Trivelle, attivisti di Greenpeace in azione in Galleria Umberto a Napoli

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Un enorme striscione raffigurante l’incidente della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon e piccole trivelle in Galleria Umberto: è la protesta di un gruppo di attivisti di Greenpeace a sostegno del referendum di domenica prossima. L’immagine di circa 150 metri quadrati è accompagnata dalla scritta “Mai piu'” e dall’invito a votare Si’ al referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile. La stessa che si trova sui tre cartelloni retti da altrettanti manifestanti posizionati al centro della Galleria. Vicino a loro tre modellini raffiguaranti piattaforme di trivellazione.

20160412 110249L’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, avvenuta il 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico, causò la morte di 11 persone e la fuoriuscita incontrollata per 106 giorni di un’enorme quantità di petrolio, ancor oggi imprecisata ma stimabile tra i 3 e i 5 milioni di barili. È stato il peggior disastro ambientale della storia degli Stati Uniti, che hanno chiesto alla British Petroleum (BP), la compagnia responsabile della piattaforma, 34 miliardi di dollari di danni. È di pochi giorni fa la notizia che la BP ne pagherà invece 20. “Quel disastro, di cui tra pochi giorni cade l’anniversario avrebbe dovuto rappresentare un monito globale e definitivo sui rischi connessi all’estrazione di idrocarburi in mare. A distanza di soli sei anni da quella tragedia, invece, in Italia il governo Renzi ha ripetutamente tentato di avviare un piano di vasta scala per lo sfruttamento delle misere riserve di petrolio e gas presenti sotto i nostri fondali. E oggi cerca di far fallire un referendum che restituirebbe una scadenza certa alla presenza di circa 90 piattaforme presenti entro le 12 miglia dalle nostre coste, nella maggior parte dei casi impianti vecchi e improduttivi”, dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. Greenpeace ricorda che, al contrario di quanto ripetutamente affermato dal governo, in Italia la normativa sulle estrazioni in mare è tutto fuorché rigorosa.
“Le piattaforme petrolifere, oggi, non causano sversamenti. Sono tecnologicamente molto avanzate, disse Barack Obama il 2 aprile 2010, a meno di tre settimane dal disastro del Golfo del Messico. È la stessa sinistra sciocchezza che vanno ripetendo oggi tutti i sabotatori del referendum, quelli per cui è meglio non votare. Meritano di essere smentiti, il 17 aprile, da un mare di Sì”, conclude Boraschi.