Spopola negli USA il fractional executive management… L’esperienza italiana del manager frazionale

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In foto Andrea Pietrini

Lo scenario del lavoro in Occidente sta divenendo sempre più fluido e capita sempre più di frequente che manager di elevata competenza ed esperienza, spesso dotati di un ampio network relazionale, decidano di lasciare posizioni ben pagate per dedicarsi ad un percorso di carriera “frazionato” che gli permetta di gestire meglio la loro vita personale e quella lavorativa. In America questo scenario è già familiare da alcuni anni ed anche in Italia c’è già chi muove i primi passi nel settore.
“I manager frazionali operano con le imprese in molti modi differenti – ci spiega Andrea Pietrini, chairman di YOURgroup, Il primo gruppo di Advisory Operativo C-Level in Italia – In genere, un ‘fractional’ ha più clienti, quindi si muove da un ufficio all’altro, oppure struttura la sua agenda mensile in base a presenze mirate verticali (una giornata intera) oppure orizzontali (tutte le mattine). Un executive frazionale potrebbe dedicare lunedì e martedì al cliente A, mercoledì al cliente B e così via, quindi l’azienda cliente ha una chiara comprensione della disponibilità. In alcuni casi, il manager opererà presso l’ufficio del cliente a tempo pieno per un breve periodo.”
Un manager frazionale senior può coprire posizioni organizzative ancora non presenti in azienda portando esperienza senza investimenti ‘fissi’, testando così il valore aggiunto della posizione, costruendo expertise all’interno dell’organizzazione, agendo anche da ‘sparring partner’ per i colleghi di altre aree funzionali o per gli azionisti. Ideale per aziende in fase di crescita o che devono disegnare nuovi percorsi di crescita; in momenti di ristrutturazione o turnaround, per portare esperienze specifiche non presenti in azienda.
Inoltre, il manager frazionale può supportare l’azienda in casi quali l’uscita di un manager e l’eventuale selezione di uno nuovo; può gestire periodi di ‘succession planning’ facendo crescere la risorsa interna più potenziale, ma non ancora pronta anche in ambiti di passaggio generazionale in imprese famigliari; può supportare la società in momenti storici dell’azienda particolari come le ristrutturazioni, pre-post merger o vendita/acquisizione, o anche per ‘energizzare’ il business in momenti di stagnazione, o in aziende in una fase di incubazione e forte crescita per gestire fasi di grande complessità nel passaggio di scala.
Messa così la figura del manager frazionale ricorda forse un po’ quella del temporary manager… E’ sempre Pietrini, che ha fondato il primo gruppo italiano specializzato nella fornitura di questa nuova figura professionale alle aziende a spiegarne le differenze ““Sono due figure spesso viste come la medesima soluzione, in realtà hanno elementi di differenza. L’attività del temporary manager è molto vicina a quella del manager a tempo indeterminato in termini di ruolo e di tempo di permanenza in azienda che di solito è una sola. Lo distingue spesso l’essere legato ad un progetto specifico per sua natura a termine in una singola azienda. Il fractional executive invece è una persona che spesso ha scelto volontariamente di uscire dall’azienda per offrire i sui servizi a più di una azienda in ottica di advisory operativo.”
Pietrini tratteggia anche il profilo medio di un manager frazionale, “Si parla di manager tra i 45 e i 55 anni, che hanno fatto un percorso di carriera importante, all’interno di grandi multinazionali, oppure in agenzie di management consulting. Spesso occupavano ruoli di partner; per questo motivo sono anche alla ricerca di nuovi stimoli professionali. I nostri executive sono persone che hanno in media 15-20 anni di esperienza sul campo. Mentre, se parliamo delle classiche management consulting, molto spesso, i consulenti inviati in azienda (da una management consulting), sono giovani, con qualche anno di esperienza. Noi di YOURgroup preferiamo proporre seniority operativa: partiamo dalla fase di analisi, continuiamo con l’operatività. Ogni singolo passaggio è svolto da manager esperti, che hanno vissuto a fondo il mondo aziendale e ne conoscono molto bene le dinamiche reali”.
Il fractional management è quindi caratterizzato da competenza, esperienza e relazioni ma la vera sfida ora è nelle mani delle PMI italiane, che devono comprendere se, essendo presente in Italia una situazione di crisi conclamata, hanno interesse a investire in questo tipo di risorse.
“Le sfide sono molte: c’è quella dell’internazionalizzazione, della concorrenza dei capitali a livello internazionale, ma c’è la sfida soprattutto della crescita, perché il nostro sistema di piccole e medie imprese non è competitivo da questo punto di vista e spesso tale mancanza fa sì che eccellenze nazionali siano acquisite da realtà straniere. Poi c’è anche la tecnologia digitale che sta diventando sempre più strategica. L’accelerazione che stiamo vivendo a livello tecnologico sarà sempre più accentuata e in qualsiasi settore non si potrà fare a meno della tecnologia. A mio parere, molte aziende, in particolare italiane, non si sono ancora rese conto del cambiamento strutturale che sta avendo luogo e che, anche in questo caso, può essere un rischio o un’opportunità.” Conclude Pietrini.
Grandi sfide quindi attendono il sistema imprenditoriale italiano, spesso ancora basato sull’impresa familiare seppur di grandi dimensioni, già ampiamente provato dalla globalizzazione e dalla crisi internazionale. In questo scenario strumenti come il fractional executive management possono quindi rappresentare un rapido ed efficace accesso alle competenze senza operare ingenti investimenti e soprattutto senza sconvolgere gli equilibri aziendali.