Terapie innovative contro il cancro ovarico, il Pascale coordina il progetto internazionale “Mito”

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In foto il Pascale, uno dei tre istituti di ricerca meridionali che hanno dato vita al Manifesto oncologico

L’aggiunta di una particolare molecola alla chemioterapia, in pazienti con cancro all’ovaio in stadio avanzato, rallenta in modo significativo la progressione della malattia. Lo dimostra lo studio Mito, a guida italiana, presentato al congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco). Lo studio, finanziato dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) e anche dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e che ha coinvolto 80 centri italiani ed alcuni esteri, è coordinato dall’Istituto nazionale tumori Pascale di Napoli ed è stato effettuato su un campione di 400 pazienti. L’obiettivo, spiega Sandro Pignata, oncologo medico al Pascale e responsabile dello studio, “era valutare se il farmaco anti-angiogenetico bevacizumab, che blocca la crescita dei vasi sanguigni che alimentano il tumore, avesse efficacia se aggiunto alla chemioterapia anche nelle pazienti in stadio avanzato e con recidive di malattia che lo avevano ricevuto già in prima linea, ovvero dopo l’intervento chirurgico”. Il risultato, afferma, “è significativo: si è dimostrato che l’aggiunta di tale molecola determina il prolungamento del tempo di sopravvivenza libero dalla malattia. Il farmaco, cioe’, ritarda in media di 4 mesi la ricomparsa della malattia rispetto al trattamento con la sola chemioterapia”.