Sterlina sotto pressione, attesa per il discorso di Theresa May

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La Brexit si fa sempre più concreta. Oggi il primo ministro inglese ha in programma un discorso che illustri i dettagli dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Theresa May dovrebbe parlare, forse, alle 12,45. Ma l’orario per ora non è confermato, nel senso che ancora non è stato fissato. Ben si comprende, dunque, l’attesa degli operatori sui mercati – soprattutto per quanto riguarda il Forex – per un evento che si porterà dietro molta, moltissima volatilità.

Intanto, un fatto è certo. La sterlina continua ad essere sotto pressione, come ormai è da qualche settimana. La sterlina, che è scesa sotto quota $1,20 nella sessione di ieri in attesa del discorso della May, è in recupero di circa lo 0,5 per cento a 1,2109 contro il dollaro USA. E, tuttavia, resta non lontana dai minimi dal 7 ottobre segnati lunedì, per cui sta spingendo nuovamente al rialzo i beni-rifugio come l’oro (il metallo prezioso si apprezza di circa lo 0,70% portando a sette la striscia consecutiva di guadagni, la più lunga da novembre) e lo yen. (En passant è appena il caso di annotare  che il Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la valuta Usa nei confronti delle altre dieci principali valute, è in declino dello 0,6% sui minimi di oltre un mese).

Dunque, che cosa dirà esattamente il primo ministro inglese lo si può desumere soltanto dalle scarse anticipazioni che sono state fatte – attraverso gli incontri ufficiali – nei giorni scorsi.

Nella serata di lunedì, per esempio, l’ufficio della May ha riferito che annuncerà 12 obiettivi chiave all’interno delle trattative per la Brexit, che si prevede conterranno il pieno controllo sull’immigrazione, il ripristino del potere del Parlamento nel Regno Unito e lo stop alla giurisdizione della Corte di giustizia europea. E, tuttavia, se da una parte il primo ministro inglese – è questa la sensazione diffusa tra gli osservatori – dirà di aspettarsi che la Gran Bretagna dica addio al mercato unico, dall’altra potrebbe essere meno estrema sull’unione doganale europea dopo la Brexit, indicando come opzione migliore “un modello ibrido”.

Intanto, si fa notare che pure che l’abbandono del mercato unico dei servizi sarà una delusione per le banche, le quali potrebbero iniziare a spostare posti di lavoro e operazioni fuori Londra al fine di garantire la continuità d’accesso agli altri 27 Stati membri dell’UE.

L’addio aumenterà anche la pressione sulla May affinché garantisca un periodo di transizione dopo la Brexit così da dare il tempo alle società di riorganizzarsi.

In un’intervista al meeting annuale del World Economic Forum di Davos, in Svizzera, il presidente della UBS Group AG Axel Weber ha dichiarato che le banche perderanno l’accesso all’UE, ma che è ancora troppo presto per trasformare i piani di emergenza in azione.

“È importante creare delle scelte ora, ma vediamo come sarà l’accordo finale”, ha detto, aggiungendo di aspettarsi l’arrivo di un accordo per il periodo di transizione necessario.