Tribunali, da domani la protesta di giudici di pace: stop alle udienze per 1 mese

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Da domani i giudici di pace attueranno la protesta più dura contro la riforma “umiliante” della magistratura onoraria: per un mese intero (sino all’11 giugno) incroceranno le braccia e in alcuni distretti di Corte d’appello, a partire da quelli di Firenze e Napoli, faranno anche lo sciopero della fame a staffetta. Gli effetti della protesta potrebbero essere pesanti: lo stop riguarderà infatti non solo i processi ma anche il deposito di sentenze e decreti ingiuntivi. E se le loro richieste resteranno ancora inascoltate, i 1300 magistrati di pace in servizio sono anche pronti alle “dimissioni di massa con effetto immediato”, come minaccia l’Associazione nazionale dei giudici di pace . Nel mirino c’è dunque la riforma che riguarda tutta la magistratura onoraria. Un universo di cui fanno parte oltre ai giudici di pace, quasi 4mila tra giudici onorari di tribunale e vice procuratori onorari. Tutti insieme oggi smaltiscono il 60% dei processi civili e penali di primo grado. Un carico destinato ad aumentare con lo schema di riforma approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri il 5 maggio scorso, che affida alle toghe onorarie, secondo i calcoli dei sindacati di categoria ,l’80% del contenzioso civile e penale di primo grado, e che prevede la loro utilizzazione anche nell’ufficio del processo di recente istituzione. Paradossalmente a questa crescita di competenze si accompagneranno una “riduzione delle dotazioni organiche” e “un abbattimento delle indennità” percepite “pari al 75%”. “Nel futuro i giudici di pace dovranno lavorare come schiavi tutti i giorni, non meno di 10-12 ore quotidiane, per percepire emolumenti netti mensili intorno ai 600-700 euro, somme che neppure basterebbero per pagare le bollette e le spese di sopravvivenza”, denuncia l’Unione nazionale dei giudici di pace. Tutto questo “senza congedi retribuiti di maternità o per motivi di salute, senza assicurazione per infortuni sul lavoro, senza trattamento di fine rapporto”. In gioco c’è anche l’efficienza del sistema giudiziario:” con una riforma che assegna ai giudici di pace ed ai pubblici ministeri onorari l’80% del contenzioso civile e penale di primo grado,costringendoli a svolgere contemporaneamente altre attività lavorative per sopravvivere, che tipo di risposta, in termini di qualità della giurisdizione e di ragionevole durata dei processi, potranno mai offrire nel futuro gli uffici giudiziari?” E’ anche per questo che i giudici di pace hanno rivolto un appello al capo dello Stato: intervenga, forte del suo ruolo di “garante della Costituzione e dell’indipendenza della magistratura”, perchè “il Paese non può subire una riforma che ha il solo scopo di cancellare la magistratura onoraria e mettere in ginocchio l’intero sistema giudiziario”.