Tumori, farmaci intelligenti e reti cliniche per frenare l’emigrazione sanitaria

313
In foto l'Istituto dei tumori Pascale di Napoli

Si chiamano farmaci intelligenti, dimezzano le ore di trattamento (da quattro ore a poco più di due), riducono i costi del servizio sanitario (fino a meno il 20 per cento), migliorano la vita del paziente. Sono i farmaci sottocute per la terapia onco-ematologica di cui si è parlato ieri al convegno, organizzato da Roche, all’Istituto dei tumori di Napoli, sulle reti cliniche e le nuove tecnologie. Al centro del forum, come evitare le fughe nelle altre regioni migliorando l’assistenza e la fiducia nelle strutture locali. Dal 2015 al 2017 l’uso delle nuove formulazioni sottocute, su un campione di 744 pazienti, ha migliorato l’organizzazione e la pianificazione delle attività ospedaliere. Il farmacista ospedaliero ha riscontrato risvolti positivi nell’allestimento dei farmaci oltre che un’ottimizzazione dei costi, con la possibilità di distribuire in maniera più efficace le risorse (2 mila preparati in più e 20 mila terapie l’anno grazie alla produzione robotizzata). Il paziente (dichiarandosi soddisfatto nell’89 per cento dei casi) ha beneficiato di una netta riduzione dei tempi di attesa, grazie alla pianificazione degli accessi. Ma la strada per evitare la mobilità passiva è ancora lunga. Ecco perché servono le reti cliniche. L’industria farmaceutica mai come in questo momento può ritagliarsi uno spazio fondamentale.
“L’oncologia rappresenta l’area terapeutica in cui si concentrano i principali sforzi della ricerca farmaceutica – ha detto Ugo Trama della Direzione generale per la tutela della salute della Regione Campania – La capacità di garantire un trade-off tra innovazione e sostenibilità economica costituisce la sfida più importante per il servizio sanitario regionale e ciò si può ottenere solo attraverso l’ottimizzazione dei percorsi assistenziali e l’adozione di strumenti per la valutazione dell’appropriatezza”. Da qui l’importanza della rete oncologica campana nata, come sottolinea il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi “per superare la frammentazione organizzativa, ponendosi come primo obiettivo la presa in carico immediata del paziente al comparire del bisogno. La piattaforma informatica dedicata consente all’ammalato di essere sempre seguito in qualsiasi punto della Rete si trovi, e consente la continuità assistenziale tra ospedale e territorio”. Sulla stessa linea la Regione. “L’organizzazione dell’assistenza – ha detto Antonella Guida della direzione generale Salute della Regione Campania – per reti cliniche e un management diffuso sono i cardini su cui innestare l’ultimo tratto del cambiamento e vincere la sfida dell’uscita dal Commissariamento. I numeri letti dai Ministeri, certificati da flussi di dati correnti, alimentati correttamente, il miglioramento nell’uso delle risorse, qualità e appropriatezza dei processi, innovazione tecnologica senza ritardi ci consentono di prevedere un anno 2018 di consolidamento della situazione regionale. L’obiettivo che ci guida rimane sempre il paziente verso il quale dobbiamo alimentare una nuova consapevolezza delle cure che conduca alla scelta ragionata di restare a curarsi in Campania invece che alimentare una mobilità passiva che avrà ancora poche, reali motivazioni”.
Significativa, a tale proposito, la riflessione al convegno di Michelino De Laurentiis, direttore dell’Oncologia medica senologica del Pascale: “Il tumore della mammella rappresenta una delle patologie per cui esiste un maggiore flusso di pazienti verso gli ospedali ubicati al Nord Italia. Un flusso immotivato, stante la preparazione e l’eccellenza qualitativa che offrono gli istituti clinici della Regione Campania. La criticità sta nella ‘qualità percepita’ dal cittadino e dai pazienti, che è decisamente migliore per le strutture del nord ed è legata soprattutto alla qualità delle infrastrutture, alla loro accoglienza, piuttosto che ad una reale migliore qualità delle cure offerte. Queste, paradossalmente, possono addirittura essere migliori qui da noi. Per esempio, il Pascale è il primo centro in Italia per offerta di protocolli terapeutici innovativi nel campo del tumore al seno, vantando più di 60 protocolli sperimentali attivi in questo importante settore. La soluzione a questo paradosso sta, probabilmente, nella razionalizzazione delle risorse disponibili, convogliandole sulle aree di maggiore criticità, per creare infrastrutture ospedaliere più moderne ed accoglienti che possano far aumentare la qualità ‘percepita’ dai cittadini/pazienti”.