“Il discorso di Putin è l’ammissione implicita ma ben chiara delle difficoltà che si erano manifestate negli ultimi tempi e non soltanto con la ritirata delle ultime settimane: difficoltà che fondamentalmente consistono in mancanza di uomini, di professionisti e di mezzi, e io aggiungo anche di morale”. Lo ha detto all’Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa (Intelligence Culture and Strategic Analysis) ed ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare in merito al discorso tenuto dal presidente russo Vladimir Putin in tv. “Da evidenziare che naturalmente la riunione che Putin ha fatto con i responsabili delle società che producono materiali per la difesa fa pendant con l’intervento volto a reclutare riservisti, – ha aggiunto Tricarico – Naturalmente non basta un ordine di produrre al cento per cento all’interno del paese le armi di cui Mosca ha bisogno… quello probabilmente è un settore dove le sanzioni che che ne dicano stanno colpendo duro e hanno iniziato a colpire perché la loro depotenzialità si potrà vedere ancor più nei tempi a venire”. “Come dare ordine all’industria militare di produrre tutto in casa è solo un ordine, ben altra cosa è raggiungere questo obiettivo, così per i militari richiamare i riservisti non significa aumentare da un giorno all’atro o nel tempo breve, forse medio, la capacità dello strumento militare russo. – ha spiegato Tricarico – Sono provvedimenti che dispiegano gli effetti nel tempo e che quindi è errato collegare ad un aumento della capacità dello strumento militare”.
“Putin dice che l’occidente vuole distruggere la Russia e inevitabilmente quando sento questa non possono non ricordare la frase pronunciata dal Segretario Usa Lloyd Austin a Ramstein, quando disse che l’understate degli Stati Uniti era quello di fare in modo che Putin non rappresentasse più una minaccia per alcuno – ha continuato Tricarico – Naturalmente noi, come gli altri paesi europei o extra europei, dovremmo rigettare la soluzione finale auspicata dagli Usa e temuta da Putin. E questo è il momento buono… Se non ora quando? Anche perché le minacce, quelle sì, non sono implicite, e ora più che mai la possibilità dell’impiego di armi distruzione di massa si potrebbe profilare con un’ipotesi da non escludere”. “Sedersi a un tavolo per una tregua? A Putin non lo ha chiesto nessuno di quelli che contano. C’è stato un segnale, dato nei modi collegati alla loro cultura, da parte di Cina e India a Samarcanda, ma mancano altri player globali. – ha concluso Tricarico – Un negoziato che come il 24 febbraio non potrà che riguardare il Donbass e non potrà che partire dalla garanzia dell’integrità territoriale ucraina, così come nel suo messaggio Putin rivendica integrità territoriale della Russia”.