Tanzania, meta di agribusiness ecologico. L’ambasciatore Lombardi: Per le Pmi non c’è solo Zanzibar

120
in foto l'ambasciatore italiano in Tanzania Marco Lombardi

La Tanzania non è solo le spiagge da sogno di Zanzibar: per la piccola e media impresa italiana, il lontano Paese dell’Africa australe ricco di materie prime è “molto attraente anche per le coltivazioni agricole”, soprattutto se innovativamente ecologiche. Lo sottolinea l’ambasciatore italiano a Dar es Salaam, Marco Lombardi, segnalando l’imminente varo di collaborazioni fra start-up. Ma soprattutto un nuovo Business Forum, in preparazione in Tanzania per settembre dopo quello del dicembre scorso a Roma, che creerà “opportunità per accrescere ulteriormente le già ottime relazioni economiche tra Italia e Tanzania” anche in questo settore, spiega Lombardi in un’intervista all’ANSA. Nel “raccomandare” di seguire gli investimenti in Tanzania con una “presenza costante”, il diplomatico torinese porta come esempio “tre storie di successo in tre diverse aree di questo magnifico Paese”. “La prima è quella di Carbonsink”, sottolinea Lombardi riferendosi all’impegno di questo gruppo milanese nell’iniziativa internazionale ‘Redd+’ per la la riduzione delle emissioni da deforestazione: “in collaborazione con le popolazioni di villaggi nei distretti di Uvinza e Tanganika e con Carbon Tanzania, ha acquistato i loro ‘crediti carbonio’, preservando così la foresta per 30 anni” e assicurandosi profitti “attraverso la vendita in Italia e nel mondo” di questi titoli ecologici dal 2024, aggiunge l’ambasciatore riferendosi soprattutto alle “principali aziende italiane che hanno intrapreso transizioni sostenibili con target di Carbon Neutrality e Net Zero”. Verrà salvato un ‘miombo’ (ossia radure, savana e alberi di piccola taglia) di 750 mila ettari “nel cuore del Greater Mahale Ecosystem, creando una delle aree protette più estese al mondo per gli scimpanzé”, nota il diplomatico italiano. Un altro esempio di opportunità colte da Pmi è “la General Chimica di Bologna, che sta realizzando un laboratorio ed un sito di estrazione del piretro”, un insetticida naturale, “dai fiori coltivati nella regione di Iringa”. “La terza success story esemplare è quella di The Rock, iconico ristorante italiano” allestito su uno scoglio di Zanzibar e “che, per la sua unicità, è stato interamente ricostruito a Manhattan”. La guerra in Ucraina, oltra ad alimentare l’inflazione anche in Tanzania, “sta creando situazioni nuove”: “Siamo stati contattati da imprese italiane interessate ad investire nella produzione di grano qui”, rivela Lombardi, accreditando il Paese di una buona stabilità, garantita da una costituzione che in 60 anni ha creato “elevati standard di convivenza” fra “180 diverse tribù”. Anche per questo gli imprenditori italiani, negli ultimi 20 anni, hanno investito soltanto nell’isola di Zanzibar più di due miliardi di dollari ed erano più di centomila i turisti italiani che ogni anno visitavano la Tanzania, ricorda l’ambasciatore, sottolineando che, prima del Covid, questi vacanzieri “erano il gruppo più numeroso in termini assoluti”, dando indirettamente lavoro in Italia a “più di 20 mila persone”.