Terra dei Fuochi, il vescovo di Acerra: Indignato per sconti a chi ha causato disastro

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In foto monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra

”Desta sconcerto, indignazione e rammarico, la sospensione della carcerazione di alcuni industriali di Acerra, riconosciuti colpevoli di grave disastro ambientale di cui ancora oggi non è possibile calcolare gli effetti devastanti sulla salute dei cittadini. Questa decisione incoraggia quanti inquinano”. E’ quanto ha affermato il vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna, nel corso della sua omelia pasquale commentando la sospensione della carcerazione dei fratelli Pellini (senza mai nominarli), condannati in Cassazione a 7 anni di carcere per disastro ambientale, per i quali, nei giorni scorsi è stata disposta la sospensione della carcerazione grazie ad un indulto del 2006. Gli industriali, condannati per aver sversato rifiuti tossici e pericolosi nelle campagne dell’agro napoletano e casertano, potrebbero essere sottoposti a svolgere servizi sociali per scontare il resto della pena. ”Quello che dico non è contro le persone – ha spiegato il presule – che sono nostri fratelli, ma contro l’errore commesso. Questa notizia incoraggia di più la rassegnazione e lo sgomento, e ridimensiona quella sentenza grave, chiara, che la Corte di Cassazione aveva emesso solo pochi mesi fa, e che parlava di grave disastro ambientale ad Acerra.Di fatto questa decisione, che speriamo sia revocata, incoraggia quelli che inquinano, visto che poi alla fine questo è il risultato”. Il vescovo, inoltre, ha parlato di Acerra come una città ”scartata come il Crocifisso”, esortandola a risorgere ”dal fallimento, dalle ceneri. Riscatta la tua vergogna, ricomincia daccapo, perché nulla è impossibile a Dio”. Di Donna non ha mancato di ricordare il ”vigile eroe Michele Liguori”, che il Ministero non ha riconosciuto ”vittima del dovere”, negando che ”l’inquinamento ha causato la sua morte dal momento che aveva a che fare come vigile sentinella con i rifiuti nella nostra terra”.”Acerra non è presa in considerazione – ha concluso – come nell’ultimo caso di queste settimane dimostra la scelta della fabbrica Doria, dove lavorano centinaia di operai della città di Acerra, di andar via, verso Parma, Sarno o lo stabilimento di Fisciano, e questo perché i prodotti di Acerra non si vendono. Città scartata anche perché non è adeguatamente rappresentata, e non da oggi, a livello politico regionale e soprattutto nazionale”.