di Maridì Vicedomini
Sold out al Teatro di San Carlo, venerdì sera 14 maggio per la riapertura ufficiale dopo sette lunghi mesi di chiusura totale dovuta alle misure di sicurezza anti Covid. Cinquecento spettatori visibilmente emozionati – circa la metà rispetto ad una normale capienza del Massimo partenopeo di oltre 1000 posti – si sono distribuiti tra la sala ed i palchi per assistere a “La Traviata” di Giuseppe Verdi.
Gli spettatori all’ingresso del teatro sono stati accolti da un folto gruppo di allievi del Liceo Musicale Margherita di Savoia diretti dal Maestro Carlo Morelli che, assieme ad alcuni dei partecipanti al laboratorio sulla Traviata organizzato nei mesi scorsi, hanno interpretato le note del capolavoro verdiano. Molto emozionante, prima dell’apertura del sipario, il saluto del sovrintendente Stéphane Lissner che ha chiesto un minuto di silenzio per le vittime del covid, scatenando un lungo applauso e la standing ovation di tutti i presenti. Lissner ha anche precisato che questa non è ancora una vera inaugurazione poiché non sarebbe stato possibile predisporre uno spettacolo scenico completo nei pochi giorni disponibili da quando è giunta la nuova direttiva del Governo che consente l’apertura dei teatri.
Il pubblico di questa prima produzione dal vivo del 2021 è rimasto affascinato dalla soluzione elegante della “mise-en-espace” attuata dalla regista Maria Bianchi e soprattutto da una esecuzione musicale magistrale, diretta da Karel Mark Chichon. Molto suggestiva l’apertura scenica con pochi elementi simbolici: un grande lampadario sfavillante nelle due scene di festa, all’inizio delle due parti in cui è diviso lo spettacolo, con due tavolini, delle sedie e un sofà.
L’abito da concerto del cast e dei coristi è perfetto per ricreare una festosa Parigi senza tempo e su tutti si staglia lo sfarzoso abito di Capucci della protagonista: Aleksandra Kurzak, al suo debutto al San Carlo (in altre due repliche il ruolo è affidato a Ailyn Pèrez, che aveva già conquistato il pubblico napoletano nell’ultima produzione di Rondine nel 2020). Il soprano polacco evidenzia la sua grande professionalità nella multiforme vocalità richiesta da Verdi per Violetta, mentre Piero Pretti si dimostra un appassionato Alfredo (il suo ruolo oggi è affidato a Ivan Magrì).
In questa speciale versione intimista, acquista ancor più spessore la figura del Padre Germont (George Gagnidze), che mostra un’immagine realmente paterna, capace di comprensione del dolore provocato. Il cammeo della sua canzone “Di Provenza il mar, il sol” è resa magnificamente dal baritono georgiano. Anche il resto del cast ha mostrato grande professionalità e perfetta interpretazione dei rispettivi personaggi: Mariangela Marini (Flora), Michela Petrino (Annina), Lorenzo Izzo (Gastone), il barone Douphol (Nicolò Ceriani), il marchese d’Obigny (Renato Di Gioia), il dottor Grenvil (Enrico Di Geronimo), e poi Antonio Mezzasalma, Giacomo Mercaldo, Sergio Valentino. Ottima la prova dell’Orchestra del Teatro di San Carlo, che ha valorizzato il lavoro svolto in streaming anche durante la chiusura al pubblico, mentre il Coro del Teatro ha mostrato compattezza ed energia che evidentemente il nuovo Maestro, José Luis Basso, ha saputo infondere con il suo carisma. Gran finale con un caloroso abbraccio da parte di un pubblico composto e rispettoso delle norme, consapevole di vivere un’esperienza esaltante dopo tanti mesi di oscurità.