non conoscere fine. Nel nostro territorio 156 imprese hanno chiuso i battenti nei primi 6 mesi del 2014, con un incremento del 34,5% rispetto La crisi del comparto edile campano sembra non conoscere fine. Nel nostro territorio 156 imprese hanno chiuso i battenti nei primi 6 mesi del 2014, con un incremento del 34,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (quando ci si era fermati a 116 fallimenti). E’ questo il dato più preoccupante che emerge dall’elaborazione del Centro Studi Ance Salerno, svolta sull’analisi trimestrale delle chiusure aziendali diffusa dal Cerved nei giorni scorsi. Se prendiamo in considerazione il periodo 2008-2014, sono fallite 1.272 aziende edili. Mettendo a confronto il secondo trimestre di quest’anno con quello del 2008, la variazione è pari al 100%. Sei anni fa chiusero 38 imprese rispetto alle 76 dello stesso periodo 2014. Ponendo l’attenzione sul trend annuale della nostra regione, le chiusure avvenute in questo settore sono state 153 nel 2009, aumentate a 156 nel 2010 (+2%). Nel 2011 se ne sono rilevate 237 (+51,9% rispetto all’anno precedente). Nel 2012 il numero totale è sceso a 196 (-17,3% sul 2011). L’anno scorso si è configurato un nuovo aumento, con 240 fallimenti (+22,4% rispetto al 2012). “In base a questo quadro analitico – sottolinea il Centro Studi – risulta chiaro che la condizione di grave stallo recessivo è ben radicata negli anni, tranne un parziale ridimensionamento del fenomeno regressivo tra il 2011 e il 2012. Risulta evidente che in Campania la dinamica negativa nei primi 6 mesi dell’anno in corso è particolarmente aggressiva in considerazione della percentuale dei fallimenti che emerge nel contesto nazionale: le distanze tra Italia (8,6%) e Campania (28,8%) non hanno bisogno di ulteriori commenti”. Se si allarga il discorso a livello nazionale e a tutti i settori produttivi, l’analisi trimestrale del Cerved mette in rilievo la nuova impennata dei fallimenti, mentre calano le liquidazioni volontarie e i concordati preventivi. Nel secondo trimestre del 2014 sono state aperte oltre 4.000 procedure fallimentari, con un incremento del 14,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Dal punto di vista territoriale, la crescita più bassa si registra nel Nord-Est (+5,5%). I numeri lievitano se ci si sposta al Nord-Ovest e al Centro (rispettivamente 10,7% e 10,4%). L’incremento più alto, manco a dirlo, si rileva al Sud e nelle Isole (+14% sul 2013). Il settore che soffre di più è quello dei servizi (+15,7%). I fallimenti di imprese edili in Italia sono aumentati dell’8,2% negli ultimi 6 mesi. Le imprese manifatturiere, invece, segnalano un aumento del 4,5%. Il fenomeno colpisce di più le società di capitale (i ¾ del bacino di imprese fallite), mentre si verifica un minore impatto tra le società di persone e tra quelle con altre forme giuridiche. Antonio Lombardi, Presidente di Ance Salerno, ha commentato così i numeri emersi dall’indagine: “I dati sulle procedure fallimentari rappresentano soltanto l’ulteriore conferma dello stato di grave crisi nel quale versa il comparto delle costruzioni. Nonostante si susseguano annunci di provvedimenti immediati per la riattivazione degli investimenti pubblici, all’atto pratico le imprese sono abbandonate a se stesse. È necessario mettere in campo azioni di coordinamento a livello regionale per accelerare la fase di cantierizzazione delle opere già finanziate, ed intervenire al più presto per evitare che non vengano spesi i consistenti fondi residui della programmazione 2007-2013. E’ sconcertante che in queste condizioni si prosegua nella ricerca di effetti mediatici, soprattutto in relazione agli investimenti programmati, senza una concreta mobilitazione al fine di aprire i cantieri. Si stratta dell’unica soluzione auspicabile per dare ossigeno a imprese e lavoratori”.