Roma, 21 mag. (Labitalia) – Il sistema duale della formazione, ossia quello che prevede percorsi sia in aula sia on the job, in raccordo diretto con il mondo del lavoro, interessa in Italia 29 mila ragazzi e conta su 3.300 contratti di apprendistato attivati. A fare il punto è stato un convegno a Roma, in cui ministero del Lavoro, Anpal, Inapp, parti sociali ed enti di formazione hanno tracciato un bilancio dei primi tre anni di sperimentazione del sistema.
Nelle 15 Regioni che hanno avviato i percorsi di sperimentazione del sistema duale nella stagione 2017-2018 risultano iscritti ad attività formative 28.926 allievi di cui circa il 60% frequenta percorsi per il conseguimento della qualifica; 3.306 i ragazzi assunti con contratto di apprendistato di primo livello.
Questi i dati più significativi del primo anno di sperimentazione del sistema duale, il modello formativo integrato tra scuola e lavoro mutuato dalla Germania e già applicato con successo nei Paesi del Nord Europa con riflessi positivi sui tassi di disoccupazione giovanile nel medio-lungo periodo, presentato oggi dal ministero del Lavoro nel corso di un convegno a Roma assieme a Regioni, Parti sociali, Anpal, Inapp ed enti di formazione.
“Si tratta di strumenti sicuramente importanti – ha detto Claudio Cominardi, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – in quanto offrono ai giovani nuove opportunità di apprendimento e di conseguenza incrementano il loro potenziale di occupabilità. Il sistema consente ai giovani di acquisire conoscenze e competenze utili all’inserimento nel mercato del lavoro. Sappiamo anche i Paesi europei che utilizzano il sistema duale riescono meglio di tutti a contrastare gli effetti della crisi sull’occupazione, in particolare di quella giovanile. Occorre però tracciare una via italiana al sistema duale incrementando le iniziative che mirano a contrastare l’abbandono dei percorsi formativi”.
Ad evidenziare punti di forza e di debolezza della sperimentazione ci ha pensato Paola Nicastro, direttore generale di Inapp: “Se da un lato il duale ha il merito di aver recuperato molti giovani che avevano abbandonato gli studi, permangono differenti velocità di sviluppo sul territorio e soprattutto uno scarso utilizzo del contratto di apprendistato”.
Nicastro ha presentato i dati del Monitoraggio sulla sperimentazione del sistema duale all’interno dei percorsi della Iefp (percorsi di Istruzione e formazione professionale) per l’annualità 2016-17, e la tendenza per l’annualità successiva. Alla prima annualità sperimentale risultano complessivamente iscritti ai percorsi formativi in duale 25.508 allievi. Il dato più consistente è costituito dalla partecipazione ai percorsi Iefp, che raccolgono il 73,5% del totale dei partecipanti; seguono gli apprendisti che compongono il 13,1% del totale.
I partecipanti ai percorsi modulari, con 1.753 unità in Emilia-Romagna, costituiscono, il 6,9%. I percorsi Ifts, realizzati in Lombardia e in Emilia-Romagna, registrano la partecipazione di 1.673 unità, pari al 6,6% del totale dei corsisti della sperimentazione duale. L’avvio della sperimentazione sembra, quindi, aver privilegiato la filiera Iefp. In particolare, emerge la preferenza per i percorsi finalizzati all’acquisizione del diploma professionale, con un’offerta Iefp di quarto anno che registra 6.746 iscritti, pari al 26,4% del totale dei partecipanti a tutta la sperimentazione.
“Il duale è un’opportunità di crescita -ha dichiarato Cristina Grieco, portavoce della Conferenza delle Regioni e assessore al Lavoro della Regione Toscana- sia per il sistema formativo che per le imprese. Dalle Regioni è stato fatto un grande lavoro per individuare un modello efficace di formazione professionale. Purtroppo, i numeri segnalano uno scenario a due velocità mentre altre criticità persistono nel mismatch tra domanda e offerta di profili professionali in linea con il mercato del lavoro e nella scarsa collaborazione tra i ministeri coinvolti”.
Raffaele Ieva, dirigente della Divisione IV in Anpal, ha sottolineato che “la finalità degli interventi è stata quella di adottare misure di breve e lungo periodo che agevolano le transizioni e riducono il divario in termini di competenze tra scuola e impresa”. “L’obiettivo finale resto quello di agevolare l’entrata dei giovani nel mercato del lavoro. La scelta di Anpal è stata quella di investire su un intervento strategico a favore dello sviluppo del sistema della transizione come uno degli ambiti principali delle politiche attive del lavoro”, ha concluso.