A cura di Roberto Paura Si avvicina il momento del riavvio per Lhc, l’acceleratore di particelle del Cern di Ginevra, la cui direzione passerà tra un anno all’italiana A cura di Roberto Paura Si avvicina il momento del riavvio per Lhc, l’acceleratore di particelle del Cern di Ginevra, la cui direzione passerà tra un anno all’italiana Fabiola Gianotti. Dopo aver confermato l’esistenza del bosone di Higgs e quindi la validità del modello standard delle particelle, la “macchina delle meraviglie” è stata spenta per due anni, uno stop tecnico necessario a potenziarla in vista del nuovo round di operazioni. Più che scaldare i motori, in realtà, Lhc li raffredda: all’interno del tunnel la temperatura sta scendendo e a marzo toccherà – 271° centigradi, appena due gradi sopra lo zero assoluto, per ottenere il fenomeno della superconduttività. Il 9 dicembre scorso i magneti superconduttori di Lhc hanno raggiunto le prestazioni necessarie per far circolare fasci di protoni a 6,5 teraelettronvolt di energia. La metà di quella massima che si raggiungerà a partire da marzo, pari a 13 TeV. Si tratta di un’energia pari al triplo di quella raggiunta nel 2012, quando fu “prodotto” per la prima volta il bosone di Higgs. Ora l’obiettivo è produrne in quantità, per permettere agli scienziati di studiarne approfonditamente le caratteristiche, ma non solo: dagli scontri tra i protoni si spera emergano anche le prime particelle previste dalla teoria della supersimmetria, che postula, per ciascuna particella del modello standard, l’esistenza di gemelli piùmassicci. Se confermata, la teoria getterebbe luce sul mistero della materia oscura.