Far uscire l’iperidrosi, ossia la sudorazione eccessiva, dalla zona grigia in cui è stata finora relegata. È questa la parola d’ordine della Sidemast, la Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente Trasmesse che scende in campo con una rete di professionisti per dare risposte alle persone che devono combattere con una sudorazione incontrollata: la loro è a tutti gli effetti una malattia che impatta pesantemente sulla qualità di vita.
Ma ora le soluzioni per “tenerla a bada” ci sono e i dermatologi, i professionisti di riferimento per la cura dell’iperidrosi, sono pronti a non farli sentire più soli: “È in atto una vera e propria rivoluzione nel campo dell’iperidrosi, soprattutto perché oggi esistono terapie straordinariamente efficaci e sicure – spiega Anna Campanati, Professore Associato presso la Clinica Dermatologica dell’Università Politecnica delle Marche e Membro del Comitato Scientifico della SIDeMaST – come Società scientifica e come esperti nel campo dell’iperidrosi vogliamo far maturare la consapevolezza nei clinici che si è arrivati al punto di svolta, considerando che ancora oggi non esistono linee guida autorizzate da società scientifiche nazionali od internazionali che diano indicazioni sulla gestione terapeutica del paziente. Per questo motivo abbiamo promosso una operazione ‘culturale’ e conoscitiva verso tutti i dermatologi italiani per evidenziare non solo la problematica ma anche e soprattutto le novità terapeutiche. La Società ha quindi voluto creare una rete di professionisti specializzati che ho l’onore di coordinare, anche perché il dermatologo deve diventare il vero punto di riferimento del paziente”.
L’iperidrosi è definita un problema sommerso per una serie di motivi. Il primo è che mancano studi epidemiologici reali sulla malattia la cui prevalenza dell’1-3% è sottostimata. Si tratta di un disturbo funzionale cronico causato da un’alterata regolazione del sistema nervoso simpatico che porta ad una produzione di sudore eccessiva che supera i bisogni fisiologici per la termoregolazione. Colpisce in egual misura uomini e donne e il 25% dei pazienti ha una storia familiare. Si manifesta in genere prima dei 25 anni ma può fare la sua comparsa anche in età scolare. È sottostimata perché il 55% dei pazienti non si rivolge al medico in quanto si auto-stigmatizza, pensando di avere un “difetto estetico” e non un vero e proprio problema di salute. Inoltre, mancando fino ad oggi la consapevolezza di chi sia lo specialista di riferimento e la disponibilità di armi terapeutiche efficaci, il paziente non riusciva ad ottenere un inquadramento clinico e terapeutico adeguato.
Ad aggravare la situazione una serie di falsi miti fuorvianti, tra i quali le soluzioni proposte dal web, dove si trovano prodotti irritanti spesso gravati da effetti collaterali intollerabili.
Fino ad oggi per il trattamento dell’iperidrosi esistevano poche armi; la prima linea era rappresentata dagli antitraspiranti topici, prodotti irritanti e non efficaci in quanto bloccano l’escrezione invece di agire sullo stimolo. Questi prodotti contengono cloruro di alluminio che a contatto con l’acqua, componente prevalente del sudore, dà origine ad una reazione acida irritante.
La seconda linea di trattamento era rappresentata dalla tossina botulinica che è molto costosa, oltre ad essere utilizzata da pochissimi specialisti come super trattamento di uso non comune. Discorso analogo per la simpaticectomia toracica post gangliare, un intervento chirurgico cui si ricorre in casi estremi.
“Quest’anno – afferma la professoressa Campanati – sulla scia di quanto avvenuto in Germania è stata approvata anche in Italia dall’Aifa una terapia topica a base di glicopirronio bromuro all’1 per cento che fa sperare in una vera rivoluzione nel trattamento dell’iperidrosi. Dopo 8 giorni infatti la terapia è già in grado di ridurre la produzione del sudore. I dati a lungo termine emersi dagli studi di matrice teutonica hanno dimostrato che questo effetto è mantenuto nel tempo fino a 76 settimane ed è privo di effetti collaterali perché agisce sui recettori dell’acetilcolina, neurotrasmettitore che stimola la secrezione delle nostre ghiandole sudoripare innervate da fibre colinergiche del sistema nervoso simpatico. Bloccando i recettori dell’acetilcolina si blocca quindi l’input della sudorazione. Il meccanismo – prosegue – è analogo a quello della tossina botulinica che però è una molecola di grandi dimensioni, per cui se applicata sulla pelle non penetra e non raggiunge la terminazione nervosa. Questo anticolinergico invece ha un peso molecolare piccolo e una volta applicato sulla cute penetra all’interno raggiungendo la terminazione nervosa che blocca il meccanismo. Al tempo stesso non entra in circolo nel sangue, quindi non si verificano effetti sistemici”.
Anche l’impatto sulla qualità della vita è notevole: “L’aderenza al trattamento è garantita dal fatto che basta applicare la terapia due volte alla settimana – conclude la Prof. Campanati – i risultati fino ad ora ci dicono anche che il 60% dei pazienti trattati ha dichiarato che la sua vita è cambiata in meglio. E tra questi ce ne sono tanti che purtroppo in passato hanno dovuto effettuare scelte di vita e lavorative diverse rispetto ai propri desideri proprio perché condizionati per anni dalla malattia”.
Iperidrosi, verità e leggende
- Il sudore in eccesso delle persone con iperidrosi non ha un cattivo odore. L’acqua prodotta in abbondanza ha l’effetto di un lavaggio che rimuove i batteri che causano il cattivo odore;
- Non esistono detergenti che riducono la sudorazione;
- L’alimentazione non aumenta né riduce la sudorazione eccezion fatta per alcuni cibi piccanti;
- La rasatura non migliora la situazione, la presenza dei peli è ininfluente sulla produzione del sudore;
- Non è una patologia estiva, si suda allo stesso modo in inverno e in estate;
- Non si suda perché si è ansiosi ma si diventa ansiosi perché si suda. Per cui al massimo nasce una ansia anticipatoria;
- Non bisogna vergognarsi perché è un disturbo funzionale, non un difetto. In caso di familiarità i genitori devono fare attenzione al bambino iperidrotico che potrebbe auto-stigmatizzarsi.