Superbonus e crediti incagliati, Ferraro (Ance Benevento) scrive ai parlamentari sanniti

84
in foto Mario Ferraro

“Abbiamo trasmesso ai parlamentari locali Domenico Matera e Francesco Maria Rubano  una nota di dettaglio  per chiedere  di sostenere la proposta di Ance rispetto alla risoluzione del superbonus e dei crediti incagliati”, spiega Mario Ferraro, presidente di Ance Benevento. “Su questo fronte abbiamo già avuto ampia collaborazione, ma adesso bisogna esprimersi sulle proposte al vaglio del governo per trovare una soluzione all’annoso problema venutosi a creare a seguito della riforma del superbonus. Tra domani e giovedì saranno votati presso la Commissione Finanze della Camera, gli emendamenti al testo del decreto legge adottato dal Governo sulla materia dei bonus edilizi e dei crediti incagliati.  Ance e Associazione bancaria italiana hanno avanzato una proposta che potrebbe essere risolutiva e dovrà essere votata. Confidiamo nel supporto dei nostri parlamentari che ringraziamo fin d’ora per la disponibilità mostrata e per quanto potranno fare a sostegno del sistema economico locale”.
Sulla materia Ance sta portando avanti con Abi una proposta che potrebbe essere risolutiva rispetto alla grande confusione generatasi. Si tratta di riconoscere in via straordinaria e temporanea la possibilità per le banche e la posta spa di compensare le somme relative agli F24 della clientela con il credito d’imposta originatisi a seguito del sostenimento, nelle annualità 2021 e 2022, delle spese per gli interventi agevolati con i bonus edilizi che imprese e contribuenti non sono riusciti ancora a cedere. Si tratterebbe di una misura straordinaria e limitata sotto il profilo dei volumi e del tempo  volta ad evitare la crisi di molte imprese che hanno praticato lo sconto in fattura e dei condomini e delle persone fisiche che, per effettuare  i lavori, hanno fatto riscorso ad ingenti finanziamenti, confidando nella possibilità di poter monetizzare il credito mediante il meccanismo della cessione.
L’Ance ritiene che, al susseguirsi dei mutamenti normativi, il cui culmine è rappresentato ad oggi dall’approvazione del decreto-legge 11/2023, la situazione venutasi a creare risulta quantomai esplosiva.
Il decreto, infatti, vieta agli Enti pubblici l’acquisto dei crediti d’imposta ed elimina, per il futuro, la possibilità di optare per la cessione o per lo sconto in fattura, senza affrontare in alcun modo il problema dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi. Anzi, ne acuisce gli effetti nefasti sull’intera economia, ponendo questo ulteriori e più stringenti limitazioni alla circolazione dei crediti stessi, fino al loro conclusivo e definitivo blocco.
Il blocco delle cessioni dei crediti fiscali derivanti dai lavori di ristrutturazione e riqualificazione del patrimonio abitativo attraverso il ricorso agli incentivi fiscali, sta determinando una crisi con un vero e proprio effetto domino che si sta estendendo a tutta l’economia si stima che 1 miliardo di crediti incagliati produce il blocco di circa 6.000 interventi (tra unifamiliari e condomini), con rischio di fallimento di almeno 1.700 imprese di costruzioni e la perdita di circa 9.000 occupati.
Pertanto, considerando uno stock di crediti fiscali incagliati di 19 miliardi di euro7, gli effetti macroeconomici potrebbero essere estremamente preoccupanti: 32.000 imprese fallite e 170.000 disoccupati in più nel settore delle costruzioni (che raddoppiano se si considera l’indotto).
Una simile situazione provocherebbe problemi su circa 115.000 cantieri, che si tradurrebbero in altrettanti nuclei familiari in crisi.
I bonus, da volano di crescita per il settore delle costruzioni e per l’intera economia, rischiano di innescare velocemente una vera e propria crisi sociale di proporzioni rilevanti.