Tagli ai costi e alle aziende speciali Riforma, la Campania corre ai ripari

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Maurizio MaddaloniLe Camere di Commercio della Campania corrono ai ripari in vista della riforma in via di approvazione al Senato e tagliano costi di gestione e aziende speciali. I cinque presidenti delle territoriali raccontano al Denaro cosa cambia, quali enti si fondono, quali sono le ripercussioni sulle imprese. Guido Arzano, presidente della Camera di Commercio di Salerno, parte dal ridimensionamento della spesa. “Che si ripercuote sulle attività di promozione delle imprese e dei nostri prodoti. I fondi impiegati in questo ambito passano dai 7,5 milioni del 2014 ai 2 milioni dell’anno in corso. Il ridimensionamento è evidente”. Salerno interviene anche sulle aziende speciali “che da tre sono state ridotte a una, Intertrade, che si occupa di sviluppo internazionale del nostro sistema economico”, dichiara Arzano. Altri effetti si vedranno a riforma completata. “Per il momento in Campania ci stiamo autoriformando – precisa il massimo esponente della Camera salernitana – perchè la legge è ancora al Senato e non sappiamo quando verrà approvata”. Sono certi i tagli ai contributi camerali: 35 per cento quest’anno, 40 per cento nel 2016 e 50 per cento tra due anni. “Che saranno compensati – conclude Arzano – con un aumento del costo dei servizi e forse, alla fine dei conti, il nuovo sistema sarà più oneroso di quello precedente”. “A Napoli abbiamo cominciato per tempo a prepararci alla riforma e stiamo intervenendo sulle aziende speciali accorpando tutte quelle esistenti in una sola holding che avrà al suo interno più divisioni”, dice il presidente uscente Maurizio Maddaloni. Che aggiunge. “Ovviamente il ridimensionamento dei costi viaggerà di pari passo con la salvaguardia delle posizioni del personale perchè non possiamo pensare di radere tutto al suolo”. Costantino Capone, presidente della Camera di Commercio di Avellino, a proposito dei tagli ai contributi dice che “ad Avellino li stiamo affrontando con grande responsabilità, facilitati in questo anche dalla gestione oculata di questi anni. I costi medi relativi al rapporto dipendenti imprese, che in tutte le camere di commercio della Campania è inferiore alla media nazionale, ci lascia pensare che si riuscirà a far fronte nel miglior modo possibile alla riduzione del diritto annuale. Se questo è vero, comunque, è anche vero che stiamo parlando di tagli ingiustificati innanzitutto perchè non si tratta di risorse statali ma di soldi provenienti dalle imprese che pagano per ricevere in cambio servizi”. Giudizio negativo sull’accorpamento con Benevento, obbligatorio perchè secondo quanto dispone la legge le Camere di Commercio con meno di 80mila iscritti devono fondersi. “Cambierà poco – spiega Capone – le sedi rimarranno le stesse e anche l’organico interno non muterà”. Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda le parole di Antonio Campese, presidente della Camera di Commercio di Benevento. “Da noi i tagli non hanno avuto grandi ripercussioni perchè non abbiamo mai chiuso in perdita, anzi avevamo accantonamenti in gestione futura che abbiamo potuto sfruttare per il 2015 e per il 2016. La cosa insopportabile però è proprio questa, ossia che con la riforma che a breve sarà approvata si andranno a fondere le due Camere di Commercio più virtuose della Campania. A fronte di un risparmio esiguo si mette a rischio un’attività di promozione del territorio fondamentale soprattutto nelle aree interne”. Ridimensionamento della spesa in vista anche per la Camera di Commercio di Caserta, al cui vertice siede Tommaso De Simone.Costantino CaponeAlla riduzione del diritto annuale abbiamo già dovuto far pronte con gli ultimi bilanci di previsione che hanno dovuto tener conto per l’anno in corso del 35 per cento di risorse in meno. E’ chiaro che non si tratta di tagli indolore: i costi rimangono inalterati mentre diminuiscono gli interventi verso il mondo delle imprese. La riforma dall’altro canto assegna alle Camere di Commercio nuovi ruoli, alcuni dei quali molti interessanti, come quelli che riguardano la digitalizzazione, l’internazionalizzazione e il credito. Ed è chiaro che, libro dei sogni a parte, con minore entrate non si riuscirà a fare tutto”. Sullo sfondo della riforma le Camere di Commercio della Campania sono impegnate nel rinnovo dei vertici di Unioncamere, il coordinamento nazionale degli enti. Candidato unico è l’imprenditore siciliano Ivan Lo Bello. Capone e De Simone sono vice presidenti uscenti. Il primo dichiara che “la Campania essendo fortissima come numero di iscritti avrà di sicuro dei propri riferimenti nel nuovo comitato esecutivo, io ricopro da dieci anni la carica di vice presidente e posso dire che in questo contesto c’è sempre stato rispetto per la nostra regione”. Il presidente casertano è certo che “la Campania si candida ad avere un ruolo importante perchè Napoli è la terza d’Italia per numero di imprese iscritte e nella Top 20 ci sono anche Caserta e Salerno”. Secondo Arzano “Lo Bello terrà in grande considerazione la Campania come è giusto che sia” mentre da Napoli nessuno si sbilancia visto che la Camera partenopea sta rinnovando consiglio e giunta.