Tra siccità e rete “colabrodo”: la mappa dell’emergenza idrica in Campania

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“Dopo gli incendi, in Campania dove non piove da diversi mesi è Sos acqua tra emergenza siccità e rete idrica bucata. Un’emergenza che tocca tutta la regione mettendo in ginocchio il settore agricolo poiche’ gli invasi idrici non sono in grado di assicurare un rifornimento adeguato”. A lanciare l’allarme è Legambiente Campania che denuncia un sistema idrico con elevati consumi, in particolare del settore agricolo, una rete di captazione, adduzione e distribuzione che fa acqua da tutte le parti (e non e’ un gioco di parole)e la mancata messa in pratica del riutilizzo delle acque reflue depurate.

I dati
A Napoli – fa presente Legambiente- ogni cittadino consuma in media 154,7 litri al giorno con il 34,30% di perdite idriche reali. I cittadini salernitani registrano bassi consumi 116 litri giorno ma hanno una dispersione nella rete pari al 56,50%, la peggiore tra i cinque capoluoghi di provincia. Benevento ottiene il miglior risultato in Campania con un consumo di 134 litri al giorno e il 28,90% di perdite idriche reali. Caserta e Avellino registrano il 46% di perdite idriche reali. Inoltre la diminuzione delle piogge, in Campania si registra un 30% in meno di precipitazioni, mette a rischio le produzione agricole: oltre 13% sono a rischio.
“Davanti a questi numeri – ribadisce Legambiente- c’e’ la necessita di incentivare una corretta e sostenibile gestione della risorsa idrica, che da una parte riduca la domanda e i consumi e dall’altra incrementi l’efficienza degli usi, per evitare, anche in risposta ai mutamenti climatici in atto, fenomeni di crisi per la regione”.

Agricoltura prima vittima
Sul fronte agricoltura, prima vittima di questa emergenza siccità,settore che in Campania richiede oltre 500 milioni di metri cubi di acqua all’anno, per Legambiente occorre ripensare ad una riconversione del sistema di irrigazione dei terreni agricoli in prevalenza(60%) fondato sulla modalita’ poco efficaci (aspersione o pioggia, scorrimento/infiltrazione) puntando a sistemi di micro-irrigazione e a goccia, che possono garantire almeno il 50% del risparmio di acqua utilizzata e rivedere completamente il sistema di tariffazione degli usi dell’acqua, con un sistema di premialita’ e penalita’ che valorizzi le esperienze virtuose. Occorre poi ragionare sugli scenari futuri di riconversione agricola verso colture meno idroesigenti, o comunque adeguate alle condizioni climatiche e alle disponibilita’ idriche del territorio. – si deve poi rivedere.
“Sul piano della gestione della risorsa – commenta Legambiente- e’ necessario che le Regioni mettano in campo politiche indirizzate verso il risparmio e l’efficienza nell’uso dell’acqua. Oggi i nuovi Piani di gestione a livello di distretto idrografico, calati poi nei Pta regionali, devono prevedere strumenti concreti che si trasformano in piani di gestione locale, indirizzati al risparmio e alla tutela quantitativa della risorsa idrica. Occorre, inoltre, rendere sempre piu’ efficace il sistema dei controlli preventivi da parte degli enti locali e di quelli repressivi da parte delle forze dell’ordine, dei prelievi abusivi di acqua dalle aste fluviali e dalle falde, cosi’ come occorre aggiornare il censimento dei pozzi di prelievo idrico ed irriguo”.