Tasse comunali, a Napoli rincari negli ultimi dieci anni

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Diminuiscono i trasferimenti dello Stato, cresce la tassazione a Napoli: lo dice lo studio proposto da Openpolis sui bilanci comunali delle principali città al voto, Roma, Milano, Napoli e Torino negli ultimi dieci anni. A confronto la gestione dei sindaci per evidenziare trend e scelte su fisco, debito e priorità.
Per quanto riguarda Napoli, negli ultimi dieci anni la città, si legge nel rapporto, “è stata governata da due maggioranze politiche molto diverse, per quanto entrambe di area progressista. Iervolino si reggeva su una tipica alleanza di centrosinistra, mentre De Magistris conta su una coalizione più radicale, ristretta a Italia dei valori, Rifondazione, Comunisti italiani e alcune liste civiche.
Può essere interessante quindi valutare gli elementi di continuità e di discontinuità tra i due sindaci. L’analisi dei bilanci evidenzia molti cambiamenti, anche drastici, ma in gran parte indipendenti dalla volontà dell’amministrazione locale. Imposte e tasse sono cresciute lungo il decennio, in coerenza con il trend nazionale e riavvicinando i valori pro capite di Napoli a quelli delle maggiori città italiane. Allo stesso tempo la città è diventata meno dipendente dai finanziamenti dello stato: in dieci anni l’indice di dipendenza è passato dal 41,69% al 7,55%.
Il livello di investimenti, già basso all’inizio della rilevazione (28,25%), è sceso al 22,58% nel 2014, un calo comunque minore rispetto alle altre città esaminate. E nonostante la diminuzione, tra le 4 grandi città Napoli è salita al secondo posto per investimenti, mentre era ultima nel 2005.
Dal punto di vista delle priorità di spesa dei sindaci, si osservano alcune linee di continuità tra l’amministrazione di De Magistris e quella di Iervolino.
Se si escludono le voci di spesa in viabilità e trasporti (21 dei bilanci della Iervolino e 26% di quelli di De Magistris), le altre spese rimangono abbastanza stabili. Trattandosi di aggregazioni per macrocategorie, è difficile stabilire quanto questa continuità sia reale; è comunque un dato che le variazioni si mantengano al di sotto del punto percentuale per quasi tutte le spese”.
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