Srm Intesa Sanpaolo, dall’economia sommersa possibile il recupero del 3,4% de Pil

70

Dall’economia sommersa e illegale – qualora scendesse al livello medio dei Paesi dell’area Euro – sarebbe possibile recuperare il 3,4% del pil nazionale per un valore di circa 50 miliardi. E’ quanto si legge nel numero monografico della rivista internazionale Rassegna economica, pubblicata da Srm, centro studi di Banca Intesa Sanpaolo, e che si occupa del rapporto tra giustizia e sistema economico finanziario. Il tasso di criminalità percepito da famiglie e imprese condiziona negativamente il volume di risorse finanziarie fornite dalle banche al sistema produttivo. Questo determina una riduzione del volume di credito erogato nelle aree caratterizzate da un maggior peso dell’economia illegale. In Italia sono necessari più di 3 anni, ovvero circa 1.200 giorni, per ottenere una sentenza definitiva in una causa civile, più di 7 anni se la causa si riferisce ad una procedura fallimentare (in Europa la media è circa la metà). 
Tale inefficienza costa alle imprese italiane 1 miliardo di euro l’anno; una riduzione del 10% della lunghezza dei processi aggiungerebbe quasi 1 punto di Pil. Una gestione inefficace della giustizia civile incide in modo negativo anche sul credito. Si stima che il volume dei flussi creditizi (in rapporto al Pil) diminuisca dell 1,5% ogni 10 processi aggiuntivi su 1.000 abitanti. Sulla base di un confronto fatto dall Ocse il costo del credito è inoltre di 0,70 punti base più alto nei paesi dove la Giustizia è più lenta rispetto a quelli dove la Giustizia è più efficiente. L’efficacia della Giustizia dipende anche dalla collaborazione delle banche nella prevenzione e repressione dei reati economici, riciclaggio e autoriciclaggio. 
Gli ultimi dati disponibili indicano che la Uif (Unità di Informazione Finanziaria) ha ricevuto nell ultimo anno oltre 71mila segnalazioni di operazioni sospette, con un incremento dell 11% rispetto all’anno precedente. L’82,3% di queste segnalazioni provengono dalle banche; ciò conferma che il sistema creditizio è in prima fila nella collaborazione con magistratura e forze dell ordine. Per contrastare l’economia sommersa e illegale, per Gennaro Migliore, sottosegretario alla Giustizia, “occorre dare un quadro di regole che sia più chiaro”, accanto a “un’incentivazione dell’uso degli strumenti di emersione di questa economia nera”. “Contrastare l’economia sommersa – ha affermato – significa anche far emergere quelle potenzialità che fino ad oggi non sono stati capaci di uscire”. 
Per Maurizio Barracco, presidente del Banco di Napoli, “il non efficace funzionamento della giustizia civile rallenta lo sviluppo dei mercati finanziari”. E la conseguenza “è una scarsa attrattività degli investimenti, soprattutto Esteri”. “Competizione e illegalità si traducono spesso in concorrenza sleale nei confronti di chi lavora correttamente – ha sottolineato Paolo Scudieri, presidente di Srm – e questo vale a maggior ragione per le aziende che operano sui mercati internazionali”. Francesco Guido, direttore generale del Banco di Napoli, ha evidenziato che il lavoro di Srm “mette in risalto un aspetto che impatta nell’operatività bancaria”. “La banca deve sempre distinguere, stimare la reale profittabilità e solvibilità dell’impresa e basarsi sul merito di credito – ha detto – Ma questo processo richiede trasparenza, mentre sappiamo che là dove più elevata è la criminalità economica, maggiore è l’opacità”. Massimo De Andreis, direttore generale di Srm, ha infine sottolineato che “l’82% delle segnalazioni antiriciclaggio arrivano dalle banche”. “Segno – ha concluso – della stretta collaborazione tra sistema bancario e forze dell’ordine”.