Sga ex Banco di Napoli in soccorso di Carige: operazione da 2,5 miliardi

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Si muove il Governo su Carige. L’esecutivo ha convocato un consiglio dei ministri alle 21 di ieri, 7 gennaio, per il varo di misure di supporto all’istituto ligure commissariato dalla Bce. Al momento l’ipotesi più probabile è quella di un intervento della Sga, l’ex ‘bad bank’ del Banco di Napoli detenuta dal Tesoro, per rilevare una quota anche molto consistente di crediti deteriorati. Si parla in particolare di circa 2,5 miliardi di vecchi incagli, tecnicamente definiti crediti Utp. La Sga potrebbe così facilitare il percorso di risanamento e, in prospettiva, un’aggregazione dell’istituto. La mossa punta poi a tranquillizzare i mercati, i correntisti e il sistema, oltre a far decidere l’azionista Malacalza a dare il via libera all’aumento di capitale da lui bloccato. Con l’imprenditore ci sarebbe stati anche dei contatti diretti negli ultimi giorni. La convocazione del Cdm, che al di la delle decisioni che saranno prese servirà al ministro dell’Economia Giovanni Tria a fare anche il punto sulle prospettive future dell’istituto, arriva dopo una serie di incontri tenuti in giornata a Roma dai commissari al Mef e con il Fitd. Questo aveva avvisato come vi fossero “difficoltà oggettive” per la revisione del bond da 320 milioni che tiene a galla Carige che però, con un tasso di interesse compreso tra il 13 e il 16%, è troppo caro per le casse della banca. “Un’eventuale modifica delle condizioni dovrebbe passare attraverso la stessa procedura seguita per l’operazione iniziale”, spiega il presidente del Fitd, Salvatore Maccarone, precisando che “se cambiamo un pezzo delle condizioni dobbiamo ricominciare tutto da capo, la difficoltà è questa”. Gli ostacoli sono di natura procedurale più che finanziaria, con il Fondo che non sarebbe per forza contrario “se cambiassero i tassi: lo scopo non è quello di fare utili, ma c’è la difficoltà oggettiva di fare tutto l’iter deliberativo”. Tutte le banche che partecipano al fondo sanno che un costo di oltre 50 milioni l’anno è insostenibile dai conti normali di Carige, ma lo Schema volontario che ‘gestisce’ il bond approva le delibere con il 95% dei voti favorevoli dei depositi aderenti: un tetto altissimo, con il bond Carige che per qualche piccolo istituto ha assorbito gran parte degli utili dell’anno. Se alla fine la famiglia Malacalza darà davvero il via libera all’aumento di capitale, la strada per il risanamento sarà molto più semplice ma intanto bisogna correre. Innocenzi, Modiano e Lener nella loro giornata romana hanno così visto prima Tria e poi i vertici del Fondo interbancario. Bocche ovviamente cucite, mentre ora tocca ai sindacati. Qualcuno insiste sulla teoricamente impraticabile strada Monte dei Paschi. E’ il caso di Massimo Masi, segretario generale della Uilca, ma si tratta del terzo sindacato per iscritti nella banca ligure, preceduto ampiamente dalla First Cisl (seconda) e dalla Fabi. E tutti dai commissari vogliono soprattutto chiarezza sul nuovo piano industriale e le ricadute occupazionali.