Storia diplomatica: Joey Hood

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L’immagine che si ha della vita di un diplomatico è spesso molto distante dalla realtà. Come ci racconta Joey Hood, che è  stato in passato console generale americano in Arabia Saudita, gli impegni di un diplomatico sono solitamente molto meno “glamour” ma molto più “significativi” di quello che pensa la maggior parte delle persone.   Raccontando aneddoti tratti dalla sua. L’immagine che si ha della vita di un diplomatico è spesso molto distante dallarealtà. Come ci racconta Joey Hood, console generale americano in Arabia Saudita, gli impegni di un diplomatico sono solitamente molto meno “glamour” ma molto più “significativi” di quello che pensa la maggior parte delle persone. Raccontando aneddoti tratti dalla sua carriera personale, o da quella dei suoi colleghi, Hood spiega come un diplomatico possa trovarsi a dover viaggiare nel cuore della notte per identificare una salma, recuperare sangue per una trasfusione, consegnare biglietti di Natale, prendersi cura di un bambino sconosciuto o spiegare alla propria famiglia perché dovrà trasferire dall’altra parte del mondo.Durante la propria carriera un diplomatico sa – continua Hood – che il suo lavoro non è salvare il mondo, ma mettere in contatto persone e istituzioni (anche quelle più piccole, come un liceo di provincia) sapendo che il suo impegno spesso passerà inosservato. Ma non importa, perché  quando un giovane decide di intraprendere questa professione non lo fa per stare sotto i riflettori, ma per creare quei contatti che forse un giorno potranno fare la differenza .