La filiera farmaceutica del Sud protagonista nel contesto nazionale: vanta 124 unità locali (il 16,6% del totale Italia) e 5.520 addetti (il 9% del dato nazionale). Il valore aggiunto farmaceutico meridionale è di oltre 650 milioni di euro (il 7% del dato nazionale) e si registra un export pari a oltre a 3,1 miliardi di euro (circa il 10% del dato nazionale), con una crescita media negli ultimi 10 anni del 5,2%. Si registra, inoltre, un saldo commerciale positivo per 1.381 milioni di euro. E’ quanto emerge da uno studio di Srm (Centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) presentato oggi nel corso di un webinar organizzato con Farmindustria. Importante è l’impatto moltiplicativo del settore: si calcola che, per effetto dei legami interregionali e di filiera, nel Mezzogiorno 100 euro di produzione farmaceutica attivano 42 euro aggiuntivi nell’area e 529 euro nelle altre regioni e negli altri settori, per un impatto complessivo di 671 euro (mentre il dato complessivo medio per il manifatturiero è di 493 euro). L’analisi degli scenari per l’anno in corso evidenziano la resilienza della filiera alla crisi Covid e il grande contributo alla tenuta complessiva della gestione sanitaria sul territorio. L’analisi condotta sulla base di due diversi scenari di riferimento, uno meno pessimistico (scenario A) e uno più pessimistico (scenario B), ha portato quindi a questo risultato prospettico: la filiera farmaceutica meridionale potrebbe far registrare nel 2020 una variazione di fatturato compresa tra il -0,4% (scenario B) e il +0,8% (scenario A), mentre a livello nazionale la variazione sarebbe tra -0,2% e +0,6%; in termini di valore aggiunto, invece, si calcola una variazione compresa tra -0,3% (scenario B) e +1,3% (scenario A), mentre a livello nazionale il range di riferimento sarebbe compreso tra -0,1% e +1,4%.
Va citato poi il ruolo molto importante contro Covid-19 degli studi clinici, alcuni dei quali condotti proprio grazie all’eccellenza della ricerca svolta nelle regioni del Sud (ad esempio in Campania). Infine, vi è un sostegno all’economia nazionale da parte delle imprese con donazioni in farmaci, finanziarie o in kind, pari complessivamente a più di 40 milioni (il dato non include i farmaci donati alle strutture per uso compassionevole e forniti per gli studi clinici). Secondo l’analisi, il Sud ha tutte le carte in regola per partecipare attivamente alla crescita futura della filiera e, quindi, alla ripresa dell’economia del Paese – potendo contare su grandi capacità in termini di competenze e skills produttivi e di ricerca – e può risultare di particolare interesse per il rilancio di taluni processi produttivi, per far crescere la ricerca clinica e per attrarre investimenti di qualità e di prospettiva sul territorio. Grazie alle sue potenzialità, potrebbe quindi essere al centro di nuovi percorsi di crescita indirizzati a configurare nuove prospettive per la filiera a livello Paese.