È probabile che ieri le notizie che più hanno attirato l’attenzione degli Italiani siano state quelle di cronaca. Ciò perché né alla politica, né alla corretta gestione delle varie cose pubbliche le stesse possono essere riferite. Altrettanto credibile è il pensiero che gli stessi informati dei fatti, siano riandati con la memoria alla cinematografia degli anni ’50 e ’60, quando il massimo della dissacrazione consentita dalla Censura era lo scontro ripetuto in più episodi tra Peppone e Don Camillo. Il tutto avveniva in situazioni diverse ma collegate in qualche modo con una scuola di pensiero di allora. Secondo i seguaci della stessa, i comunisti venivano indicati come mangia preti. Questi ultimi erano oggetto di minaccia di scomunica da parte di quegli stessi prelati che non perdevano occasione per ripeterla. Se l’episodio non avesse preso forma in un territorio martoriato dalla criminalità, organizzata e non, quindi poco predisposto alle facezie, non esisterebbe ostacolo di sorta a impedire un altro genere di suono, le risate a crepapelle della popolazione. Questi i fatti. Non sempre è facile comprendere se, con il suo comportamento, un personaggio che abbia un minimo di popolarità, faccia sul serio o abbia solo voglia di stupire chi lo sta osservando. È evidente che i personaggi di Guareschi prima accennati siano (male) interpretati dal Governatore della Campania De Luca e dal parroco antimafia Don Patriciello di Caivano, vicina a Napoli. Senza pretendere di fare un excursus di quanto è accaduto a Napoli e in provincia, basta la sintesi del fatto a dare l’idea del punto di decadenza che ha raggiunto parte del tessuto sociale della zona. Esso si esprime anche attraverso quel Politico e quell’Uomo di chiesa. L’introduzione e la conclusione delle botte e delle risposte tra i due contendenti a distanza, meritano, anche se per motivi diversi, di essere riposti in un baule, facendo bene attenzione a chiuderlo a doppia mandata. De Luca ha praticamente definito un Rodomonte quell’uomo di chiesa e, senza scadere in un linguaggio da trivio, si potrebbe riferire a lui stesso la frase che concludeva la pubblicità di un noto dentifricio. Essa affermava: “con quella bocca può dire ciò che vuole”. Era un siparietto del Carosello di circa mezzo secolo fa. Quel Governatore ha preso il vezzo di sollazzare almeno una volta a settimana quanti vogliano seguirlo, credendo in quel che dice. A essi si somma quanti han no voglia di divertirsi, i nostalgici di Stanlio e Ollio. Il Don anticamorra, che per il suo stato può premettere quel titolo al cognome, molto probabilmente avrebbe fatto bene a non replicare. In campagna, a commento di vicende del genere, è d’uso ripetere:”chi è più sciocco, la volpe o chi la rincorre?”. Per evitare di rimanerci male, sarà bene mettere in conto che duetti del genere non resteranno un episodio isolato. Intanto argomenti di particolare importanza, quali i rapporti tra politica e magistratura, restano a margine. Il nodo sempre meno stretto che tiene insieme la maggioranza da segni di allentamento. Per i postumi del dissanguamento del Paese procurata dal superbonus sta entrando in discussione l’intero pacchetto di riforme preparato dal Governo.
La ferita inferta è profonda e per rimarginarsi avrà bisogno di suture ben salde e trasfusioni abbondanti. Il tutto in sequenza e nel più breve tempo possibile. Qui è Rodi, qui devi saltare.