Breve riferimento all’Ente pubblico preposto alla costruzione della pietra miliare della valutazione del nostro sistema formativo non universitario.
L’ Invalsi (Istituto Nazionale del Sistema di Istruzione)
Nacque nel 1999, attuando, da parte del Ministro Luigi Berlinguer, la legge 59/1997, che trasformò, dopo aver assegnato uno studio di fattibilità al Centro Studi Investimenti Sociali (CENSIS), il Centro Europeo dell’Educazione (CEDE), sorto nel 1974 a Firenze, e che, nel 1990 sotto l’allora Ministro della Pubblica Istruzione Mattarella, assunse la veste di Sistema Nazionale di Valutazione (SNV), quale accompagnamento dell’autonomia scolastica, tema di cui in quegli anni si cominciava a discutere.
Tale azione di accompagnamento si associava a mutevoli strumentazioni affiancando, sempre più intensamente, la dimensione quantitativo-statistica a quella, precedente, organizzata su base qualitativo-pedagogica.
Le esigenze tecniche e politiche dei numerosi Governi che si avvicendarono in qualche periodo resero complessa, e per certi versi, travagliata la vita dell’INVALSI per le molteplici discussioni sul suo ruolo e della presenza di una vasta platea di categorie protagoniste da esso coinvolte.
Queste ultime – studenti per la fruizione dei servizi scolastici, insegnanti e i dirigenti duramente impegnati, sindacati scolastici e le loro centrali, forze politiche, parlamentari e governative – oggi tramite la eccellente competenza del ministro Patrizio Bianchi sono divenute oggetto di massima attenzione. In sintesi, vengono azionate le leve diversificate in ambedue le aree a doppia velocità del Paese, mentre la long life education, che allunga il periodo formativo, congiunto a quello attivo, genera, a favore di tutti un percorso che l’evoluzione delle competenze e delle capacità lavorative richiede e richiederà sempre più.
Infine, fattore tutt’altro che trascurabile, non va dimenticata la presentissima interfaccia dei mondi della cultura e dell’economia, sempre più attenti alla valorizzazione del capitale umano.
Limitandosi al quadro essenziale, l’Invalsi predispone e somministra annualmente i test della nuova prova scritta, a carattere nazionale, volta a verificare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti nella scuola primaria, nelle scuole superiori, nell’esame di Stato al terzo anno della scuola secondaria di primo grado “studiando le cause dell’insuccesso e della dispersione scolastica con riferimento al contesto sociale ed alle tipologie dell’offerta formativa. Di seguito, effettua le rilevazioni necessarie per la valutazione del valore aggiunto realizzato dalle scuole ”. Si contano ben 11 di questi punti di attività nella presentazione dell’Istituto, tutti degni di essere sottolineati. Sono quelli dedicati all’assistenza tecnica, all’amministrazione scolastica, alla formazione del personale, delle attività di ricerca, alla partecipazione italiana ai progetti europei…..
L’evoluzione dell’Invalsi è l’immagine di una nutrita normativa emersa nel corso degli anni circa i compiti attribuiti e le azioni conseguentemente espletate indirizzate alla massima spinta, al miglioramento dei processi educativi e della qualità dei dati statistici da utilizzare per assicurare la valutazione degli studenti e delle scuole.
Per usare termini sportivi i calciatori di questa squadra, capitanati dagli ottimi Presidenti succeditisi, grazie a Mario Draghi, a partire da quelli “presi a prestito” dalla Banca d’Italia, Piero Cipollone e Paolo Sestito con esperienza di lavoro in Organizzazioni internazionali, ambedue portatori di competenze economico-quantitative; successivamente in armoniosa continuità con i primi, Anna Maria Aiello, accademica portatrice di competenze psicologico-pedagogiche e Roberto Ricci “nato e cresciuto” internamente alimentato ottimamente dalle linfe di cui sopra; tutti figurativamente hanno giocato partite, con palla levigata, su campi pietrosi e ghiacciati (il noto curling) in più campionati, italiani, europei e mondiali.
L’Ente ha dribblato, insieme a tutto il comparto dell’istruzione, tra le difficoltà delle incombenze provenienti dalla normativa circa l’organizzazione, il controllo dei processi educativi da realizzare in maniera efficace ed efficiente. Tali processi, per dimensioni, per la crescita della intrinseca complessità e della indispensabile riqualificazione, fanno sì che oggi il comparto dell’istruzione debba continuare ad essere attenzionato soprattutto a livello del PNRR per le risorse impegnate sulla stragrande maggioranza dei programmi riguardanti l’educazione e per le intense implicazioni sulla riuscita delle realizzazioni nelle vastissime aree dei processi economici e sociali, anch’essi vastamente inseriti nella programmazione del PNRR.
L’impronta della Banca d’Italia
La “fretta” che oggi caratterizza l’azione realizzativa costante di Draghi in tema di PNRR, accelerato dal successo di Mattarella, ricorda il tempismo che egli mostrò quando bisognò rilanciare il sistema scolastico affetto da carenze nel funzionamento per il sostegno dell’economia, avendo come punto fisso la realizzazione della crescita del capitale umano da realizzare, quindi procedendo ad una misura che fosse in grado di seguire meglio l’onda della comparazione sul terreno della internazionalizzazione dei processi educativi.
La Federazione Lavoratori della Conoscenza (Flc) Cgil
In un’analisi retrospettiva, a giugno 2009: spigolature dal testo del comunicato qui
Quello di Draghi è un vero e proprio invito alle istituzioni preposte a muoversi… Ed in fretta… soprattutto sul fronte della realizzazione di verifiche della qualità di insegnamento degne di un Paese moderno… necessitiamo di un più efficace sistema di valutazione. L’anno precedente ha rappresentato un passo fondamentale in questa direzione: il tradizionale esame di stato a conclusione del primo ciclo e il vecchio esame di “terza media, sono stati infatti integrati da una prova scritta definita in modo da poter essere valutata uniformemente su tutto il territorio nazionale…..
A proposito dei test: “Questi esercizi non hanno lo scopo di stilare sterili classifiche di bravura – ha sottolineato il Governatore – ma rappresentano uno stimolo per ogni attore, gli studenti e le loro famiglie, gli insegnanti e i loro dirigenti scolastici, le autorità scolastiche, a migliorarsi, adottando gli opportuni interventi correttivi…”.
La ministra Mariastella Gelmini: “Ho insistito tante volte sulla necessità di rinnovare la scuola puntando anche su un efficace sistema di valutazione e dunque non posso che accogliere con favore quanto detto a questo proposito da Mario Draghi…”.
D’accordo con il Governatore anche la Rete degli studenti…
Per Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, “le parole di Mario Draghi non possono che trovare apprezzamento e consenso anche quando indica la necessità di una scuola che chieda impegno, esiga rigore, valorizzi il merito”
La Tecnica della Scuola – del 12 gennaio 2013 – La lettera “segreta” della Bce all’Italia sulla Scuola (Pasquale Almirante). Spigolature dal testo dell’articolo qui
Si consiglia la lettura dell’intera lettera che, molto interessante, tocca anche altri argomenti della politica economica di quel difficile periodo, e dimostra che la visione di Draghi è condivisa dal suo predecessore Trichet “Sarebbe stata scritta a Roma quando Tremonti si è dimesso per procedere, con giustificati motivi, alla stretta fiscale di cui fu poi artefice Monti. Cosa riguarda la scuola nel quadro della linea di rigore Tremonti- Monti ?”.
Per accelerare la crescita dell’economia, Trichet e Draghi richiamano esplicitamente l’esigenza di rivedere le norme sulle assunzioni e i licenziamenti dei lavoratori…la «piena liberalizzazione» degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali, prevedendone la «privatizzazione su larga scala»…un «serio impegno» per abolire o consolidare alcuni livelli amministrativi intermedi, «come le Province.
…l’ambizione a introdurre nella Costituzione la regola del pareggio di bilancio, …alla voce “Capitale umano”, si chiede praticamente al governo “Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione).
Alla lettera spedita dalla Bce, il governo italiano risponde e sulle richieste relative alla valorizzazione del capitale umano è detto:
a) Promozione e valorizzazione del capitale umano. L’accountability delle singole scuole…si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento.
Si amplieranno autonomia e competizione tra Università…obbligo di destinare una parte rilevante dei maggiori fondi a beneficio degli studenti meno abbienti. Si avvierà anche uno schema nazionale di prestiti d’onore. Da ultimo, tutti i provvedimenti attuativi della riforma universitaria saranno approvati entro il 31 dicembre 2011.
La lettera entra poi nel merito di alcune proposte:
– rispetto a Scuola ed Università si parla di “promozione e valorizzazione del capitale umano”:… si pensa ad un “programma di ristrutturazione per le scuole” (leggi: taglio di fondi, altri licenziamenti), si “amplieranno autonomia e competizione tra Università” (ovvero si smette di dare fondi ed ogni ateneo deve reperire le sue risorse…). I pochi finanziamenti saranno legati alle valutazioni dell’Anvur in base a parametri “produttivi” … seguendo logiche “meritocratiche”… probabilmente abbandonando certi atenei, soprattutto al Sud…… Poi “si accresceranno i margini di manovra nella fissazione delle rette di iscrizione”: vuol dire che il Governo dà un indirizzo di aumento delle tasse universitarie, ed introduce i prestiti d’onore, ovvero un meccanismo di indebitamento per gli studenti meno abbienti, che per studiare dovranno farsi prestare i soldi dalle università e restituirli di anno in anno una volta trovato lavoro. Infine, la riforma Gelmini, di cui pochi decreti sono finora diventati attuativi, verrà approvata in toto entro il 31 dicembre 2011, gettando un colpo di spugna sulle mobilitazioni studentesche di questi anni.
E a questo proposito spontanee sorsero però le seguenti domande:
Quali caratteristiche avrà il programma di ristrutturazione delle singole scuole che hanno ottenuto risultati insoddisfacenti ai test Invalsi?
Come intende il governo valorizzare il ruolo degli insegnanti nelle singole scuole? Quale tipo di incentivo il governo intende varare?
Il governo potrebbe fornirci ulteriori dettagli su come intende migliorare ed espandere l’autonomia e la competitività tra le università? In pratica, che cosa implica la frase “maggior spazio di manovra nello stabilire le tasse di iscrizione”?
Tuttoscuola – del 20 luglio 2021 – Invalsi 2021. Il futuro della valutazione
In poche righe disegna il futuro e ripercorre l’interessante passato: il testo del breve articolo qui
“Nel settembre 2011 in una lettera a doppia firma Trichet e Draghi (presidenti uscente ed entrante della Bce) il governo italiano venne invitato “a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica” e a rendere “sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione)”. Notammo allora che nella traduzione italiana della lettera l’istruzione stava al terzo posto, nell’originale inglese al secondo (“health, education and judiciary systems”): segno dell’importanza strategica che la BCE guidata dall’ex governatore della Banca d’Italia Mario Draghi assegnava agli investimenti in istruzione. Da allora l’Invalsi, sotto la guida dei due Direttori della Banca d’Italia Cipollone e Sestito (poi rientrati in con importanti incarichi), si è mosso con agilità e determinazione sul terreno della raccolta dei dati relativi al sistema nel suo complesso, raggiungendo risultati ineccepibili sul piano formale ma restando sempre ancorato alla citata filosofia della performance, mirata alla misurazione delle prestazioni in campo comunicativo e matematico-scientifico, non delle competenze, soprattutto quelle personali, che sono qualcosa di strettamente intrecciato con i valori e i vissuti individuali, e sono valutabili da insegnanti preparati, non da algoritmi impersonali.
Anche la successiva presidenza di Annamaria Ajello, pur così sensibile e attenta (anche per il suo percorso accademico) alle dimensioni psicologiche e sociologiche della valutazione, non si è discostata dall’imprinting statistico-quantitativo acquisito dall’Invalsi a partire dal 2007. Guardando al futuro dell’educazione, che secondo molti studiosi ed esperti anche non accademici va verso la personalizzazione dei percorsi formativi, la valutazione delle competenze secondo il modello OCSE-Invalsi continuerà ad avere un ruolo importante per quanto riguarda il core curriculum lingua materna-matematica-scienze, ma dovrà essere affiancata da metodologie valutative di tipo qualitativo, affidate alla ricerca accademica, centrate sulle competenze personali intese come “capacitazioni” (capabilities, sintesi di capacity e ability), che secondo Amartya Sen e Martha Nussbaum valorizzano le potenzialità educative di tutti nel rispetto delle differenze individuali e delle regole di libertà delle società aperte”.
Le prove Invalsi
Quanto ai test denominati per l’appunto prove l’Invalsi essi sono definiti annualmente, inviati alle Scuole, e compilati dagli studenti, sottoposti all’INVALSI al fine di assicurare che i punteggi-risultati rispettino i fondamentali canoni di qualità dei dati statistici per poi essere consegnati con una vera e propria procedura di “restituzione”, alle Scuole in versione statistica. Tenuto conto della loro natura di “valutazioni” e di ciò che significano nel contesto dei collettivi scolastici il piano delle procedure della qualità dei dati che si rispetti deve ottenere valutazioni standardizzate a partire dalle prove dei singoli studenti, tenendo conto delle materie, del livello di studio per classe e per scuola (istituto), fino alle aggregazioni territoriali, assicurando la comparabilità complessiva.
I risultati dei test si riferiscono ad universi di dati, altre volte a campioni, a seconda dei piani di rilevazione finalizzati agli obiettivi da raggiungere. Tali piani si presentano ricchi per i tanti aspetti che lo connotano, e che partono dalle informazioni rilevate su: ciascuno studente, la varietà dei cicli di istruzione, la tipologia di prova per le tre materie tradizionalmente considerate, cioè italiano, matematica e, a seconda dei casi a due prove di inglese, tutte rese standardizzate e, quindi, comparabili a livello territoriale. Mentre per i docenti, dirigenti, ed altre componenti, provvede al loro aggiornamento che si affianca a quello organizzato anche dalla scuola stessa, da altri enti, sindacati ed associazioni
Va precisato che solo il caso in cui è previsto che l’INVALSI restituisca i risultati dei test con una certificazione, ad esempio all’esame di maturità, ha valore di un esame vero e proprio. Ma queste prove si pongono su un piano diverso, perché hanno una funzione informativa da cui si rilevano gli ambiti di intervento per attività compensative, ad esempio, tenuto conto di una valutazione collegata se per il singolo soggetto.
Tenuto conto della natura dei dati dei quali bisogna assicurare la valutazione standardizzata si sono rese necessarie per talune, non sempre frequenti, sopravvalutazioni generate da “comportamenti opportunistici” (nella terminologia internazionale cheating), variamente “tenuti” da studenti e/o docenti nella procedura di registrazione negli archivi delle “vere” valutazioni. Tali correzioni, ben note anche per essere presenti in moltissime valutazioni di altri Paesi, sono al centro della letteratura internazionale. Nella procedura INVALSI dai primi anni, dal 2010 ad oggi, sono state adoperate “da modello” non essendo disponibili allestimenti in buona parte delle strutture scolastiche del Paese, adeguate aule e laboratori in modo che, alla data fissata, ciascuno studente potesse rispondere direttamente in modalità “tastiera” alimentando simultaneamente il sistema informativo e non obtorto collo su questionario cartaceo (con la matita) senza che in questo caso fosse non possibile “interferire” nella risposta, conj suggerimenti né di colleghi studenti né di docenti. Tali risorse informatiche che oggi ormai ci sono, già dalle Prove Invalsi dal 2020-2021 sono state denominate Prove Invalsi CBT (Computer Based Tests) riservate a : [Livello 8 – Classe III – Scuola I Grado] [Livello 10 – Classe II – Scuola – II Grado] [Ultimo anno Scuola Sec. II Grado]. Evidentemente per esse non c’è motivo di ricorrere all’uso di interventi da “modello” per eliminare la quasi totalità degli effetti di tipo opportunistico.
Sulla questione che definirei “interferenza” dei “comportamenti opportunistici” non vi sono (state) posizioni proprio unanimi nei vari collettivi dei gruppi di soggetti che partecipano sia alla funzione scolastica attiva (docenza, ad esempio) sia passiva (dei destinatari dei processi educativi) che sia. Ho motivo di ritenere che all’interno di questi due gruppi prevalgano persone responsabili e che riconoscano la necessità di collaborare a migliorare i processi formativi nell’interesse del Paese intero. Personalmente mi associo alla posizione espressa dalla prof.ssa Anna Maria Aiello, del 24 settembre 2018, era ancora Presidente dell’INVALSI, (del dr. Giancarlo Cerini (di Scuola 7. N. 105) prima dell’attuale Roberto Ricci formatosi presso la suddetta istituzione) in una intervista) qui.
“Nelle scuole meridionali, ad esempio, nelle gli interventi della scorsa programmazione europea, hanno ricevuto cospicui finanziamenti che hanno dato la possibilità di fare le prove al computer (computer based test – Cbt) senza scontare alcun divario tecnologico tra Nord e Sud: non è un elemento da poco nel nostro Paese, e di questa posizione dell’INVALSI dovremmo prendere tutti atto con soddisfazione. Complessivamente direi che nel nostro Paese è emersa da anni l’imprescindibile necessità di disporre di attendibili dati non solo sul sistema scolastico nel suo insieme, ma anche sulla singola scuola e sul singolo studente, a garanzia del raggiungimento di alcune fondamentali competenze di cittadinanza. E come presidente dell’Invalsi, ma anche come cittadino, credo sia importante che il nostro istituto si faccia carico di rispondere a tutte e tre queste importanti richieste”. Appartengono ormai alla storia dei test Invalsi!
Non è secondaria, quindi, la finalità di fornire dati di tipo elaborativo-statistico, esplicativi per l’interpretazione dei fenomeni scolastici e di processo, nonché per la creazione di archivi informatici, passando per la fase di “restituzione” che assicura la qualità delle valutazioni standardizzate a partire dai singoli studenti.
Un’idea della parte principale delle “restituzioni” circa le informazioni relative agli apprendimenti, affidabili ed utili per la progettazione didattica, si può dare esemplificativamente ai non addetti ai lavori un esempio concreto dell’Istituto Comprensivo statale di Cosenza qui
con dettagli, per lo stesso Istituto nella restituzione dati 2018 qui
Di seguito vi sono alcune occasioni di attività dell’Invalsi (Conferenza nazionale, Workshop e Seminario informativo) che riguardano i metodi di trattamento “da modello” per l’eliminazione degli effetti di “comportamenti opportunistici” (cheating) nella “restituzione” alle singole scuole delle prove Invalsi. Il lasso di tempo 2013 – 2016 segnò un intenso interesse per il trattamento dei comportamenti opportunistici, anche se la medesima terna di ricercatori lo propose il 15 settembre 2008 in un convegno dell’Associazione di Statistica Applicata al plesso di Monte S. Angelo della Università degli studi di Napoli “Federico II” salvo pubblicarlo successivamente in una rivista internazionale e si contano sei occasioni di eventi organizzati dall’Invalsi., di cui quattro occasioni nel solo 2013 dedicate al tema ed ai suoi problemi di emersioni e di eliminazione finalizzati, come si è detto, al miglioramento della qualità dei dati per la valutazione dei processi educativi, questi ultimi, quali pivot dello sviluppo economico e sociale del Paese
Qui di seguito si procede a rappresentare l’interesse prevalente in ciascuno dei detti incontri che esprimono la vitalità dell’Istituto. In riferimento all’OCCASIONE 2013-2016 n. 1), dell’8 febbraio 2013 Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, Via Pianciani, 32 – Roma 8 febbraio 2013 sin dalle prime slides
OCCASIONE 1 Primo link qui
OCCASIONE 1 Secondo link qui
OCCASIONE 1 Terzo link qui
redatte da Patrizia Falzetti, si evince la tensione ad individuare e rafforzare l’ancoraggio che assicuri dati di qualità a cui collegare l’azione di una scuola moderna. L’INVALSI “restituisce” alla Scuola dati elementari di qualità per definire lo stato di alcune “dimensioni” che immediatamente la riguardano.
Le scuole di tutta Italia, a cui è stata fatta la “restituzione” delle valutazioni standardizzate delle prove degli alunni, a tutte le scuole assieme, costituisce un termine di confronto, ossia un benchmark atto a contribuire a costruire dati confrontabili nel tempo, ottenendo un sistema di valutazione omogeneo sul territorio nazionale, operando corretti confronti di statistiche dei dati elaborati secondo le loro utilizzazioni, potendo operare valutazioni e gli insuccessi scolastici, i vari tipi di dispersione, le disuguaglianze, che non emergerebbero senza che i dati fossero disponibili per studente come i risultati dell’istruzione tra gruppi socioeconomici ed aree territoriali, platee e classi a cui detti studenti appartengono. Lo scopo è quello di rendere disponibile per il dirigente scolastico un sistema di dati organici, utile per intraprendere, o rafforzare, laddove fosse già presente, un processo di autovalutazione sulla propria scuola (non ho annotato da quale scritto INVALSI ho ripreso quest’ultimo pezzo) redatte da Patrizia Falzetti, si evince la tensione ad individuare e rafforzare l’ancoraggio che assicuri dati di qualità a cui collegare l’azione di una scuola moderna. L’Invalsi “restituisce” alla Scuola dati elementari di qualità per definire lo stato di alcune “dimensioni” che immediatamente la riguardano.
In altre parole, sempre in riferimento alla OCCASIONE 2013-2016 n. 1) l’8 febbraio 2013, dedicato alla “restituzione” un anno prima del decennio dell’introduzione dei test, l’INVALSI, fece positivamente il “punto” del lavoro che espleta sui test, introdotti un decennio prima, considerando, come affermò la entusiasta Patrizia Falzetti, un “intervento inaspettato non preannunciato”, “a sorpresa”, tale e tanto, aggiungo, da metterlo in relazione con la voglia di mostrare la meritata soddisfazione per la applicazione di una procedura di miglioramento della qualità, che rendesse conto della “restituzione” alla Scuola dati comparabili e coerenti utilizzando, un metodo accuratamente scelto nella bibliografia scientifica anche internazionale (data di pubblicazione di riferimento, il 2009).
Dopo l’ OCCASIONE 2013-2016 n. 1) WORKSHOP “Metodi di identificazione, analisi e trattamento del cheating” – L’esperienza di restituzione dei dati al netto del cheating, testè rappresentata, ci furono ulteriori tre occasioni strettamente connesse all’approfondimento del tema. Di esse le prime due, predisposte per il medesimo giorno dell’OCCASIONE 2013-2016 n. 1), l’8 febbraio 2013, dedicate rispettivamente alla presentazione del metodo
OCCASIONE 2013-2016 n. 2) WORKSHOP “Metodi di identificazione, analisi e trattamento del cheating” – A Fuzzy Clustering Approach to Improve the Accuracy of Italian Students di Claudio Quintano, Rosalia Castellano, Sergio Longobardi – 8 febbraio 2013;
OCCASIONE 2 link qui
ed alla sua discussione
OCCASIONE 2013-2016 n. 3) – WORKSHOP “Metodi di identificazione, analisi e trattamento del cheating”;
Discussione su Claudio Quintano, Rosalia Castellano, Sergio Longobardi The influence of teacher support on national standardized student assessment. A fuzzy clustering approach to improve the accuracy of Italian students data
Discussant: Piero Demetrio Falorsi Chief Methodologist, Istat – 8 febbraio 2013;
OCCASIONE 3 link qui
Dopo tre mesi vi fu l’altra OCCASIONE 2013-2016 n. 4) – SEMINARIO INFORMATIVO “Concorso di Idee per la Ricerca” INVALSI I TEMI DI DISCUSSIONE Paolo Sestito – Commissario Straordinario dell’INVALSI – 7 maggio 2013 che precede di un anno e mezzo la presentazione ufficiale “Il Decennale delle Prove INVALSI ”Esiti, strumenti e riflessioni verso il Sistema Nazionale di Valutazione”.
Qui di seguito il link di rete delle cinque macrotematiche di sfondo e quello del Tema dell’ identificazione, analisi e trattamento del cheating nei riquadri delle interessanti slides, redatte dal Direttore Paolo Sestito, consultabili collegandosi ai due link
OCCASIONE 4 Primo link qui
INTERESSANTE QUESTA SLIDE CHE PLANA DALLA TERRENO TRATTATO CON L’ELIMINAZIONE – RIDUZIONE DEL CHEATING “DA MODELLO” A QUELLO DELL’INTRODUZIONE DELL’ INNOVAZIONI APPORTATE NELLE MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE DI CUI ALL’ULTIMO PARAGRAFETTO DEL’PROSSIMO RIQUADRO TRA LE QUALI E’ TRANQUILLIZANTE IL PUNTO “E’ AVVIATA UNA TRANSIZIONE VERSO L’USO DEL COMPUTER”
Tema 1
L’Invalsi già usa una procedura di correzione dal cheating • La procedura esistente identifica come sospetti i risultati di una classe in una determinata prova in media molto elevati, poco variabili (tra studenti) – al loro interno, sia nel risultato complessivo che nel pattern dettagliato delle risposte a tutte le singole domande – e con poche risposte mancanti. Usando tecniche fattoriali si deriva una probabilità che il risultato dipenda dal cheating, poi usata per correggere proporzionalmente i risultati di quella classe in quella prova (cfr. Quintano et al, 2009) • La revisione mira a prevenire il rischio di “falsi positivi”: classi genuinamente di eccellenza, con risultati elevati in media e bassa variabilità interna, che sulla base dei risultati apparirebbero come casi di cheating. Essa si basa sulla costruzione di modelli (stimati nel campione di classi in cui la presenza di un osservatore esterno previene il cheating) che spieghino il risultato medio e la variabilità interna dei risultati di classe in funzione di un set di covariate. Sulla base di tali modelli si considera quanto i sospetti prima detti possano essere plausibili pur in assenza di cheating: su questa base si corregge pro quota la propensione al cheating stimata al passo precedente. L’Invalsi ha apportato innovazioni nelle modalità di somministrazione • Sono stati introdotti (sempre a campione) dei controlli di II livello che dovrebbero produrre osservazioni (indipendenti dai risultati) sulla presenza di anomalie • L’ordinamento delle domande e delle modalità di risposta è stato reso disomogeneo all’interno della singola classe • E’ avviata una transizione verso l’uso del computer Le stime del cheating possono perciò fornire indicatori da analizzare. Al tempo stesso è utile confrontare le stime prima dette con quelle derivanti da procedure alternative; definire procedure di stima che sfruttino le innovazioni in corso Fonte: Paolo Sestito INVALSI – 7 maggio 2013 |
Di interesse le proposte di revisione, rassicurante l’effetto dell’apporto delle innovazioni nelle modalità di somministrazione delle risposte al questionario su cui Sestito puntava, (nel 2013) e che da qualche anno (2018) offre massicciamente, l’accumulazione degli effetti positivi di presenza nella Scuola e di familiarizzazione in generale nelle famiglie. L’uso del Computer Based Test (CBT) è correlato all’aumento delle dotazioni di risorse di computerizzazione della Scuola e quindi faciliterà la sostituibilità di questo strumento rispetto all’impiego di modalità di evidenza di comportamenti opportunistici pur sempre presenti.
Si può dire che oggi la compilazione CBT ha eliminato in pratica gli effetti di comportamenti, che dir si voglia, impropri, anomali, opportunistici ed altri sui quali calerei una rete di gradualità. Da un punto di vista logico-concettuale non si può che essere d’accordo con Sestito che “le stime del cheating [è ineliminabile?!] possono perciò fornire indicatori da analizzare” Poi aggiunge “Al tempo stesso è utile confrontare le stime prima dette con quelle derivanti da procedure alternative”
Finalmente nell’OCCASIONE 2013-2016 n. 5) Il Decennale delle Prove INVALSI ”Esiti, strumenti e riflessioni verso il Sistema Nazionale di Valutazione”, Roma – 4 e 5 Dicembre 2014 – Auditorium Antonianum – Viale Manzoni, 1 Nell’ introduzione della Presidente dell’INVALSI, prof.ssa. Anna Maria Ajello, risultano fissati (nel sottostante riquadro) i seguenti temi:
L’INVALSI: chi siamo; La tappe della valutazione; Le Prove INVALSI; I Quadri di Riferimento per la valutazione; L’analisi statistica delle domande; La restituzione dei dati alle scuole; Sistema informativo, Le Prove e le scuole; tra forme di adesione e di resistenza; Sistema informativo; La Valutazione degli apprendimenti degli alunni con disabilità; Prove; L’INVALSI per la ricerca comparativa internazionale; Ricerca internazionale La valutazione delle scuole; Valutazione delle scuole
La celebrazione del decennale fu fatta l’anno successivo a quello dedicato precipuamente alle “restituzioni”, che era avvenuto nel 2013, e come era da immaginarsi, in maniera più organica e completa, in coerenza con la presentazione delle linee di lavoro di un primo intenso decennio che aveva dovuto seguire vari fenomeni complessi della società e della economia italiana, assorbendo linee internazionali di ricerca educativa come, ad esempio, le rilevazioni sin dal 2005, del Progetto PISA dell’OCSE e dell’ International Association for the Evaluation of Educational IEA Achievement (IEA), affrontando anche linee programmatiche avanzate nel futuro, come ho avuto modo di osservare all’inizio.
Il materiale fu composto in una sintetica accurata brochure di 24 pagine consigliata a tutti coloro che operano dentro l’Invalsi e in contiguità con tutto l’ apparato scolastico, che ne fruisce, per ciò che esso rappresenta dal punto di vista storico e realizzativo. qui
L’Invalsi, Ente pubblico di ricerca nello svolgimento del suo ruolo istituzionale, mostra, così, sin dall’ inizio, il continuo e crescente impegno qualificato nella valutazione dei modelli educativi, e nell’adeguamento tecnologico dello storage di parte consistente dei dati di tutto il sistema scolastico alimentato dai crescenti flussi informativi che, oggi, in epoca di metodi statistici adeguati ai big data, devono essere tenuti in grande considerazione se bisogna progredire anche nel campo dei processi educativi.
A tal proposito, non è un inciso, si pensi al pericolo corso dalla comunità italiana se i dati della rilevazione Invalsi 2020/21, non fossero stati ottenuti a causa di difficoltà e inadempienze consistenti dovute alla pandemia. Nel sistema informativo ci sarebbero stati dati mancanti di impossibile integrazione per la ricostruzione dell’intera wave annuale dei dati, degli universi e dei campioni, riferiti all’indagine nei vari livelli scolastici. Tale circostanza avrebbe interrotto la serie di già difficile costruzione per le necessarie riconciliazioni presenti per effetto della introduzione di procedure diverse di miglioramento della qualità dei dati di base (ad es. le…Wave di anni scolastici con modalità di rilevazione cartacea, quindi con possibile presenza di effetti di atteggiamenti opportunistici (cheating), per la cui eliminazione, o meglio dire, riduzione, “da modello”, viene citato in tutti i testi della “restituzione” annuale dell’INVALSI la pubblicazione di riferimento (Claudio Quintano, Rosalia Castellano, Sergio Longobardi (2009)) fino a quando e stata utilizzata una diversa modalità di rilevazione: come il “controllo” nella compilazione del questionario cartaceo da parte di “controllori” (abbastanza costosi), oppure che gli studenti “nelle sale computer” (di cui le scuole devono disporre le strutture e funzionanti), compilano direttamente il questionario su tastiera (CBT), in modo che venga neutralizzata, in gran parte, meccanicamente l’influenza degli atteggiamenti, come si può dire, impropri, anomali, opportunistici. Proprio nell’OCCASIONE del “Decennale delle Prove INVALSI tenuto il 4-5 Dicembre 2014 la Presidente, prof.ssa Anna Maria Ajello, a proposito della presenza di cheating e del suo trattamento “da modello” affermava: “Com’è noto, si è trattato di un percorso non esente da difficoltà, battute d’arresto e resistenze di tipo ideologico e culturale. Il lavoro del nostro Istituto, a causa delle perduranti incertezze sull’utilizzo finale delle informazioni e dei dati da noi raccolti ed elaborati, è stato troppo spesso percepito come una sorta di controllo dall’alto, freddo e burocratico, che costringe le scuole a ulteriori carichi di lavoro e adempimenti formali”.
Due anni dopo l’importante intervento del Presidente Paolo Sestito l’OCCASIONE 2013-2016 n. 6) – WORKSHOP MIUR-INVALSI – Chi fa cheating e chi no? E. Campodifiori, V.F. Tortora (INVALSI) – R. Angelini, D. Di Ascenzio (MIUR) Milano, 4 maggio 2016 che è in rete qui
segnano un avanzamento i tentativi analitici posti in essere nello sua ottica con
Il focus dello studio
• Obiettivo: individuare le caratteristiche territoriali o di contesto di alunni, insegnanti e Istituto che mostrano una relazione con la propensione al cheating a livello d’ Istituto. • I database: •si utilizzano database realizzati grazie al collegamento fra l’Anagrafica Insegnanti del MIUR e i dati delle Rilevazioni Nazionale INVALSI •analisi delle tavole di contingenza definite dall’incrocio fra distribuzione del cheating medio d’Istituto con ciascuna delle variabili di contesto a disposizione. Fonte: E. Campodifiori, V.F. Tortora (INVALSI) – R. Angelini, D. Di Ascenzio WORKSHOP MIUR-INVALSI – Chi fa cheating e chi no? 4 maggio 2016 |
Il focus dello studio
• Le variabili: • Età dei docenti di ruolo e a tempo determinato. • Anzianità dei docenti di ruolo presso lo stessoistituto • Percentuale di presenza di studenti stranieri • Percentuale di presenza in Istituto di studenN posticipatari • Indicatore dello status socio economico culturale (ESCS) • Numero di classi istituto • Collocazione geografica dell’Istituto Anno e livelli scolastici indagati: • classi di Quinta primaria, Terza sec. di I gr. e Seconda sec. di II gr. dell’a. S.2013-2014 “Il suggerimento di confrontare le stime prima dette con quelle derivanti da procedure alternative” di Paolo Sestito viene esemplificativamente realizzato calcolando per ciascun livello di scuola (ad es. quinta primaria) e per ciascuna prova (ad es. italiano) – l’80,2% senza cheating – le aliquote più alte di istituti: con docenti di età mediamente alta (sale al 90.4%); con percentuale di studenti straniera alta (sale al 91,9%); con ESCS medio di Istituto alto (sale al 86.5%); con Istituti del Nord (sale 94,5%) …….. Fonte: E. Campodifiori, V.F. Tortora (INVALSI) – R. Angelini, D. Di Ascenzio WORKSHOP MIUR-INVALSI – Chi fa cheating e chi no? 4 maggio 2016 |
Il recente lavoro INVALSI di Patrizia Falzetti e Chiara Sacco, Il divario (in) colmabile? Le differenze negli apprendimenti degli studenti fra Nord e Sud Italia (SINAPPSI) – Connessioni tra ricerca e politiche pubbliche | Anno X | n. 3/2020 | Rivista quadrimestrale dell’Inapp ex ISFOL) Esso consente di riprendere il discorso della qualità della serie dei dati-punteggi degli studenti, in particolare, che a mio avviso sottintende la necessità di esprimersi in termini di conciliazione di due metodiche che si affiancheranno, e sempre a parer mio, convivranno, magari ponderalmente ad incidenza ridotta, almeno fino a quando non si procederà a far compilare i test, con accesso definitivo e totale, a tastiera nel sistema informativo del CBT, ma non si può essere certi, a mio parere, che venga neutralizzata in toto, nell’empiria dell’approccio, l’influenza di atteggiamenti opportunistici. Sono d’accordo con gli autori che “la modalità CBT consente lo studio diacronico dei risultati degli studenti italiani nelle prove standardizzate, in quanto le prove delle indagini CBT sono ancorate fra loro, costruite quindi sulla stessa scala metrica e direttamente confrontabili” ma ciò non è possibile – e qui, però, i comportamenti opportunistici non c’entrano – se le prove medesime hanno items che non ancorino nel tempo le indagini, in un’osservazione
Ma l’uso del CBT è correlato all’aumento delle dotazioni di risorse di computerizzazione della Scuola – che a primi del 2010 erano carenti sia nella Scuola sia nelle famiglie, e quindi facilita la sostituibilità di questo strumento rispetto all’impiego di modalità di evidenza di comportamenti opportunistici pur sempre presenti, come sono personalmente convinto e come interpreto il Direttore Sestito. Qualche riserva è espressa anche da docenti e studiosi, nel capitolo: Analisi delle proposte di revisione al Questionario Insegnante in un approccio partecipato: il punto di vista dei docenti di Francesca Leggi, Veronica Pastori, Maria Carmela Russo nel n. 6 della Collana Invalsi per la ricerca Studi e Ricerche ospitato dalla Franco Angeli – I Dati Invalsi: Uno Strumento di riflessione e di crescita per I docenti Italiani Seminario “I dati INVALSI: uno strumento per la ricerca” a cura di Patrizia Falzetti
Responsabilmente dobbiamo essere però (il però è d’obbligo!!) tutti d’accordo su quanto afferma Tiziana Pedrizzi su il Sussidiario.net, a chiusura del suo articolo “Vent’anni di Invalsi, il nuovo corso e le domande che attendono risposta” del 12.08.2021 “Ma il Paese avrebbe bisogno di risposte serie e non affidate agli elzeviri dei giornaloni su alcuni problemi di fondo: cosa succede davvero al Sud? quali sono le ragioni e le caratteristiche del suo ritardo? Perché abbiamo così pochi studenti eccellenti? quale è il livello effettivo di integrazione scolastica dei giovani immigrati? E così continuando”.
Un augurio di buon lavoro a Roberto Ricci, Presidente del Ventennio contato a partire dal primo periodo, dei primi anni duemila, quando l’Istituto entrò in carburazione.
La grande rivoluzione pandemica alimenta la nascita della nuova e complessa ipotesi di raccordo tra la dad ed il lavoro smart che ormai è già delineato e chiama a viva voce le forze produttrici e fruitrici in campo a realizzarla e percorrerla, al più presto possibile, per dirigerne la necessaria sinergia tempistica, dando grande attenzione al sentire comune di una cospicua parte del Paese che guarda ormai al nuovo “credo” del binomio imprescindibile della sostenibilità-sussidiarietà. Colgo l’OCCASIONE ringraziare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ed il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, per essere stati disponibili a dare il loro aiuto in questo momento con immenso impegno. Dedico loro questa rassegna per avere ambedue colto, in continuità, pur se in momenti diversi, la problematicità del progresso globale, enfatizzando l’importanza capitale umano nazionale, ed ormai internazionale, poso alla base della valutazione dei percorsi formativi.