Specchio a tre ante, Annella Prisco e le infinite variazioni dell’infelicità

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di Fiorella Franchini

L’infelicità fa parte della nostra vita quotidiana: spesso, senza neppure rendercene conto svolgiamo le attività di tutti i giorni in modo monotono, prevale la stanchezza, la mancanza di stimoli e di entusiasmo, il senso di omologazione. Tuttavia, la scoperta peggiore è quella di guardarci allo specchio e renderci conto che anche il nostro viso porta i segni di quel triste sentimento. E’ quello che accade alla protagonista dell’ultimo romanzo di Annella Prisco “Specchio a tre ante”, Guida editori, una donna ingabbiata in un’esistenza solo apparentemente serena. Per la giornalista Bella Pollen, “l’infelicità è una cosa pericolosa, come il monossido di carbonio. Non ha odore, non ha gusto, è informe e incolore, ma avvelena lentamente. Si insinua in ogni poro della tua pelle fino a quando un giorno il tuo cuore smette di battere”. Anno dopo anno, Ada sente di non essere dove vorrebbe, desidera fare un’altra cosa, condividere la vita con altre persone, insomma inseguire i propri desideri. Il ménage matrimoniale, il figlio Emiliano cui è legatissima da un rapporto di reciproca complicità, non bastano più a riempire le giornate e le sue aspettative. Ci sono progetti interrotti, come quello legato alla sua professione di design di moda, accantonati per dedicarsi a tempo pieno al suo ruolo di moglie e di madre, ci sono sentimenti come la passione, la condivisione d’idee, relegati nel cassetto per l’indifferenza del marito Simone anch’egli vittima di una profonda anoressia emotiva. Un rapporto di coppia inaridito dove non c’è più intimità, slancio, basato solo “sull’impegno” preso nei confronti del partner e della società, un amore vuoto. Annella Prisco con un periodare chiaro, meticoloso nei particolari descrittivi, conduce il lettore dentro questa realtà interiore, mostrandone anche il riflesso nella vita reale. E’ un lento, cadenzato ripetersi di situazioni piatte, quasi ossessive perché l’infelicità può avere infinite variazioni. Seguendo questi inarrestabili mutamenti, l’autrice crea un racconto introspettivo che ci immerge dentro un fiume ininterrotto di trasformazioni; uno scorrere a volte pigro, a tratti precipitoso, nel quale è difficile non naufragare. C’è tanta gente infelice che, tuttavia, non prende mai l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal tradizionalismo, da tutto ciò che sembra assicurare la pace dello spirito, ma che in realtà è letale per l’animo avventuroso che alberga nel profondo di ognuno di noi. Restare nella propria confort zone è rassicurante, garantisce la sopravvivenza. Eppure, tutti quanti, prima o poi, siamo costretti a guardare noi stessi allo specchio e vedere chi siamo davvero. Nel grembo della sua casa d’infanzia Ada vedrà riflesso il proprio passato d’illusioni, un presente deludente, un futuro che, nonostante tutto, può ancora regalare speranze. La protagonista sceglierà di proiettarsi in questa voglia di cambiamento perché l’infelicità non arriva né se ne va da sola. Annella Prisco, seguendo la sua attitudine sensibile all’indagine psicologica, già presente nei romanzi precedenti, sa rendere narrativamente la presa di coscienza del suo personaggio, la consapevolezza che per andare avanti dovrà lasciarsi qualcosa alle spalle. Anche Ada dovrà chiedersi a quante certezze sarà disposta a rinunciare per perseguire i suoi sogni, perché essere felici o infelici dipende anche da noi e dalla nostra determinazione nel vivere come vogliamo, o cambiare direzione quando è necessario. Un romanzo sull’infelicità e sulla possibilità di mutare la propria condizione di sofferenza, che è una scommessa ambiziosa sulla capacità della letteratura di poter contribuire a una reazione concreta alla “melassa conformistica” in cui siamo immersi. Al convenzionalismo borghese del secolo precedente l’autrice sostituisce una riflessione mai invadente sul conformismo della società di massa, sugli inganni di falsa libertà, le manipolazioni subliminali che alimentano insoddisfazioni, angosce, insicurezze, frustrazioni affinché si ricerchi la cura nel meccanismo dei consumi, lo shopping, le vacanze, i riti dell’aperitivo. Una storia amara riscattata dal valore salvifico dell’amore, quello che va oltre il tempo. Le scelte hanno sempre un prezzo e anche Ada dovrà pagarlo, d’altronde ha scritto Haruki Murakami, “La felicità è una fiaba, l’infelicità un romanzo”.