Snooker, in libreria le steccate poetiche di Stefano Duranti Poccetti

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di Massimiliano Craus

Ecco in libreria le steccate poetiche di Stefano Duranti Poccetti, scrittore e giornalista abituato a stupirci sempre più. Eh sì, perché anche stavolta il nuovo titolo “Snooker” è un’idea diventata realtà a metà strada tra lo sport ed i versi. Operazione audace ma assolutamente nelle corde della intrigante penna toscana a cui abbiamo delegato la nostra curiosità di lettori a tutto tondo. Ma entriamo nel merito specificando che lo snooker non è uno sport molto conosciuto in Italia, pur meritando di esserlo, per la sua importante storia e per le grandi personalità che lo animano e che l’hanno animato. Stefano Duranti Poccetti ce lo racconta qui percorrendo le sue tappe fondamentali, presenti e passate, attraverso brevi brani in prosa che, tuttavia, spesso virano verso il territorio poetico come già altre volte in passato.

Con la prefazione di Maurizio Cavalli e la nota di Marco Palmieri, “Snooker” gode dagli anni Duemila delle riprese in tv sui canali di Eurosport Discovery ma non aveva mai beneficiato di un approfondimento propriamente editoriale. E così si è insinuato l’abile Stefano Duranti Poccetti, già autore di un simile esperimento circa il baseball, stavolta riecheggiando le gesta sportive dei vari Steve Davis, Stephen Hendry e di “The Rocket” Ronnie O’Sullivan, il più forte giocatore di sempre. In questo volume l’autore si spinge fino ai risvolti psicologici dei protagonisti partendo dal territorio di provenienza suo e dello stesso movimento biliardistico. Un movimento che ha celebrato il genio di Marco Palmieri nel 2021, eleggendolo campione d’Italia. “Guardo quel tavolo verde gigante con quelle biglie così piccole. Poggio la stecca e ingesso più e più volte concentrandomi sul cuoio. Intanto penso a forza, velocità, profondità, effetto e tanta fisicaormai diventata scontata nella mia testa.” Queste le parole del campione del panno verde, così caro a tantissimi italiani ed allo scrittore dello sport e della poesia. Che con le sue 93 pagine passa da un verso all’altro con gran disinvoltura, dalle fumose sale del malfamato scantinato alle eleganti sale di Versailles. E fino a Mozart che, giocando qualche palla in nonchalance, avrà pure partorito i vari “Il flauto magico” e “Le nozze di Figaro”, passando per Immanuel Kant. A questo proposito l’autore ironizza sulla critica della ragion pura formata a forza di steccate!

E’ questa la dimensione biliardistica, poetica e culturale a cui ha puntato diritto il nostro autore, concentrato ad offrire la dignità che spetta ad uno sport amato dai grandi nomi dell’umanità. Basti citare ancora Vincent Van Gogh, Maria Stuarda, Carl Gustav Jung, Gauguin. E’ “nel 1875 che il futuro colonnello Neville Chamberlain decideva di aggiungere qualche palla colorata al pyramid, evidentemente per il piacere d’ammirare un tavolo più vivace. Non contento, decise di chiamare questo nuovo gioco snooker, avvalendosi del sottile umorismo nonsense inglese, identificando i giocatori quali neofiti, principianti, perché no, poppanti.” Col passare degli anni è però diventato un intrattenimento da strateghi e scacchisti della palla e della stecca. Nell’armamentario del libro non mancano Bjorn Borg, le sigarette, le donne seminude, i prestigiosi hotel e la partita epocale tra Taylor e Davis nel segno della nera. Era il 1985. Naturalmente non anticipiamo nulla ma gli intenditori avranno già capito. Così come si dividono in due scuole di pensiero così distanti circa la Triplice Corona che, a differenza del Grande Slam del tennis, non è riconosciuta all’unanimità. Tutto il resto è uno scorrere leggero ed inebriante a tu per tu con il manto verde cantato dello snooker.