Milano, 16 ott. (AdnKronos) – Cresce la preoccupazione fra i risparmiatori italiani, spaventati dal . Il timore di un numero crescente di italiani, riferiscono avvocati fiscalisti, commercialisti e consulenti finanziari, è di vedere andare in fumo il patrimonio risparmiato negli anni a causa di una crisi finanziaria che potrebbe colpire il Paese, con le agenzie di rating che potrebbero declassare il debito italiano a fine mese. Gli scenari di un dissesto dei conti pubblici, di fallimenti delle banche e dello Stato o di un’uscita dall’euro, per quanto remoti, sono diventati più probabili negli ultimi mesi e settimane. E misure come un bail-in, patrimoniali e prelievi forzosi sui conti correnti, nonostante le rassicurazioni del governo, non possono più essere escluse.
Tanto che negli studi di avvocati, notai, commercialisti e consulenti, riferiscono una serie di professionisti contattati dall’Adnkronos, nelle ultime settimane si stanno affacciando numerosi risparmiatori, con patrimoni dai 100mila euro in su, in cerca di consigli per proteggere i propri risparmi. “Dire che gli italiani sono preoccupati è un eufemismo”, dice Giovanni Frattini, consulente aziendale, professore di Economia aziendale e titolare dello Studio Frattini. Ai risparmiatori Frattini suggerisce “al momento molta prudenza e si sconsigliano operazioni speculative di breve periodo per evitare di fare il gioco degli altri”. Le possibilità per tutelare i propri risparmi sono diverse. Si possono aprire conti correnti all’estero, istituire un trust, un mandato fiduciario o un fondo patrimoniale. O, ancora, si può accendere una polizza vita, investire sul mattone o diversificare i propri investimenti. L’importante è tenere meno liquidità possibile sul proprio conto corrente.
Anche se, con l’applicazione delle direttive in materia di lotta al riciclaggio e di monitoraggio delle posizioni fiscali dei contribuenti e lo scambio automatico delle informazioni tra le amministrazioni fiscali dei vari Paesi, nessuna misura legale a portata di risparmiatore mette veramente al sicuro da misure di emergenza. I risparmi privati degli italiani ammontano a 4.400 miliardi di euro, quasi il doppio del debito pubblico italiano, che salgono a 10.600 miliardi considerando anche gli immobili. Un patrimonio che fa gola a molti in questo momento di turbolenze, convinti, ad esempio, che gli italiani daranno una mano nel momento del bisogno, comprando Btp.
Il primo consiglio dei professionisti del settore è di non tenere più di 100mila euro sul proprio conto corrente e, anzi, avere meno liquidità possibile, investendo ad esempio in fondi azionari. Un modo per proteggersi sia dal fallimento delle banche, con la procedura della risoluzione prevista dal bail-in che colpisce i conti correnti sopra i 100mila euro, sia dal prelievo forzoso sui conti. “E’ consigliabile non avere conti correnti con liquidità superiore ai 100mila euro per evitare che vengano toccati in caso di bail-in. Oltre quella soglia il rischio è reale considerato che in questo momento vi sono banche italiane in difficoltà”, spiega Sabino Gagliardi, avvocato fiscalista e tributarista. “Occorre diversificare il più possibile i conti correnti e investire in strumenti finanziari, anche se i rendimenti negli ultimi anni sono stati minimi”.
Alessandro Pedrini, commercialista e titolare dello Studio Pedrini, consiglia “di non farsi prendere dal panico e cercare di diversificare i propri capitali, evitando i titoli di Stato italiani, dei quali le banche sono piene”, e i titoli azionari delle banche italiane, “che in caso di default italiano sarebbero ugualmente coinvolti. Un fondo azionario globale è sicuramente l’investimento più sicuro”.
In questo senso, si sottolinea dallo Studio Legale Internazionale Bertaggia, è fondamentale non scegliere la banca secondo il criterio della vicinanza o della conoscenza. “Occorre farsi consigliare da un professionista un istituto che abbia indici di solidità e patrimonializzazione elevati e possa quindi garantire maggiormente la restituzione del capitale versato. Esistono all’estero istituti più solidi rispetto alle banche italiane”. L’apertura di un conto corrente all’estero “è legale e legittimo, quando questo sia correttamente dichiarato nel quadro RW della dichiarazione dei redditi. La Ue o l’extra Ue non sono in sé importanti, ciò che conta è la solidità della banca prescelta”. In ogni caso per aprire un conto corrente non residente occorre l’introduction bancaria da parte di un professionista e una due diligence ai fini antiriclaggio e di regolarità fiscale e contributiva del soggetto.
Anche da Arnia Fiduciaria, società che offre sevizi di natura fiduciaria, si riscontra “una certa preoccupazione fra i clienti, che percepiscono il contesto italiano come rischioso”. Una delle possibilità che la società offre ai clienti è il ricorso a un mandato fiduciario, uno strumento giuridico per mezzo del quale, pur rimanendo in capo al mandante la titolarità del bene, viene attribuita alla società mandataria, la fiduciaria, l’amministrazione del bene per realizzare un interesse del fiduciante. Lo strumento garantisce riservatezza e l’amministrazione di beni, ma presenta anche dei costi aggiuntivi rispetto a una consulenza finanziaria.
Un altro strumento offerto da altri studi è il trust, un istituto giuridico di origine anglosassone che ha come obiettivo quella di separare dal patrimonio di un soggetto alcuni beni per raggiungere interessi specifici a favore di determinati beneficiari o per il raggiungimento di uno scopo particolare. Questi beni e la loro gestione sono affidati a una persona o a una società professionale.
Questi strumenti, soprattutto se affidati a una banca svizzera, non possono essere colpiti in caso di bail-in, ma non cadono al di fuori del radar del fisco italiano. “Per i contribuenti residenti in Italia, non ha senso trasferire i propri fondi all’estero per cercare di sfuggire al fisco perché con la applicazione delle norme in materia di Crs, il Common Reporting Standard, la trasparenza è d’obbligo e i conti aperti all’estero, molto probabilmente, non si salverebbero in caso di prelievo forzoso sui conti correnti”, avverte Elio Blasio, avvocato e titolare di Blasio & Partners, uno studio legale con sedi a Malta e in Svizzera.
Anche un mandato fiduciario, sia in favore di una fiduciaria italiana che europea, non avrebbe senso nel caso in cui si volessero nascondere i propri averi al fisco, “perché al momento della apertura del mandato, il fiduciario deve inviare apposita comunicazione del mandato in essere all’anagrafe tributaria”, continua Blasio. Poi ci sono molti casi in cui viene comunque scelta la fiduciaria, “sia per motivi di riservatezza, sia perché la fiduciaria opera quale sostituto di imposta, evitando perciò al contribuente la redazione annua del quadro RW, necessario per chi detiene investimenti all’estero”.
Altre opzioni sono le fondazioni o i fondi immobiliari, come si spiega dallo Studio Legale Internazionale Bertaggia. “Strumenti non residenti al fine di cartolarizzare il patrimonio immobiliare possono essere veicoli interessanti per la tutela e per la disposizione patrimoniale in vita. Ne sono un esempio la fondazione di diritto e interesse privato, che all’estero è possibile fondare, oppure l’utilizzo di società di scopo per la gestione del patrimonio immobiliare, anche con la possibilità di istituzione di Trust”.
Un’altra possibile scelta di investimento è il mattone, sia in Italia che all’estero. Una decisione che però è vulnerabile a un eventuale aumento delle tasse sulla casa. “Il mattone resta un buon investimento ma solo nelle zone pregiate di Milano, Roma, Venezia e Firenze”, sottolinea Pedrini. Mentre gli investimenti immobiliari all’estero “possono essere consigliati in giurisdizioni nelle quali la redditività e la rivalutazione sia superiore a quella italiana”, si spiega dallo Studio Bertaggia.