Roma, 20 mar. (AdnKronos) – di Carlo IntiniL’arresto questa mattina del presidente dell’assemblea capitolina di Roma, , e di altre tre persone con l’accusa di corruzione nell’ambito delle procedure connesse con la realizzazione del nuovo Stadio della Roma è solo l’ultimo atto di una lunga e tribolata storia legata al progetto di un impianto di proprietà per la squadra giallorossa.
Sono passati 5 anni dall’avvio del progetto Stadio della Roma, 2600 giorni che hanno visto diversi colpi di scena. La volontà di dotare il club di un proprio impianto viene espressa dalla società giallorossa già nel 2012, quando al Campidoglio c’era l’allora sindaco Gianni Alemanno. Il club affida a Cushman&Wakefield LLP, società di consulenza immobiliare globale, il mandato di advisor esclusivo per l’individuazione di un’area, sul territorio comunale di Roma. Viene indicata Tor Di Valle.
Cinque anni fa, era il 26 marzo del 2014, il successore di Alemanno, Ignazio Marino, presenta il progetto al fianco del presidente della Roma, James Pallotta: uno stadio ultramoderno con 52mila posti a sedere che potrebbero diventare 60mila in occasione di manifestazioni importanti come la Champions League. Si parla anche di tempistiche. “A Pallotta lancio una sfida, vogliamo che Totti e gli altri possano giocare in questo stadio che fa orgoglio alla nostra città già nella stagione 2016-2017”, afferma Marino.
Crolla la giunta Pd di Marino, arriva il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca e nel giugno del 2016 il Movimento Cinque Stelle vince le elezioni comunali, i romani scelgono Virginia Raggi come primo cittadino. Il progetto iniziale è destinato a profonde modifiche. Tra le perplessità del presidente della Roma, James Pallotta, sulla fattibilità dello stadio a causa delle lungaggini burocratiche, e la volontà del M5s di modificarlo in maniera radicale, dopo settimane di trattative è pronto il nuovo progetto approvato anche dalla Conferenza dei Servizi.
Il progetto iniziale dello stadio della Roma viene rivisto a partire da un taglio delle cubature, circa il 50%, previste dalla versione iniziale del progetto. Anche per la parte relativa al Business Park le cubature sono tagliate del 60%, così come i tre grattacieli previsti nel progetto originario, il ‘Trilogy’ di Libeskind, che non esiste più. Priorità viene data alle opere di urbanizzazione utili alla città e ai romani: il progetto dello stadio prevede infatti una convenzione con i costruttori.
Il terremoto giudiziario arriva nell’estate 2018 quando vengono arrestate 9 persone tra cui il costruttore Luca Parnasi, n.1 di Eurnova. Il Campidoglio dispone la verifica la bontà degli atti prodotti affidando il parere a un ente terzo, il Politecnico di Torino che a febbraio di quest’anno presenta la sua relazione sul progetto Stadio a Tor di Valle, documento propedeutico alla ripresa dell’iter di verifica per l’approvazione della Variante al Piano Regolatore generale.
“Lo stadio si fa. E i proponenti potranno aprire cantieri entro l’anno”. Assicura la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Due mesi dopo il nulla osta questa mattina il nuovo terremoto giudiziario.