Storia diplomatica: Napoleone, dal Consolato al codice civile

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La seconda coalizione antifrancese del dicembre 1798, promossa dalla zar Paolo I e dall’Inghilterra ottenne inizialmente considerevoli successi, portando alla caduta delle repubbliche giacobine in Italia e screditando l’operato del Direttorio, pressato sia dalle risorgenti forze monarchiche sia dai neogiacobini. Sulla scorta dei successi recenti, l’esercito appariva come l’unica forza ingrado di salvare la Francia, e di riaffermarne la forza dopo il decennio della Rivoluzione; e Napoleone, abilmente sfuggito all’accerchiamento inglese in Egitto, poteva tornare in patria nell’ottobre del 1799 come l’uomo forte designato a prendere le redini del potere.Il colpo di stato del 18 brumaio, favorito dai membri del Direttorio Sieyès, Ducos e Barras, portò alla nascita di un governo provvisorio in attesa della nuova costituzione del dicembre 1799. Era qui creata l’istituzione del Consolato e la figura del primo console, carica ovviamente assunta da Bonaparte. A tutto ciò s’affiancava un Consiglio di Stato, per l’elaborazione di leggi e di nomina consolare. L’aumento dei poteri dell’esecutivo, di tipo sostanzialmente monarchico, era comunque bilanciato dal mantenimento delle libertà foindamentali della Rivoluzione, in accordo quindi con le volontà e i desideri della borghesia cittadina. A Napoleone occorreva solo un successo militare per sancire il suo trionfo: iniziava così una nuova (e trionfale) campagna contro l’Austria (battaglia di Marengo, giugno 1800) e il 2 agosto 1802 Bonaparte diveniva console a vita in seguito a un plebiscito popolare. Mentre Napoleone e l’esercito francese da lui comandato si trovavano bloccati in Egitto, le potenze europee si riorganizzavano contro la Francia rivoluzionaria: il nuovo zar di Russia Paolo I siglava con l’Inghilterra una nuova alleanza, la seconda coalizione antifrancese (dicembre 1798), a cui aderirono anche Austria e Turchia. L’andamento delle operazioni militari iniziò a volgere contro i francesi, che in breve tempo persero i territori italiani dove le giovani repubbliche filofrancesi caddero una a una (nell’autunno 1799 i francesi conservavano solo Genova) all’avanzare delle truppe austro-russe che arrivarono a minacciare le stesse frontiere della Francia. Queste disfatte screditarono il Direttorio e ne accelerarono la caduta. Le difficoltà in cui si trovava il Direttorio avevano riaperto degli spazi sia all’opposizione neogiacobina che a quella monarchica. La borghesia francese si sentiva minacciata da queste forze politiche e iniziava ad avvertire che le proprie conquiste di classe dirigente andavano salvaguardate. L’esercito appariva come il solo che fosse in grado di assolvere questo compito. La situazione si presentava quindi favorevole a chi avesse saputo presentarsi come garante di un governo forte capace di tutelare l’ordine sociale e di promuovere la stabilità politica. Nel frattempo Napoleone aveva deciso di far ritorno in Francia data la situazione senza sbocchi in cui si era arenata la campagna d’Egitto. Il 9 ottobre 1799, riuscendo a sfuggire ai controlli della flotta inglese, sbarcò a Fréjus.  È in questo clima che maturò il colpo di Stato del 18 Brumaio. Sieyès, che era entrato a far parte del Direttorio, si accordò con Bonaparte, il quale aspirava a presentarsi alla nazione come salvatore della patria in pericolo, in modo da poter provare a conquistare il potere. Il 18 Brumaio dell’anno VIII (9 novembre 1799) i consigli vennero fatti trasferire forzatamente a Saint-Cloud sotto la minaccia di una congiura giacobina. Con l’aiuto del fratello di Napoleone, Luciano, presidente del Consiglio dei Cinquecento, venne fatta occupare l’aula assembleare dai militari. Intanto tre direttori, Sieyès, Ducos e Barras si dimettevano. I deputati contrari al colpo di mano vennero dispesi dai soldati. A conclusione della trama cospiratoria i deputati rimasti votarono per la formazione di un governo provvisorio, in attesa di una nuova costituzione, formato da tre consoli: Sieyès, Ducos e ovviamente lo stesso Napoleone.  La Costituzione dell’anno VIII entrò in vigore nel dicembre 1799. Ispirata e riveduta personalmente da Napoleone, affidava la direzione dello Stato a un Consolato formato da tre consoli. A capo del governo vi era il primo console, carica assunta da Bonaparte, a cui erano attribuiti di fatto pieni poteri in quanto nominava gli altri due consoli che avevano funzioni solo consultive. Inoltre al primo console spettava la nomina di ministri, ambasciatori, giudici, non più eletti dal popolo. Al consolato era affiancato un Consiglio di Stato, anch’esso nominato dal primo console, nel quale venivano elaborate le proposte di legge. Con la Costituzione dell’anno VIII veniva ripristinato il suffragio universale, anche se privato di senso dal momento in cui gli elettori potevano scegliere i componenti di “liste di confidenza”, all’interno delle quali era il governo a nominare i membri delle assemblee legislative. Quest’ultime risultavano essere una mera emanazione del potere esecutivo in quanto il Tribunato (composto di 100 deputati) poteva soli discutere le proposte di legge senza diritto di voto, mentre il Corpo Legislativo (composto da 300 deputati) poteva approvare o respingere le leggi senza però discuterle. Inoltre vi era il Senato (composto di 80 membri) a cui spettava il giudizio di costituzionalità delle leggi. Possiamo notare come questa nuova costituzione di fatto neutralizzi la sovranità popolare e riduca i poteri degli organi legislativi tutto a favore dell’esecutivo. Nonostante in questa costituzione non fosse presente, come in tutte le precedenti, una Dichiarazione dei diritti del cittadino e nonostante instaurasse sostanzialmente un potere monarchico, le conquiste fondamentali della rivoluzione furono mantenute e garantite contro ogni minaccia di restaurazione degli antichi privilegi. (uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e al fisco, libero accesso ai pubblici uffici e ai gradi dell’esercito, riconoscimento delle proprietà terriere costituitesi durante gli anni rivoluzionari, l’abolizione della feudalità) Un chiaro segno della fiducia della borghesia francese nei confronti di Napoleone e del nuovo corso intrapreso dalla Francia lo possiamo vedere nel rapido rialzo dei titoli di rendita alla Borsa di Parigi subito dopo il colpo di Stato. Napoleone era ora deciso a convalidare il proprio potere con un decisivo successo militare che riscattasse dalle sconfitte subite dal Direttorio. Riprese così le ostilità contro le potenze della seconda coalizione antifrancese che, come abbiamo già visto, assediavano le stesse frontiere francesi. L’imprevisto ritiro della Russia dalla forze coalizzate favoriva la situazione militare per i francesi. Napoleone decise di sferrare un colpo decisivo nei confronti dell’Austria con un doppio attacco in Baviera e in Italia, per poi potersi concentrare contro l’Inghilterra e costringerla alla pace. Mentre il comando delle operazioni in Baviera venne affidato al generale Moreau, Napoleone attraversava per la seconda volta le alpi presso il valico del San Bernardo nella primavera del 1800. In breve tempo riuscì a ottenere una vittoria decisiva sugli austriaci a Marengo (14 giugno). Contemporaneamente anche Moreau riportava importanti successi, costringendo l’Austria a chiedere la pace che fu firmata il 9 febbraio 1801 a Lunéville. Grazie a quest’ultima venivano riconfermate e completate le clausole di Campoformio: la repubblica cisalpina tornava in mano francese estendendosi fino all’Adige, l’Austria riconosceva il definitivo possesso della riva sinistra del reno da parte della Francia. Nel 1802 la Cisalpina diventerà Repubblica italiana presieduta da Napoleone e con il milanese Melzi d’Eril come vicepresidente. Come nei piani di Bonaparte a combattere contro la Francia era rimasta solo l’Inghilterra. Nel marzo 1802 venne raggiunta la pace, stipulata ad Amiens: la Gran Bretagna si impegnava a restituire alla Francia le colonie occupate e ai cavalieri di San Giovanni Malta. Anche se vedremo come in realtà si trattò solo di una breve tregua, al momento la Francia per la prima volta dopo dieci anni non aveva più nemici.  Napoleone Bonaparte appariva così agli occhi dei francesi non più solo come il generale vittorioso, ma anche come il restauratore della pace e dell’ordine interno. Non fu quindi difficile per lui il 2 agosto 1802 essere proclamato console a vita in seguito a un plebiscito popolare. Durante gli anni del Consolato Napoleone procedette a una riorganizzazione dello Stato e della società. Il suo progetto era quello di conciliare le conquiste della rivoluzione con la secolare tradizione monarchica della Francia. L’obiettivo era quello di giungere a un accentramento del potere e a una pacificazione sociale. L’opposizione al governo non venne più tollerata. (stampa rigidamente sorvegliata, giornali soppressi, capillare apparato poliziesco pronto a spegnere sul nascere il dissenso)  Come nei disegni di Napoleone la compagine statale venne ridisegnata secondo un assetto centralistico e autoritario. In primo luogo l’amministrazione periferica venne posto sotto il controllo dei prefetti di nomina governativa e dotati di ampi poteri, in secondo luogo venne riordinato il sistema giudiziario con la creazione di una magistratura anch’essa di nomina governativa. Napoleone si dedicò poi al risanamento della situazione finanziaria. Nel 1800 venne creata la Banca di Francia e veniva stabilizzato il franco. Anche la riscossione dei tributi passò ad agenti non più eletti, ma designati dallo Stato, in modo da essere più efficiente. Inoltre tornarono a pesare sui francesi le imposte indirette, come i monopoli del sale e del tabacco o la tassa sugli alcolici. Per quanto riguarda la pacificazione interna del paese occorreva risolvere il conflitto apertosi tra Stato e Chiesa con la Costituzione civile del clero del 1790. Napoleone stipulò con il papa Pio VII un Concordato (luglio 1801) con il quale veniva riconosciuto al cattolicesimo una posizione privilegiata in quanto “religione della maggioranza dei francesi” e gli ecclesiastici venivano mantenuti a spese dello Stato. In cambio il papa si impegnava a non rivendicare i beni ecclesiastici confiscati, a ottenere le dimissioni dei vescovi che da ora in avanti vennero nominati dal primo console e consacrati dal pontefice. A conclusione di quest’opera di ripristino dell’edificio statale nel marzo 1804 fu promulgato il Codice Civile che per la prima volta organizzò in maniera unificata e organica tutti i settori del diritto alla luce dei principi del 1789. Questo diventerà uno dei veicoli principali dell’influenza francese in Europa.