Tasse, torna la patrimoniale?

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Roma, 23 set. (AdnKronos) – Ventotto interventi che potrebbero correggere l’attuale situazione di disuguaglianza economica. Sono contenuti nel Manifesto predisposto dal centro studi Nens insieme a Etica ed Economia che è stato presentato giovedì alla Camera dei Deputati. Si va dalle banche alle misure sulla spesa sociale, dall’introduzione di un’imposta personale progressiva sul patrimonio complessivo fino alla riforma delle imposte di successione.

Il ‘Manifesto contro la disuguaglianza’, risultato del lavoro congiunto di Maurizio Franzini, Elena Granaglia, Ruggero Paladini, Andrea Pezzoli, Michele Raitano e Vincenzo Visco, indica una serie di misure tra le quali le più urgenti riguardano “la revisione o la riforma: del ruolo e del potere delle banche e del sistema finanziario; delle modalità di finanziamento della politica; della lotta alla corruzione e alla criminalità; delle regole di governance aziendale; del funzionamento della P.A. con particolare riferimento al ruolo che può svolgere la valutazione delle politiche anche sotto il profilo dell’impatto distributivo”.

E’ necessario, inoltre, “intervenire sulla spesa sociale, la sua entità e la sua composizione, affrontare il problema della povertà, razionalizzando gli aiuti categoriali e migliorando la qualità di servizi pubblici essenziali, con una speciale attenzione alla garanzia dell’accesso per i più svantaggiati”, e assicurare “un reddito minimo dignitoso a tutti, sia attraverso le politiche ex ante di crescita inclusiva, sia attraverso misure ex post, di redistribuzione”.

Entrando nel dettaglio delle politiche fiscali, i modi in cui “possono contribuire alla riduzione delle disuguaglianze sono molteplici – si legge nel ‘Manifesto contro la disuguaglianza’ – correggendo la curva delle aliquote, affrontando in modo coerente il problema della tassazione dei patrimoni e dei lasciti ereditari, limitando il rischio di evasione e elusione fiscale, nelle molte forme in cui esse possono manifestarsi”.

Secondo il Manifesto, alcune azioni di diversa natura potrebbero rendere le politiche fiscali nettamente più efficaci nel contrasto delle disuguaglianze, tra cui “la costituzione di una World Tax Authority con il compito di uniformare le normative al fine di evitare l’elusione fiscale delle multinazionali, la concorrenza fiscale dannosa e le fughe verso i paradisi fiscali che penalizzano gli Stati nazionali”. Si dovrebbe, inoltre, “equiparare a tutti gli effetti, amministrativi e penali, l’elusione fiscale e l’evasione, poiché si tratta di comportamenti sostanzialmente identici (non a caso l’elusione viene comunemente definita ‘l’evasione dei ricchi’)”.

E, ancora, “combattere i paradisi fiscali”. “Le risorse collocate nei paradisi fiscali – si sottolinea – derivano per 1/3 da attività criminali in senso stretto, per alcuni punti percentuali da proventi della corruzione, e per la gran parte da elusione ed evasione fiscale”.

Nel Manifesto si propone anche di “ridisegnare la struttura delle aliquote delle imposte personali sui redditi, superando le strutture piatte, con poche aliquote o una sola aliquota, oggi prevalenti (che, a parità di gettito, penalizzano le classi medie e avvantaggiano i più ricchi) a favore di strutture con molti piccoli scaglioni ed aliquote, o di un prelievo secondo una funzione matematica continua (come avviene in Germania)”.

Inoltre, “introdurre una imposta personale progressiva sul patrimonio complessivo (mobiliare ed immobiliare) con una franchigia in grado di escludere i patrimoni di minore consistenza, e con aliquote basse, non superiori all’1%, riducendo contestualmente le imposte sui redditi”.

Ancora, “riformare le imposte di successione, prevedendo l’esenzione dei piccoli patrimoni familiari (fino a un milione di euro) e aumentando le aliquote sugli altri, ma soprattutto fornendo consistenti incentivi alla distribuzione dei patrimoni trasmessi in eredità anche fuori della cerchia familiare. Nella base imponibile andrebbe incluso il valore di mercato delle partecipazioni in imprese non quotate”.

Poi, “introdurre green taxes (sulle emissioni inquinanti ed altro) che possono consentire una riduzione del prelievo contributivo sul lavoro, oltre che ridurre l’inquinamento che peggiora la qualità e la durata della vita, soprattutto dei più poveri”.

Il Manifesto vede con favore anche l’introduzione della web tax. Per i “nuovi entranti” nei settori maggiormente toccati dal cambiamento tecnologico, “per le piattaforme sul web – si sottolinea – occorre evitare che la loro competitività si possa avvalere di ingiustificati vantaggi fiscali o che la flessibilità nelle relazioni industriali propria dei loro modelli di business si trasformi in condizioni di lavoro inaccettabili. In questa prospettiva va vista con favore l’introduzione di quella che oggi è comunemente nota come web tax”.