Stranieri in fuga dai titoli di Stato

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Roma, 19 ott. (AdnKronos) – Inversione di marcia. Segno meno da aprile in poi per gli acquisti di titoli di Stato italiani da parte degli investitori stranieri. Dalla formazione dell’esecutivo ad agosto, secondo quanto emerge dal bollettino economico di Bankitalia, il portafoglio di titolo di Stato in mano estera è sceso di 66 miliardi. Nel periodo tra aprile 2017 e aprile 2018, invece, il saldo degli acquisti di Bot e Btp da parte di investitori stranieri ha fatto segnare un segno positivo per 62 miliardi di euro. Nel solo periodo gennaio-aprile 2018, gli acquisti sono stati positivi per 42 miliardi. Con l’incertezza post voto e con la travagliata nascita dell’esecutivo Conte, invece, c’è stato un deflusso pressoché continuo: a maggio il saldo ha segnato un calo di 25 miliardi di euro e a giugno è stato ancora maggiore, pari a 33 miliardi. Dopo la piccola ripresa di luglio (+9 miliardi), ad agosto sono stati venduti dagli investitori esteri altri 17 miliardi di titoli.

Sui mercati finanziari italiani è rimasta elevata la volatilità che ha riflesso, oltre agli andamenti internazionali, l’incertezza degli investitori sull’orientamento delle politiche economiche. Nelle ultime settimane sono riemerse tensioni sul mercato dei titoli di Stato, che si sono estese anche ad altri comparti. I premi per il rischio sui titoli obbligazionari sovrani e bancari restano su livelli molto più elevati rispetto ai valori di inizio anno. I rendimenti dei titoli di Stato “sono aumentati in misura marcata anche sulle scadenze più brevi, influenzati soprattutto dall’incertezza circa le politiche economiche e finanziarie”. Sulla scadenza decennale, proseguono da via Nazionale, tali rendimenti si collocano a metà ottobre al 3,58%, circa 90 punti base in più rispetto alla fine di giugno. Il premio per il rischio sovrano, misurato dal differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e tedeschi, è aumentato nello stesso periodo di 70 punti base, portandosi a metà ottobre a oltre 300 punti base. “Tra i fattori che possono concorrere a determinare il livello dello spread – spiega la Banca d’Italia nel bollettino – è rimasta su valori elevati, seppure inferiori ai livelli massimi registrati tra la fine di maggio e i primi di giugno, la differenza tra il premio sui credit default swap (Cds) dei titoli sovrani italiani stipulati dopo il 2014, che offrono protezione anche da una ridenominazione dei titoli in una valuta differente, e quello sui Cds stipulati precedentemente, che invece non offrono tale forma di protezione; questo differenziale è interpretato dagli analisti economici come una misura delle percezioni relative al rischio di ridenominazione del debito italiano”, spiega ancora il bollettino.