Fuori controllo
“I debiti della PAhanno ormai assunto una dimensione surreale – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – da due anni, infatti, le imprese che lavorano per l’Amministrazione pubblica hanno l’obbligo di emettere la fattura elettronica, altrimenti non possono essere liquidate. Nella fase di ingresso, questo documento informatico transita in una piattaforma controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che lo smista all’ente o alla struttura pubblica a cui e’ indirizzata che, a sua volta, verifica se il pagamento e’ certo, liquido ed esigibile. Una volta che il destinatario della fattura da’ l’ok, il saldo dovrebbe transitare per la piattaforma, consentendo al dicastero dell’economia di monitorare in tempo reale i tempi di pagamento e l’ammontare delle uscite. Dopo 2 anni, invece, lo Stato non conosce ancora a quanto ammonta complessivamente il debito contratto con i propri fornitori, per il semplice fatto che una buona parte dei committenti pubblici, in particolar modo quelli periferici, effettuano i pagamenti senza transitare per la piattaforma e con scadenze ben oltre quelle stabilite per legge. Una vicenda che ha dell’incredibile”. Perche’ la PA non paga? Le principali cause che hanno dato origine a questo malcostume tutto italiano sono le seguenti: a) la mancanza di liquidita’ del committente pubblico; b) i ritardi intenzionali; c) l’inefficienza di molte amministrazioni a emettere in tempi ragionevolmente brevi i certificati di pagamento; d) le contestazioni.
Contratti capestro
A queste ragioni ne vanno aggiunte almeno altre due che, tra le altre cose, hanno indotto la Commissione europea a far scattare l’avvio della procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese. Esse sono: e) la richiesta da parte della PA di ritardare l’emissione degli stati di avanzamento dei lavori o l’invio delle fatture; f) l’istanza al fornitore di accettare, durante la stipula del contratto, tempi di pagamento superiori ai limiti previsti per legge senza l’applicazione degli interessi di mora in caso di ritardo. Con lo split payment la situazione e’ peggiorata Dall’inizio del 2015 ha fatto il suo “debutto” lo split payment. Questa novita’ obbliga le amministrazioni centrali dello Stato (e dal prossimo 1° luglio anche le aziende pubbliche controllate dallo stesso) a trattenere l’Iva delle fatture ricevute e a versarla direttamente all’erario. L’obbiettivo di questa misura e’ stato quello di contrastare l’evasione fiscale, ovvero, evitare che una volta incassata dal committente pubblico, l’azienda fornitrice non la versi al fisco. Il meccanismo, sicuramente efficace nell’impedire che l’imprenditore disonesto non versi l’Iva all’erario, ha pero’ provocato molti problemi finanziari a tutti coloro che con l’evasione, invece, nulla hanno a che fare. Vale a dire la quasi totalita’ delle imprese.
L’Iva non c’è più
“La nostra PAnon solo paga con un ritardo che non ha eguali nel resto d’Europa e quando lo fa non versa piu’ l’Iva al proprio fornitore. Insomma, oltre al danno anche la beffa. Pertanto, le imprese che lavorano per lo Stato, oltre a subire tempi di pagamento spesso irragionevoli, scontano anche il mancato incasso dell’Iva che, pur rappresentando una partita di giro, consentiva alle imprese di avere maggiore liquidita’ per fronteggiare i pagamenti di ogni giorno. Questa situazione, associandosi alla contrazione degli impieghi bancari nei confronti delle imprese in atto dal 2011, ha peggiorato la tenuta finanziaria di moltissime aziende, soprattutto quelle di piccola dimensione”. Continua a scendere il credito alle imprese Sebbene la domanda di credito sia in aumento e attraverso il Quantitative easing la Bce abbia acquistato piu’ di 255 miliardi di euro di titoli di stato italiani (dati compresi tra il 9 marzo 2015 e il 30 aprile 2017), tra marzo 2017 e lo stesso mese dell’anno scorso gli impieghi bancari alle imprese (societa’ non finanziarie e famiglie produttrici) sono scesi dell’1,5 per cento (pari a una contrazione di 13,4 miliardi di euro). Se a cio’ aggiungiamo la difficolta’ a rispettare i tempi di pagamento da parte dello Stato e gli effetti dello split payment, una buona parte delle circa 900.000 imprese che lavorano per la PA sta vivendo momenti difficili. E per far fronte alla mancanza di liquidita’ le contromisure assunte da queste ultime sono le seguenti: a) dilazione dei tempi di pagamento dei propri fornitori; b) contrazione degli investimenti; c) richiesta anticipo fatture in banca; d) contenimento/riduzione del personale.