Tecnologia, un nuovo modo di pensare: ecco il “Sistema zero”

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Foto di Kohji Asakawa da Pixabay

L’interazione tra esseri umani e intelligenza artificiale sta dando forma a un nuovo sistema di pensiero, un nuovo schema cognitivo esterno alla mente umana ma capace di potenziarne le abilita’ cognitive, chiamato Sistema 0, che si colloca accanto ai due modelli di pensiero umano che sono il Sistema 1, caratterizzato da pensiero intuitivo, rapido e automatico, e il Sistema 2, un pensiero piu’ analitico e riflessivo. Tuttavia, il Sistema 0 introduce un ulteriore livello di complessita’, cambiando radicalmente il panorama cognitivo in cui operiamo e potrebbe dunque segnare un passo avanti epocale nell’evoluzione della nostra capacita’ di pensare e prendere decisioni.

Sara’ compito dell’umanita’ garantire che questo progresso sia utilizzato in modo da migliorare la nostra autonomia cognitiva, senza comprometterla. E’ quanto riferito sulla rivista Nature Human Behavior che ha pubblicato un articolo scritto da un team di ricercatori coordinato da Giuseppe Riva, direttore del Humane Technology Lab, dell’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore, campus di Milano e del Laboratorio di Tecnologia Applicata per la Neuro-Psicologia presso l’Istituto Auxologico Italiano IRCCS, Milano. Come un hard disk esterno permette di immagazzinare dati non presenti nel computer, dati su cui lavorare collegandolo al pc ovunque siamo, cosi’ l’intelligenza artificiale, con la sua galattica capacita’ di calcolo ed elaborazione dati, puo’ rappresentare un circuito esterno al cervello umano in grado di potenziarlo. Di qui l’idea del sistema 0 che non e’ altro che una forma di pensiero “esterno” che si basa sulle capacità dell’AI. Gestendo enormi quantità di dati, l’intelligenza artificiale puo’ elaborare informazioni e fornire suggerimenti o decisioni basati su algoritmi complessi. Tuttavia, a differenza del pensiero intuitivo o analitico, il Sistema 0 non attribuisce un significato intrinseco alle informazioni che elabora. In altre parole, l’AI puo’ eseguire calcoli, previsioni e generare risposte senza realmente “comprendere” il contenuto dei dati con cui lavora. Gli esseri umani, quindi, rimangono essenziali per interpretare e dare significato ai risultati prodotti dall’AI. E’ come avere un assistente che raccoglie, filtra e organizza informazioni in modo efficiente, ma che richiede comunque il nostro intervento per prendere decisioni informate. Questo supporto cognitivo fornisce input preziosi, ma il controllo finale deve sempre rimanere nelle mani dell’essere umano. “Il rischio e’ quello di affidarsi troppo al Sistema 0 senza esercitare un pensiero critico”, sottolineano Riva e Mario Ubiali fondatore e Ceo della start-up Thimus, che ha partecipato al lavoro.