“In Italia saremo arrivati ormai a 500-600 pazienti infusi con le Car-T”, terapia innovativa oggi utilizzata per alcuni tipi di malattie oncoematologiche, che si basa su cellule immunitarie del paziente ingegnerizzate e opportunamente modificate geneticamente per riconoscere e combattere le cellule tumorali. “Una trentina i centri adesso qualificati”lungo la Penisola. “Noi all’Istituto nazionale tumori (Int) di Milano abbiamo cominciato tutto il processo dal 2017, primi in Italia a utilizzare protocolli clinici per questa terapia e abbiamo la casistica più grande del Paese. Oggi celebriamo i primi 100 pazienti, anche se in questo momento abbiamo già superato questo traguardo”. A fare il punto sulla ‘rivoluzione Car-T’ e sulle prospettive future è Paolo Corradini, professore di Ematologia dell’università degli Studi di Milano e direttore di Ematologia dell’Int. L’occasione è il ‘Meeting 100 Car-T’, organizzato dall’Irccs di via Venezian per raccontare “una bella storia del sistema sanitario italiano”. I pazienti trattati all’Int “sono tutti pazienti adulti con linfoma e qualche paziente con mieloma”. I risultati sono importanti, sottolinea Corradini: “Circa il 50% dei pazienti con linfoma guarisce, pazienti che non hanno nessuna opzione terapeutica. Ed è la prima terapia genica dell’umanità che ha portato a questo risultato decisamente stratosferico. Si apre ora la sfida di applicarle ad altre patologie, per le quali sono già in corso tanti studi e si aprono dei quesiti di sostenibilità. Perché queste sono terapie costose”. Siamo nell’ordine di “circa 325mila euro a paziente”. Sono queste le domande aperte e “ci sono anche delle riflessioni etiche sul lungo termine, sulla sicurezza di questi prodotti”