Seytre ospita il fumettista Blutch all’Institut Francaise di Napoli

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In foto, da sinistra, Christian Hincker (in arte Butch) e Jean Paul Seytre

Christian Hincker, in arte Blutch, è uno degli autori attualmente più influenti del fumetto francese, classe 1967, vincitore nel 2009 del Grand prix de la Ville al Festival di Angouleme.   È’ solo una delle attrattive della ventesima edizione di Comicon all’Institut Francais di Napoli di cui è direttore il Console Generale di Francia per il Sud Italia, Jean-PaulcSeytre : presenti per la prima volta in Italia le bellissime tavole originali di Variations, edito in Francia da Dargaud, lavoro in cui l’artista reinterpreta le pagine degli autori di riferimento per la sua formazione; da Crepax ad Uderzo, da Manara a Mezieres. Quasi come un musicista jazz, Blutch entra in un dialogo atipico con i maestri mondiali della Nona Arte, utilizzando sempre il bianco e nero e pur mantenendo uno stile proprio ben evidente, riesce a creare nuove storie e a imporre nuove domande al lettore. L’autore ha incontrato  il pubblico all’istituto di cultura francese il 28 aprile alle 20.30. Christian Hincker – in arte Blutch – è uno degli autori contemporanei più influenti del fumetto francese. Autore di Il piccolo Christian, Per farla finita con il cinema, Blotch, Peplum, il nome non è stato  esattamente scelto, perché più che uno psedonimo è un soprannome. È il nome di un personaggio di un fumetto molto popolare  (Les Tuniques Bleues di Lambil & Cauvin). Alla base, c’è la piuttosto puerile intenzione di tagliare col proprio background, i genitori eccetera, rinascendo come qualcuno di diverso. E poi lo pseudonimo è una tradizione nel mondo del fumetto, sin dal secolo precedente, almeno in Francia, come con Hergé e Moebius.CDisegnare è un atto paradossale, è un modo per separarti dal mondo e dalla gente e allo stesso tempo di mettere in discussione quel mondo e quella gente. Da bambino, immergersi nel disegno era un modo per isolarci, un ritiro. Preferisci stare in casa, che uscire fuori: ” Crescendo su un confine, a cavallo di due paesi e due lingue, ho dovuto sviluppare una doppia comprensione del mondo. Il dialetto alsaziano erano la mia lingua principale. Quando ho iniziato la scuola, non parlavo una parola di francese. Conoscevamo bene le star della televisione e della musica tedesca, e la cultura pop tedesca ha avuto una forte influenza su di me, intendo Pippi calzelunghe (originariamente della scrittrice svedese Astrid Lindgren NDR) e Winnetuo dello scrittore tedesco Karl May. Dopo la Seconda guerra mondiale, la Germania Ovest era piena di basi militari americane. L’americanizzazione di questa regione era stata molto più rapida che in Francia, quindi avevamo tutte quelle serie americane come Starsky e Hutch, Dallas eccetera, prima dei francesi. Per non parlare poi dei film americani e il loro profondo appeal sessuale. Quindi sono il prodotto di un luogo dominato dalla cultura americana. Non che ci sia qualcosa di male, è così e basta. Backs  è l’artista che più mi ha toccato nel profondo quando ero piccolo. La sua ispirazione poetica, la sua malinconia spensierata, il suo senso dello spazio, li considero tuttora unici e una costante fonte di ispirazione. Per me, nessuna pratica artistica offre così tante possibilità plastiche e letterarie quanto il fumetto. È nel fumetto che posso usare al massimo le mie capacità. Ho tutto ciò che mi serve: le immagini e le parole. Uno strano e misterioso matrimonio, il linguaggio poetico perfetto”.