A bloccare la crescita del Mezzogiorno d’Italia sono burocrazia, illegalità, accessibilità e migrazione del capitale umano. Ad affermarlo è la ricerca realizzata dal Centro studi nazionale di Confcommercio illustrata da Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi di Confcommercio, in occasione del convengo a Napoli ‘Lo sviluppo del Sud Italia’. Fattori che inevitabilmente si riflettono sul Pil. Analizzando il Pil pro capite (espresso in migliaia di euro), i dati evidenziano che tra il Pil del Nord (32,2) e quello del Sud (17,4) il differenziale e’ pari a 53,9 per cento e se si confrontano Lombardia (35,2) e Campania (16,9) il differenziale è del 48,1 per cento. Numeri che sono anche in parte dovuti ai fenomeni di migrazione. Negli ultimi dieci anni, dal 2007 al 2017, sono 970mila i meridionali che si sono trasferiti al nord di cui 340mila giovani e sono ben 127mila quelli che hanno lasciato la Campania. Allargando lo sguardo allo scenario nazionale, lo studio mostra la fotografia di un Paese ”in stagnazione” . ”Negli ultimi 15 anni – ha detto Bella – il meccanismo dell’economia italiana si è inceppato e ogni ciclo produttivo non riesce a recuperare il precedente. La velocita’ di crescita è sempre più debole, segno che la via della crescita è stata persa da tempo. Il rischio – ha spiegato – e’ che nel 2020 avremo un deficit del 3,5 per cento. Per invertire la rotta e’ necessario che fin da adesso ci siano azioni che puntino a una maggiore lotta all’evasione e all’elusione, piu’ spending review, piu’ vendita del patrimonio pubblico”.