Tre notizie per un luogo speciale

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Tre notizie: una buona, una ottima e una meno buona, per non dire cattiva. La notizia buona è che c’è il “PomiglianoJazz”. Questo festival della musica Jazz, che ogni anno porta alla ribalta musica e musicisti di pregio, che si offrono al pubblico in modo più popolare del solito, quest’anno affianca al percorso musicale quello gastronomico, (e questo ormai lo fanno tutti) ma udite, udite, ha organizzato un programma di visite e guide per la conoscenza di luoghi straordinari, interessanti e ahimè, sconosciuti ai più. Ottimo, davvero e senza ironia. Certo, quando parla delle basiliche paleocristiane di Cimitile qualsiasi interlocutore campano annuisce, si spertica in lodi e apprezzamenti, ma quanti hanno davvero provato l’emozione di ritrovare la storia di chi ci ha preceduto proprio tra quelle mura, ed ha sentito sulla propria pelle l’accavallarsi di ragioni religiose e motivi di stato, fino alla completa fusione di essi? Bisogna pur ammettere che in tempi ordinari, in questi luoghi non è facile trovare sul posto una guida capace, che spieghi, coinvolga ed emozioni i visitatori. Eppure alcuni sforzi per rendere il luogo di gradevole fruibilità al pubblico sono stati fatti: bei giardini all’ingresso, piccolo bar, toilette decente…un certo impegno per l’accoglienza c’è e si vede. Il grande merito degli organizzatori della manifestazione di Pomigliano, cui non si può non applaudire a piene mani, è stato proprio questo: offrire e gratuitamente, la possibilità di conoscere davvero la storia, le ragioni, le emozioni di questo luogo. Hanno scelto per l’illustrazione dei luoghi persone capaci di far superare al turista l’opacità dei vetri delle teche, l’assenza di una adeguata illuminazione, gli assalti delle zanzare e l’assenza durante il percorso, di qualche panca o punto di riposo per i turisti in difficoltà. Bravi, bravissimi. I visitatori però sono stati in tutto 100. E questa è la notizia meno buona. Due ore e mezzo, due professionisti che hanno dato l’anima, e solo 100 persone attirate in quel luogo per lo più dalla programmazione del festival del jazz. Purtroppo il festival finirà e le competenti guide, che hanno brillato come comete portando l’attenzione di adulti e bambini sulla storia e sull’arte con particolari tecnici o episodi specifici, torneranno a prestare la loro competenza a un ridottissimo pubblico di nicchia, mentre “tuttoilrestodelmondo” continuerà a ignorare un luogo che potrebbe avere lo stesso numero di visitatori di Stonehenge. Cosa c’è dunque che non funziona? Sicuramente la comunicazione. Un programma serio di marketing accompagnato da qualche ritocco organizzativo e tutto potrebbe cambiare. Nessuna strategia per quanto tecnologica, mirata e ben strutturata potrà mai avere successo se il visitatore, anche il meno preparato di tutti, continuerà a trovare teche in cristallo la cui trasparenza è un pallido ricordo dei fortunati che hanno assistito a tempi migliori. Se gli affreschi rimarranno leggibili solo quando qualche volenteroso tra i visitatori potrà illuminarli con la pila del proprio telefonino cellulare, se la bassa qualità dell’edilizia al contorno del sito continuerà a offendere il tesoro che custodisce, beh difficilmente questo sito potrà risorgere dai risultati da brivido registrati nel 2012: 2052 biglietti staccati all’astronomica cifra di euro quattro più 1994 biglietti gratuiti. In un anno. Nel 2011 il totale dei visitatori paganti fu 2741. Nell’ormai lontano 2004 ci furono ben 4856 visitatori. Sono risultati da urlo di dolore, anche quelli dei picchi massimi. Un luogo tra i più affascinanti al mondo che raggiunge all’incirca i 10000 visitatori all’anno solo grazie alle due manifestazioni culturali che accendono su di essa un faro. Questi sono i veri scandali italiani. Nel 2015 Londra è stata visitata da quasi diciassette milioni e mezzo di persone, un incremento del 3,6 per cento sul 2013. Possibile che al confronto i numeri dei nostri siti d’interesse siano così scoraggianti? Qualcuno propone un nuovo, apparentemente appagante, turismo fatto da un incrocio tra cultura leisure e shopping. Sostiene che il visitatore non sia interessato all’autenticità in termini tradizionali ma che basti il sapore dell’antico per generare una sensazione. Questo sito, oggi affidato alle dubitabili competenze di una classe politica non troppo interessata al reale sviluppo delle sue potenzialità, dovrebbe ovviamente avere una strategia di marketing molto spinta. Forse non quella che ora è di tendenza. Per risultati più soddisfacenti basterebbero un po’ d’attenzione, qualche migliaio di euro da spendere in lampadine e la pulizia degli spazi espositivi: il miglioramento sarebbe di certo notevole. Non si parla d’interpretazione, di studi, politiche, strategie o di chissà cos’altro. Solo un po’ di cura per ciò che si mostra. Quando si comprenderà che la chiave di volta non è quell’autenticità rappresentata che vediamo perseguire ormai dovunque, si potranno raggiungere risultati davvero adeguati all’importanza del luogo. Bisognerà agire su coloro per i quali copia ed originale hanno la stessa essenza, il medesimo valore ontologico. Essi sono il risultato di un “processo deintelletualizzante” della società parallelo al radicamento della cultura dell’immagine. Forse ancora non siamo pronti a superare tutto questo, per volgerci definitivamente all’autenticità. Eppure non ci vuole moltissimo: basterebbe prendere la verità e mostrarla senza storie e sensazionalismi. L’emozione sarebbe più vera e perciò indimenticabile. A Berlino i reperti raccolti per ricordare l’edificazione del muro, non sono rappresentazione. Sono la vita raccontata dal dolore di chi la visse. A Cimitile la ricostruzione delle successive stratificazioni, fatte demolire dal Soprintendente Chierici nel 1931, proiettata sull’antica struttura delle basiliche, potrebbe favorire un emozionante viaggio nel tempo. Il visitatore potrebbe ritrovare così il fil rouge di collegamento di quelle antichissime strutture ai tempi più recenti. Oggi dunque la sfida è quella della valorizzazione dell’essenza e della promozione dei siti. Per vincere bisognerà trovare il giusto equilibrio tra le esigenze della tutela e le necessità di quanti, sempre più numerosi, sono interessati ai valori autentici del passato, dell’archeologia, dell’arte, e dell’architettura.