Torna la Napoli capitale, quella che ai tempi della Bella Epoque era un centro culturale e innovativo europeo. Dal 18 marzo all’8 aprile la Fondazione Mondragone ospiterà la mostra Magazzini Novità. F.lli Mele, Cilento e altre storie. Una finestra aperta su una bella esperienza di imprenditoria campana, a cavallo tra Ottocento e Novecento, interessante testimonianza di un precoce utilizzo dei sistemi di promozione e pubblicità, delle strategia di vendita e di consumo.
Organizzata in collaborazione tra la Fondazione Mondragone e il Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale della Seconda Università degli Studi Napoli, l’esposizione pone in primo piano l’azienda Grandi Magazzini Italiani E. & A. Mele. La ditta fondata a Napoli, nel ‘Palazzo della Borghesia’, nel 1889, dai fratelli Emiddio e Alfonso Mele, famosi per essersi ispirati ai grandi magazzini francesi Lafayette e Le Bon Marché, conosciuti nei corso dei viaggi fatti a Parigi dal 1883 al 1888.
I Grandi magazzini italiani furono accolti con entusiasmo e acquisirono fama e prestigio. Dopo la scomparsa dei due fondatori (Alfonso muore nel 1918, Emiddio nel 1928), l’impresa commerciale imboccò la strada di un progressivo declino, anche per effetto della crisi economica del 1929, fino alla cessazione dell’attività, nel 1932.
Curata da Alessandra Cirafici e Caterina Fiorentino, la mostra racconta la storia dei Magazzini Mele, mettendo in scena alcuni manifesti storici – oggi esposti al Museo di Capodimonte, a seguito di una donazione degli eredi Mele – abiti, accessori e cataloghi che provengono dalla Fondazione Emiddio Mele, dall’Archivio della sartoria maschile Cilento e dalla Fondazione Mondragone; insieme a video e a brevi storie che raccontano della musica, dei balli, delle donne, dei cartoni animati e degli oggetti degli anni Venti.
Il cuore della mostra è uno spazio che, in senso metaforico, mette in scena la vertigine della merce in vetrina, attraverso un allestimento che allude all’idea del Magazzino Novità del viaggio e dello stoccaggio della merce, in grande quantità; per l’intero percorso una selezione di brani musicali coevi accompagnerà la visita.
Il progetto dell’allestimento, la ricerca iconografica, l’editing e il montaggio dei video, come il progetto grafico sono stati realizzati da studenti ed ex-studenti del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale della SUN: Pasquale Amendola, Daniela Caserta, Mario Damiano, Camilla Oliva.
Solo per il vernissage una mise en éspace di Ludovica Rambelli, in cui, con un costume di Paolo Salvatore, Dora De Maio interpreterà Peonia Latour, flapper.
La mostra si concluderà l’8 aprile, con un seminario dal titolo E. e A. Mele & C. genialità… a massimo buon mercato. Il seminario – al quale parteciperanno il Consigliere Regionale Sebastiano Maffettone, il Commissario straordinario della Fondazione Mondragone Raffaele Balsamo, il Direttore del DADI Luigi Maffei, il dott. Alfonso Mele e il dott. Ugo Cilento – sarà l’occasione per ascoltare gli studiosi Franco Fava, Francesco Barbagallo, Marina D’Aprile, Ornella Cirillo e Maria Antonietta Picone, intorno al ruolo di Napoli nello scenario dell’industria europea e sulle variazioni del gusto tra Ottocento e Novecento.
LA FONDAZIONE MONDRAGONE
Nel 1655 la Duchessa Elena Aldobrandini, moglie di Antonio Carafa, Principe di Stigliano e Duca di Mondragone, fonda il “Ritiro per Matrone e Vergini Oblate”.
Lo colloca in alcune sue proprietà “alle Mortelle” ai confini con i terreni di Palazzo Stigliano, oggi Palazzo Cellammare, residenza dell’Aldobrandini e del Principe Carafa.
Nei secoli successivi le direttive statutarie dell’Istituto, ormai divenuto Istituto Educativo Femminile, hanno confermato l’interesse iniziale nutrito nei confronti della preservazione e valorizzazione delle arti del cucito e del ricamo. Nel 2003 si inaugura il Museo del Tessile e dell’Abbigliamento Elena Aldobrandini e la Fondazione Mondragone diviene Polo della Moda della Regione Campania.
Il Museo vanta, al suo interno, paliotti e paramenti sacri di produzione campana, databili a partire dalla fine del XVII secolo fino al XIX secolo e tessuti e manufatti ricamati realizzati nell’Istituto Mondragone databili a partire dal XIX secolo; il Museo offre un ricco repertorio di tessuti da arredamento e passamanerie contemporanei di manifattura leuciana, che coprono l’arco di tempo dal 1850 alla prima metà del Novecento.
Particolarmente interessante è la Sezione Abbigliamento frutto di generose donazioni da parte di grandi famiglie aristocratiche napoletane e di note sartorie tra cui la più considerevole, per quantità e qualità dei capi, è la sartoria di Fausto Sarli.
Gli abiti in esposizione esprimono, nella cura dei dettagli e nella raffinatezza dell’esecuzione, il livello raggiunto dalla sartorialità napoletana tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
Un ulteriore tocco di eleganza e di raffinatezza è dato da una rassegna di cappelli, di ombrellini da passeggio e di guanti, databili tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. E’ così che la Fondazione Mondragone oggi è volta a colmare un vuoto: Napoli nella sua storia pregressa ha sicuramente fondato parte della sua economia sulla lavorazione delle fibre tessili nobili, sulla produzione di ricami preziosi, nonché sulla sartorialità al femminile e al maschile, ancor oggi apprezzata nel mondo. Altro aspetto è il suo forte radicamento nel territorio cittadino rispetto al quale il Museo del tessile e dell’abbigliamento si propone come luogo di recupero della memoria storica e come interfaccia culturale del contesto produttivo contemporaneo per essere parte attiva nelle dinamiche che sovrintendono il riconoscimento e la celebrazione della cultura tessile locale e regionale. La Fondazione, inoltre, dispone di uno splendido giardino che accoglie rappresentazioni di musica, teatro e danza, a sostegno del desiderio attuale di aprirsi al settore dell’arte inteso in tutte le sue modalità espressive.