Il petrolio è da sempre una delle commodities maggiormente scambiate sui mercati. Principale fonte di energie e vero e proprio motore delle rivoluzioni industriali fino al nuovo millennio, l’oro nero continua ad essere una materia prima di cui il mondo non riesce a far meno.
Con l’esplosione del Covid e la guerra energetica tra Russia e Arabia saudita, tuttavia, al momento il petrolio si trova ad attraversare una fase di stallo particolarmente significativa.
Una congestione dei mercati che potrebbe avere risvolti interessanti nella seconda metà del 2020, almeno a quanto riferiscono le principali agenzie di rating.
Fine del lockdown: in aumento la domanda di petrolio
Con la fine del lockdown nella maggior parte dei paesi europei, anche la domanda di petrolio ha iniziato a risalire molto rapidamente.
Sono stati accantonati parzialmente i buoni propositi ecologisti della fine del 2019: la priorità adesso va alla ricostruzione dell’economia e alla creazione di una nuova e solida base produttiva. Solo in questo modo il circolo economico può essere rimesso in moto e gli Stati pensare di iniziare a recuperare i miliardi spesi per contenere i contagi.
Tra tutte le fonti di energia disponibili, solo il petrolio riesce a soddisfare una simile e improvvisa crescita della domanda: le riserve di barili e quella ancora da estrarre presente nei giacimenti, infatti, sono più che sufficienti a garantire in poco tempo un ritorno ai ritmi produttivi di inizio anno.
Ovviamente l’aumento della domanda è uno dei segnali positivi che gli investitori attendevano da tempo: sebbene ci si sia rassegnati al fatto che il prezzo del petrolio non potrà mai toccare i massimi storici, ugualmente le posizioni di inizio 2020 possono essere riconquistate anche in breve tempo.
Goldman Sachs: petrolio al +30% entro la fine dell’anno
La previsione più ottimista per ora appare essere quella emessa da Goldman Sachs. Stando alle analisi svolte dalla società, infatti, il prezzo del Brent potrebbe tornare ai livelli di inizio 2020 entro la fine dell’anno. Si tratterebbe di una rapida crescita del +30% che fa gola a numerosi investitori sull’olio nero.
Una simile crescita, infatti, permetterebbe di riuscire a coprire la maggior parte delle perdite subite nel crash di Marzo.
Alla base di una simile fiducia vi sono una infinità di dati: l’approcciarsi delle vacanze estive, la richiesta di itinerari turistici e la apertura di numerose frontiere nazionali.
In generale la logica reazione al lockdown, che porterebbe le persone a riprendere le proprie abitudini di viaggio. Questo causerebbe un aumento significativo della richiesta di carburante che potrebbe definitivamente rimettere in moto il settore.
A far da ulteriore supporto vi è il fatto che il calo subito dal PIL in seguito alla crisi potrebbe ritardare di qualche anno la potenziale conversione all’elettrico dei principali mezzi di trasporto privato. La seconda metà del 2020, dunque, sarà anch’essa all’insegna dei carburanti a base di petrolio.
Investire nel petrolio nel 2020: come fare?
A saltare sulla promettente barca dell’oro nero non vi sono solo trader professionisti ma anche persone alla prima esperienza. Lo rivelano i dati riguardanti le abitudini di ricerca su internet degli utenti.
Il numero di persone che cerca come fare trading di petrolio è cresciuta esponenzialmente nelle ultime settimane, segno inequivocabile del fatto che la ricrescita dei settori finanziari è vista come un’opportunità praticamente da tutti.
Se la soluzione classica riguarda il negoziare future sul petrolio tramite un intermediario finanziario (solitamente una banca), i nuovi traders del 2020 stanno, invece, facendo affidamento a strumenti molto più facilmente accessibili ed esenti da costi elevati.
Si tratta dei CFD (Contratti Per Differenza), strumenti finanziari il cui prezzo riflette quello del petrolio e che, a differenza dei future, non prevedono alcun pagamento di swaps o commissioni di alcun genere. Un mercato, dunque, molto più accessibile.