Trivelle: a vigilia referendum norma su gasdotti a Consulta

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A pochi giorni dal referendum sulle trivelle, ormai diventato un caso politico, una norma dello Sblocca Italia in materia di gasdotti sarà sottoposta all’esame della Corte Costituzionale. La Consulta era già stata chiamata nelle scorse settimane ad occuparsi del referendum sulle trivellazioni e dei conflitti di attribuzione sollevati da alcune Regioni sempre su leggi relative alle politiche energetiche. Martedì prossimo, a poco più di una settimana dalla consultazione referendaria del 17 aprile, i giudici dovranno esprimersi sull’art. 37 dello Sblocca Italia, impugnato da Abruzzo, Marche, Puglia e Calabria.

La norma stabilisce che i gasdotti per importare gas dall’estero, i rigassificatori, gli stoccaggi di gas naturale e le infrastrutture della rete nazionale di trasporto del gas naturale, incluse le operazioni preparatorie per progetti e opere connesse, rivestono interesse strategico, costituiscono una priorità a carattere nazionale, sono di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, e per questo motivo, i relativi procedimenti sono garantiti da una serie di semplificazioni e incentivi. Ma secondo le Regioni lo Stato ha, in sostanza, agito unilateralmente, senza prevedere il coinvolgimento degli enti territoriali in una materia in cui invece la competenza è concorrente: “Il mancato coinvolgimento delle amministrazioni regionali – si legge nei ricorsi – rende impossibile valutare il grado di impatto attuale e futuro sui territori oggetto delle attività in questione” e “invece che aumentare la sicurezza di approvvigionamento avrà quale unica conseguenza quella di moltiplicare le infrastrutture senza che venga effettuata a monte una doverosa valutazione”. 

Giudice costituzionale relatore della causa è Niccolò Zanon. Vincenzo Nunziata l’avvocato della Stato che rappresenterà la Presidenza del Consiglio e difenderà la norma dello Sblocca Italia. Gli avvocati delle Regioni saranno Manuela De Marzo l’avvocato per l’Abruzzo, Alfonso Papa Malatesta e Paolo Costanzi per le Marche, Franceschina Talarico e Paolo Filippo Arillotta per la Calabria, Alfonso Papa Malatesta e Vittorio Triggiani per la Puglia. L’art. 37 non è l’unica norma nel mirino. Le Regioni hanno impugnato anche l’art. 38 dello Sblocca Italia, in base al quale anche le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi rivestono carattere di interesse strategico e di pubblica utilità, e sono come tali urgenti e indifferibili. Ma alcuni commi della legge di Stabilità sono successivamente intervenuti su questi stessi punti e sono anch’essi stati impugnati di fronte alla Consulta: per questo la relativa trattazione di fronte alla Corte Costituzionale è stata rinviata a nuovo ruolo e accorpata all’esame delle disposizioni sulla legge di Stabilità. L’udienza dovrebbe svolgersi il 4 ottobre. Contro l’attuale importazione dell’art. 38 ha depositato un atto di intervenuto anche il Wwf, rappresentato dagli avvocati Alessio Petretti, Damiano Florenzano e Alessandro Giadrossi.

A pochi giorni dal referendum sulle trivelle, ormai diventato un caso politico, una norma dello Sblocca Italia in materia di gasdotti sarà sottoposta all’esame della Corte Costituzionale. La Consulta era già stata chiamata nelle scorse settimane ad occuparsi del referendum sulle trivellazioni e dei conflitti di attribuzione sollevati da alcune Regioni sempre su leggi relative alle politiche energetiche. Martedì prossimo, a poco più di una settimana dalla consultazione referendaria del 17 aprile, i giudici dovranno esprimersi sull’art. 37 dello Sblocca Italia, impugnato da Abruzzo, Marche, Puglia e Calabria.

La norma stabilisce che i gasdotti per importare gas dall’estero, i rigassificatori, gli stoccaggi di gas naturale e le infrastrutture della rete nazionale di trasporto del gas naturale, incluse le operazioni preparatorie per progetti e opere connesse, rivestono interesse strategico, costituiscono una priorità a carattere nazionale, sono di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, e per questo motivo, i relativi procedimenti sono garantiti da una serie di semplificazioni e incentivi. Ma secondo le Regioni lo Stato ha, in sostanza, agito unilateralmente, senza prevedere il coinvolgimento degli enti territoriali in una materia in cui invece la competenza è concorrente: “Il mancato coinvolgimento delle amministrazioni regionali – si legge nei ricorsi – rende impossibile valutare il grado di impatto attuale e futuro sui territori oggetto delle attività in questione” e “invece che aumentare la sicurezza di approvvigionamento avrà quale unica conseguenza quella di moltiplicare le infrastrutture senza che venga effettuata a monte una doverosa valutazione”. 

Giudice costituzionale relatore della causa è Niccolò Zanon. Vincenzo Nunziata l’avvocato della Stato che rappresenterà la Presidenza del Consiglio e difenderà la norma dello Sblocca Italia. Gli avvocati delle Regioni saranno Manuela De Marzo l’avvocato per l’Abruzzo, Alfonso Papa Malatesta e Paolo Costanzi per le Marche, Franceschina Talarico e Paolo Filippo Arillotta per la Calabria, Alfonso Papa Malatesta e Vittorio Triggiani per la Puglia. L’art. 37 non è l’unica norma nel mirino. Le Regioni hanno impugnato anche l’art. 38 dello Sblocca Italia, in base al quale anche le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi rivestono carattere di interesse strategico e di pubblica utilità, e sono come tali urgenti e indifferibili. Ma alcuni commi della legge di Stabilità sono successivamente intervenuti su questi stessi punti e sono anch’essi stati impugnati di fronte alla Consulta: per questo la relativa trattazione di fronte alla Corte Costituzionale è stata rinviata a nuovo ruolo e accorpata all’esame delle disposizioni sulla legge di Stabilità. L’udienza dovrebbe svolgersi il 4 ottobre. Contro l’attuale importazione dell’art. 38 ha depositato un atto di intervenuto anche il Wwf, rappresentato dagli avvocati Alessio Petretti, Damiano Florenzano e Alessandro Giadrossi.