Tra delitti e ridicoli misteri: dieci piccoli indiani su un’isola

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Informazione pubblica, Schumpeter, “Prezzo tutto compreso” e diritto: ecco quattro dei dieci “assassinii” consumati nella cittadella del Bazar delle Follie

Sono stato uno dei dieci ospiti invitati nell’unica abitazione dell’isola tidale, sulla costa della capitale di Oeconomicus, dove si trova la sede centrale del Bazar delle Follie insieme ad altri negozi e uffici. A differenza dell’omonimo romanzo giallo di Agatha Christie, siamo stati noi ospiti a scoprire dieci delitti avvenuti durante il nostro soggiorno. Chi scrive ne ha svelati quattro. I miei tre lettori potrebbero rivolgersi agli altri invitati (ne posso comunicare nomi e indirizzi) per venire a conoscenza dei restanti sei delitti. Per ora, il catalogo è questo. 1. Delitto d’informazione. L’emittente televisiva pubblica di proprietà del Bazar ha tolto il cartellino (forse l’ha ucciso sul nascere?) “servizio pubblico” alle trasmissioni messe in rete i cui costi sono coperti dall’abbonamento degli utenti – sottoscrizione obbligatoria per quanti posseggano un apparecchio televisivo. Accade così che non si conosca se il programma in onda sia o meno un servizio pubblico. 2. Hanno ucciso Schumpeter. Nel suo ufficio dentro il Bazar è stato trovato morto Schumpeter, imprenditore innovatore. Pare che l’omicida vada ricercato nella cerchia dei grandi capi dell’associazione imprenditoriale, tra i maggiori azionisti del Bazar. Sono costoro i difensori del bastione “L’impresa si eredita, non si crea”. I giovani imprenditori dell’associazione? Gli eredi. Se non loro, chi mai? 3. Trovato morto, fatto a pezzi, il “prezzo tutto compreso”. Bazar è il nome del grande magazzino dell’isola, il suo business di così grande successo da meritarsi proprio il nome dell’isola stessa. I dirigenti del Bazar hanno deciso di spacchettare il prezzo. Avete acquistato un libro? Il sacchetto lo avrete sborsando 10 cent. Nel reparto “salumeria” avete chiesto tre etti di parmigiano? Lo volete impacchettato? Altri 10 cent. Pare che abbiano allo studio il “coltello da casa”. Vale a dire, portatevi il coltello per tagliare il formaggio. Siamo o non siamo nell’economia della condivisione? Il salumiere del Bazar ci mette il braccio; il cliente, la lama. Altrimenti, i soliti 10 cent da pagare. 4. Il delitto del diritto. Via Indipendenza nella zona “Bologna” adiacente al Bazar. Qui nel weekend, il traffico è solo pedonale. Sotto i portici di antica bellezza, una lunga catena di extracomunitari disegna un bazar. Il nome è in minuscolo giacché l’attività che lì si esercita non è propriamente legale. Merce contraffatta? Pagamenti in nero? Come potrebbero altrimenti gli extra comunitari guadagnarsi il pane? Vigili urbani e poliziotti danno l’impressione di essere attivamente operosi “facendo ammuina”. Come dire che si uccide il diritto facendo tanto rumore per nulla. In vista delle guardie, i venditori si rifugiano nei vicoli. Scongiurato il pericolo, si torna agli affari nel bazar. Anziché ricorrere a pratiche borboniche per far fuori il diritto, perché non cambiare le norme? Falsificazioni? Niente ricevuta fiscale? Perché non dire che sono incentivi alla sopravvivenza? Facendo ammuina, la politica del Bazar nasconde la sua incapacità di fare di più e, soprattutto, di diverso per chi fugge da guerre e povertà.

piero.formica@gmail.com