Tasselli di problemi giovanili: Its, posto fisso, lavoro all’estero e smart working

(Fonte foto Pixabay)

Pochi giorni or sono, sulle colonne de il denaro.it, dal titolo ’’Academy, una riforma prioritaria del Governo Draghi: al via nel 2023/24 con 48,3 milioni (https://www.ildenaro.it/its-academy-una-riforma-prioritaria-del-governo-draghi-al-via-nel-2023-24-con-483-milioni/) è apparso l’articolo, subito dopo l’evento della firma del nuovo Decreto di assegnazione delle risorse del Fondo per l’istruzione tecnologica agli ITS Academy, relativo al prossimo anno formativo 2023/2024 “garantendo una migliore attuazione della riforma degli ITS Academy e delle misure del PNRR”.

Gli Istituti Tecnici Superiori (tout court) sono stati introdotti in Italia con una riforma amministrativa, a partire dal 2007, e “si configurano, secondo il modello delle Fondazioni di partecipazione, con il coinvolgimento di regioni ed enti locali, enti di formazione e università, associazioni di categoria e imprese”. Il Governo Draghi,introduce una struttura più evoluta, scritta legislativamente, corredata da più grappoli normativi di tipo amministrativo e denominata Istituto Tecnico Superiore Academy (ITS).Sempre l’articolo sopra citato fa riferimento ad alcuni “pezzi di comunicazione”, di cui il primo è del 31 ottobre 2020,. da quando l’itinerario normativo di gestazione degli ITS era in corso, e apparsi, su: il Sussidiario.net, diretto da Luca Raimondi e Ildenaro.it, diretto da Alfonso Ruffo.

Leggendo questi articoli, quali “aide à la comprehènsion” sintetica, ma sufficiente  per capire il valore e peso dato alla gestione delle complicanze derivanti dal difficile combaciare, già strutturalmente secolare, nonchèattribuibile alla pandemia Covid 19, tra la domanda di abilità e competenze, da parte delle unità produttive,con l’offerta assicurata dal caleidoscopico comparto formativo delle specializzazioni tecnologiche (e non) dei processi produttivi, d’altra parte associati, anche al difficile planare dell’accoppiata dad – smart working, di cui urge seguire, in profondità, a tutti i livelli, con sempre maggiore importanza quello governativo, con urgenza, per me studioso, anche interessantissima “curiosità”, dell’evolversi del nuovo mercato del lavoro.

Ci conforta Ubaldo Livolsi, professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A., nel nuovo appuntamento con la sua rubrica ‘Crea valore’ con l’agenzia Dire, curata da Angelica Bianco, nell’articolo “Livolsi: Dalla scuola alla formazione al lavoro, i giovani siano al centro dell’agenda politica(https://www.dire.it/26-07-2023/940462-livolsi-dalla-scuola-alla-formazione-al-lavoro-i-giovani-siano-al-centro-dellagenda-politica/). Il prof Ubaldo Livolsi svolge il tema della “specializzazione tecnologica descrivendo il caso della ITS Academy

“Specializzazione tecnologica”

“Una delle riforme degli ultimi anni più importante è stata l’istituzione degli Its-Istituti Tecnici Superiori Academy Questi corsi di formazione altamente professionalizzanti, ad alto contenuto tecnologico e innovativo, sono resi possibili dalla sinergia tra scuole superiori, università e imprese e formano figure professionali dotate di un’alta specializzazione tecnologica in grado di consentire un inserimento qualificato nel mondo del lavoro. Essenziale è il contributo delle imprese: la strada è questa perché sono loro che creano lavoro. La riforma che mette al centro la scuola, le università, le imprese, i sindacati e le istituzioni sul territorio per avere successo deve essere inserita in un quadro di riforma e rivoluzione complessiva del Paese. L’Italia necessita di riforme strutturali da realizzare anche con modifiche costituzionali. Deve liberarsi del sistema dei privilegi e delle lobby da cui è frenata. L’obiettivo è dare un futuro ai nostri giovani in Italia. Così potremo anche riavvicinare i cittadini alla politica e al voto. Possiamo contare su imprenditori eccellenti e su un patrimonio finanziario privato notevole, che può essere investito anche nelle imprese. Ma per fare questo serve fiducia, anche per attrarre investimenti stranieri e nel contesto dell’Ue”.È essenziale predisporre un piano di medio periodo, che preveda investimenti in infrastrutture sostenibili, consegua una severa spending review e compia riforme improcrastinabili, a partire da quelle dell’istruzione, della giustizia e del fisco equo, che crei le condizioni per lo sviluppo” conclude Livolsi.

I giovani sono disposti a mettersi in giocoscrive ancora Livolsi in un breve ma eloquente paragrafetto in titolato

“Il posto fisso non è più la priorità come una volta e porta un’esperienza del mercato del lavoro lombardo

-“Non hanno recriminazioni verso la generazione dei loro padri che hanno occupato i posti di lavoro e hanno lasciato debiti. Significativa in questo senso è una recente ricerca Giovani e lavoro, realizzata dal Centro Studi Assolombarda ed Eumetra su un campione di 10.00 ragazzi tra i 19 e i 26 anni delle Provincie di Milano, Monza, Pavia e Lodi. I giovani manifestano una scarsa fiducia nel cosiddetto Sistema Italia, ma affermano anche di non volere in modo assoluto il posto fisso e di essere alla ricerca di una professione che consenta loro di conciliare il lavoro con la famiglia e il tempo libero. A ciò corrisponde anche l’intenzione di diventare imprenditori o liberi professionisti, espressa dal 57% degli intervistati, contro il 28% che rimane ancorato all’idea del lavoro dipendente”.

Infine affronta un altro tassello del fenomeno del mercato del lavoro italiano di cui è colpita, ahime!, la mia famiglia.

”I giovani laureati che se ne vanno dall’Italia”

Rifacendosi all’Istat, al suo ultimo e recente Rapporto quanto alle migrazioni- spiega Livolsi- sono circa un milione i nostri connazionali espatriati tra il 2012 e il 2021. Un quarto di questi è laureato. Se incrociamo questi dati con quelli del ministero dell’Università, si scopre che il 5/8% dei nostri giovani migliori lasciano il Paese. Nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni, il saldo migratorio delle persone con un titolo superiore è negativo per circa 79mila unità. Non solo, questa questione va inquadrata nel contesto del divario tra Nord e Sud dell’Italia. Mentre le regioni settentrionali riescono a compensare le uscite con l’attrazione di giovani provenienti dal mezzogiorno, il sud si ferma alla perdita secca di talenti. Il che crea un’altra spaccatura – come nel caso della prova Invalsi – una situazione insostenibile, che fa male a tutto il Paese. Qualcosa si sta muovendo. Il Pnrr ha permesso un aumento del 10% di ricercatori, con l’assunzione di 4mila nuovi professionisti. Sono state stanziate risorse finanziarie per oltre 18.000 borse di dottorato per il biennio 2023-24. L’obiettivo è di rispondere al fabbisogno di imprese di professionalità altamente qualificate e specializzate. Non solo, per combattere la fuga dei cervelli, è stata stabilito l’aumento dei compensi dei ricercatori fino al 30% se decidono di investire in Italia i finanziamenti ricevuti per progetti di ricerca.

L’ultimo tassello, infine, dopo aver ringraziato del conforto del prof Ubaldo Livolsi sui tasselli precedenti è quello dello Smart Working

“Smart Working”
Grazie all’uso diffuso dello Smart-working e della Dad, nel non breve periodo  del Covid-19 in alcuni Paesi la settimana lavorativa, a decorso sempre più breve nel tempo di quello attuale, è una realtà   più concreta che sposandosi, come si è detto, con un  miglioramento della produttività,  favorisce un’inversione dei valori insiti in ognuno di noi sistemando, in modo nuovo, la scala gerarchica degli aspetti principali afferenti alla vita personale.

Le rivoluzioni Smart-working e Dad e consentono di cimentarsi con i pilastri di quelle competenze che consentono di dedicare anche per tre giorni settimanali, ad un lungo week end, al proprio relax adempiendo a ciò che non si riesce a portare a termine nei giorni lavorativi. L’auspicio atteso o la lotta da realizzare è che la remunerazione della forza lavoro non sia intaccata e che venga assicurata a parità di produttività. Sarebbe limitativo pensare di attuare tutto questo prendendo a prestito e traslare  mutatis mutandis l’immagine kuznetsiana della “parità di tecnologia dei processi produttivi” associato allo slogan “lavorare meno lavorare tutti”  noto anche per essere stato ripreso 8 anni fa da Claudio Gnesutta, che affrontò la portata politica su il Manifesto.