Sviluppo, l’analisi di Confindustria: tra luci e ombre ma meglio delle attese

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(foto da Pixabay)

Tra “luci e ombre”, con “i prezzi dell’energia in calo e l’inflazione ancora alta”, e l’industria “in flessione”, l’economia italiana si muove “meglio dell’atteso”, rileva il Centro studi di Confindustria nella sua analisi mensile ‘flash’ su congiuntura e previsioni. “Il prezzo del gas ai livelli più bassi da oltre un anno e la tenuta del potere d’acquisto totale delle famiglie sostengono l’attività su livelli migliori di quanto ci si attendesse, come confermato da fiducia e indici di Borsa in recupero. In negativo agisce il forte rialzo dei tassi che toglie risorse a investimenti e consumi, colpiti anche dall’inflazione”.

L’analisi degli economisti di via dell’Astronomia evidenza quanto sia “meno cara l’energia”, con il ribasso del prezzo del gas “favorito da stock europei di gas ancora alti, clima mite e consumi frenati”, e per il petrolio “grazie a una produzione che ha superato una domanda piatta”. Mentre sono “in lieve rialzo i prezzi non-energy (+1,6% a novembre-dicembre), dopo la flessione dei mesi precedenti, sui livelli alti del 2021”. Sullo scenario incide la “forte stretta sui tassi. A novembre il costo del credito per le imprese italiane ha continuato a salire: 3,37% per le pmi (1,74% a inizio 2022), 2,67% per le grandi (da 0,76%). Un ulteriore aggravio di costi, che avviene a seguito del rialzo dei tassi di riferimento. Il Btp a gennaio è a 3,76% da 4,59% a fine 2022, ma il trend dei tassi resta al rialzo”, con la Bce che “ha annunciato nuovi aumenti del tasso ufficiale nei prossimi mesi (secondo i future, dal 2,50% attuale a 3,50% entro dicembre 2023)”. L’industria è “in flessione. La produzione ha registrato un altro calo a novembre (-0,3%; -1,8% a settembre e -1,1% a ottobre); la manifattura regge (+0,1%), con ampia eterogeneità tra comparti, mentre si contrae il settore delle forniture energetiche (-4,5%). Per il quarto trimestre la variazione acquisita è molto negativa per il totale industria (-1,7%, -0,6% nel terzo). I dati qualitativi a dicembre segnalano uno scenario debole: gli ordini continuano a diminuire, le scorte ad aumentare, le attese di rimbalzo si ridimensionano; il Pmi è fermo in area di lieve contrazione (48,5 da 48,4), la fiducia delle imprese segna una nuova discesa”. L’analisi del Csc evidenzia anche la situazione di “difficoltà” per il settore delle costruzioni che “ha iniziato male il quarto trimestre (-0,5% la produzione a ottobre-novembre), dopo il calo nel terzo e l’espansione precedente. La fase difficile è attesa proseguire: i dati sui permessi di costruire segnalano un forte calo (-12,6% nei mesi estivi in termini di superfici residenziali)”. E’ stabile il settore dei servizi. “A novembre, il commercio al dettaglio cresce (+0,4%), il turismo resta sopra il pre-Covid (+3,6%). Gli indicatori segnalano stabilizzazione nel quarto trimestre: a dicembre, il Pmi ha quasi raggiunto la soglia neutrale (49,9 da 49,5), la fiducia delle imprese è risalita per il secondo mese. Tengono reddito e consumi. L’inflazione, ancora alta a dicembre (+11,6% da +11,8% a novembre) e maggiore per le famiglie meno abbienti (+18,4% contro +9,9%), minaccia i consumi, la cui risalita, fino al terzo trimestre, è stata favorita dalla tenuta del reddito reale (anche grazie a più occupazione) e dagli extra-risparmi passati (stabilizzata ora a 7,1% la propensione). Sono attese decisioni di spesa prudenti”. Intanto “regge il mercato del lavoro. I dati mostrano una buona performance nel 2022 in termini di occupati: +50mila a novembre da settembre (e +280mila da gennaio). Ciò spiega, in parte, la diminuzione del numero di disoccupati (-26mila negli ultimi due mesi). Positivo anche il costante calo degli inattivi”. Poi, un “export incerto” che prosegue una “dinamica altalenante” con un rimbalzo a novembre (+3,8%, dopo -1,5%), “anche grazie a maxi-vendite nella cantieristica navale”. “Le indicazioni per inizio 2023 restano negative secondo gli ordini manifatturieri esteri, a fronte di una domanda mondiale debole, come confermano i dati sul commercio in area di contrazione”, aggiunge il Csc. Sullo scenario internazionale, in Eurozona “più ottimismo”, negli Usa “segnali misti”.