Roma, 28 mar. (AdnKronos) – “Oggi occorre affrontare la questione del trattamento economico dei parlamentari secondo un approccio nuovo, che vincoli tutte le componenti del trattamento a un parametro obiettivo e indipendente dall’ordinamento nazionale, sottraendolo alle pulsioni politiche e alle strumentalizzazioni di parte. Il migliore ancoraggio obiettivo e autorevole per il trattamento dei parlamentari italiani è quindi quello al trattamento riconosciuto ai membri del Parlamento europeo sulla base della disciplina che lo stesso si è dato”. E’ questo il cardine del ddl presentato dal senatore dem Luigi Zanda, a fine febbraio, appena una settimana prima che il segretario Nicola Zingaretti lo nominasse tesoriere del partito. Una proposta sconfessata dal Pd, che ha smentito la paternità dell’iniziativa, derubricandola con una nota a ‘iniziativa’ di un singolo parlamentare.
Con un conteggio fatto a spanne, se il trattamento economico di deputati e senatori venisse agganciato a quello dei parlamentari europei, lo ‘stipendio’ medio mensile passerebbe dai 13-14mila euro mensili attuali, ai 16-19 mila.Con la proposta Zanda, ai parlamentari verrebbe anche corrisposta una sorta di liquidazione di fine mandato, prevista anch’essa nel trattamento economico dei parlamentari europei, calcolata su “tante quote mensili quanti sono gli anni di esercizio del mandato, e comunque per un minimo di sei mesi e un massimo di ventiquattro mesi”, si legge nel testo della relazione del ddl. Il ddl Zanda contiene infine un “trattamento differito di natura assicurativa” (non quindi un vero e proprio vitalizio), che verrebbe determinato con un “metodo di calcolo contributivo, dopo cinque anni di mandato parlamentare e al compimento del 63esimo anno di età”.