Teatro di Angela Di Maso, scuola di emozioni

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di Fiorella Franchini
“Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso” direbbe Gigi Proietti ma quello di Angela Di Maso, concertista e regista teatrale,  non ha alcuna funzione consolatoria. La sua silloge Teatro – Guida editore – è una lente d’ingrandimento, un riflettore, un luogo di confronto, un acido corrosivo della coscienza dello spettatore. Dieci testi, cinque atti unici, due monologhi e tre corti, Ecce Virgo, Il catalogo, Primo Amore, L’acquario, Il 5 maestro di musica, Guardami, Miserere, L’alluce, Maiali, L’uomo perfetto, che “ non sono altro – avverte Pupi Avati nella Prefazione – che radiografie di una disumana umanità”.  Una scrittura asciutta, pregnante che materializza davanti agli occhi del lettore l’evento artistico anche senza un palco o un sipario, come una proiezione tridimensionale che ci costringe a vedere noi stessi come un riflesso che respira, che vive e si fa domande. Un rapporto difficile quello tra scrittura e messa in scena che Angela Di Maso ha ben presente, lasciando che l’autonomia del testo artistico si misuri costantemente con le esigenze teatrali.  Tutto è nella parola e la forma va rispettata, approfondita ma il teatro non è un’opera d’arte chiusa, bensì aperta, scaturisce nella mente, tuttavia, è davanti al pubblico che rinasce ogni sera. L’autrice crea ogni spettacolo attraverso il dialogo, contaminando idee e discorsi, prima con il pensiero, in un gioco di riferimenti e rimandi, e poi cercando di contagiare tutti, lettori, spettatori, attori, evocando atmosfere. I personaggi sono piccoli borghesi o diseredati, il linguaggio utilizzato è aspro, strumentale al racconto dei fatti, violenti e dolorosi: l’ossessione del sesso, abusi, incesto, molestie. Temi drammatici, trasversali a ogni ambiente, la famiglia, il lavoro, la religione, rappresentati con crudezza ed esasperazione non per compiacimento nell’orrore ma per scuotere, per sgretolare l’indifferenza, la rassegnazione. Un “teatro scandaloso” quello di Angela Di Maso capace, probabilmente, di cambiare un punto di vista, di modificare la circolazione di energia sociale che una rappresentazione può produrre. La nuova drammaturgia non si volta mai dall’altra parte, guarda negli occhi i mali della società contemporanea e i suoi misfatti. “Non nasce teatro laddove la vita è piena, dove si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dove ci sono dei vuoti… E’ lì che qualcuno ha bisogno di stare ad ascoltare qualcosa che qualcun altro ha da dire a lui”, ha sottolineato il critico francese Jacques Copeau. Siamo abituati alla televisione generalista che ci propone continuamente prodotti legati alla sfera del crimine, ne siamo affascinati forse perché, spiegando il Male, pensiamo di poterlo riconoscerlo, controllarlo, evitarlo. “Ognuno di noi porta in se stesso il cielo e l’inferno” ha scritto Oscar Wilde. Repulsione e curiosità che nel buio di una sala perdono ogni caratteristica di spettacolarizzazione e diventano pietas, commozione, rifiuto della disumanità.  Angela Di Maso mette in scena stati d’animo e il suo Teatro fa scuola di emozioni.