I Maestri di un tempo “consigliavano” ai propri allievi assistenti “di farsi le ossa, se possibile, con l’esperienza di insegnamenti universitari completi, per incarico, al fine di facilitare i percorsi successivi di inquadramento concorsuale nella successiva vera e propria carriera universitaria. E’ quanto ho avuto modo di rilevare, all’inizio, dei due brevi recenti articoli ospitati su questo giornale, riguardanti la mia esperienza universitaria di insegnamento (1972/1973) a Sassari, presso la Facoltà di Scienze Politiche (consultabile qui) e quella svoltasi presso la facoltà Lettere e Filosofia di Salerno (consultabile qui).
Il presente articolo prosegue nel racconto di “esperienza cognitiva” che ebbi modo di sperimentare nella stessa Università di Salerno, in un certo senso andando al di là della linea tracciata dal professor Vittorio Amato, mio Maestro del quale ero assistente ordinario, con qualifica di “aiuto ordinario” e relativi compiti di didattica esercitativa e di ricerca in Statistica” alla Federico II.
Per i non addetti ai lavori, apro una breve digressione. Quella dell’assistente ordinario era una “posizione lavorativa precaria” per cui si era “confermati” nel ruolo, solo a seguito del superamento dell’esame della libera docenza, da conseguire entro 10 anni e ciò avveniva prima della sua abolizione, cioè dal 1970, a seguito di numerose richieste sindacali e contestazioni di piazza, ma che si realizzò grazie all’intervento dell’ on. Tristano Codignola che galvanizzò il Governo e le forze parlamentari. A onor del vero, la libera docenza aveva trovato diffusione, nel tempo, soprattutto nell’area medica e giuridica, ad opera di numerosi cattedratici che riconoscevano tale “distintivo” ai professionisti, quali medici e avvocati, a prescindere dall’essere o meno assistenti ordinari, e, talvolta, come compensazione dell’avvenuta chiusura del “percorso” accademico. Per gli assistenti si era fatto così spazio alla valutazione da parte delle Facoltà per la concessione di scatti di classi stipendiali e l’agognato ancoraggio giuridico al ruolo, che la libera docenza avrebbe assicurato, tenendo conto: a) dei lavori scientifici; b) dell’attività didattica esercitativa nella facoltà di incardinamento; c) e della relazione riguardante l’attività didattica e scientifica derivante dall’insegnamento, e nel mio caso specifico da due insegnamenti tenuti in autonomia. Chiudo la digressione.
In quel periodo, nell’università vi fu anche un’altra apertura verso la docenza, oltre quella appena descritta a favore degli assistenti ordinari, disegnata, questa volta, a favore dei professori incaricati affinché assicurassero anch’essi nella galoppante crescita dell’offerta formativa del sistema universitario, in particolare dei corsi di nuova istituzione, l’impegno a coprire la docenza, creando la figura degli incaricati stabilizzati, con diritto di voto in Facoltà su alcune questioni su cui decidere. Tutti gli incaricati, dopo uno o due anni di servizio, a seconda se fossero stati anche assistenti ordinari o meno, divenivano stabilizzati. Negli istituti scientifici risultò molto ampliata la partecipazione della docenza non di ruolo e si tennero consigli di istituto allargati e, del pari, Consigli di facoltà allargati con la partecipazione di una rappresentanza di studenti presenti durante le discussioni incentrate su materie riguardanti l’organizzazione didattica.
Dopo l’esperienza sassarese, Il mio impegno didattico si intensificò ulteriormente. Infatti, dopo aver annoverato al mio attivo un anno di incarico di insegnamento in “Matematica per economisti” presso la Facoltà di Scienze Politiche di Sassari, dall’anno accademico 1973/74 ottenni l’affidamento, anche in questo caso in qualità di incaricato, dell’insegnamento di Statistica, nel suo primo anno di istituzione, nel nuovo corso di laurea in Sociologia, afferente all’omologo Istituto nascente presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Salerno (rimando al secondo link soprastante). Di fatto, mi trovai così ad operare, oltre che in due realtà universitarie consolidate e pluricentenarie, quali la “Federico II” di Napoli (dal 1967) e l’Università di Sassari (per l’anno accademico 1972/73), in una realtà universitaria ben diversa, quella di Salerno, dove si stava compiendo un processo di modernizzazione dei saperi impartiti e delle relative strutture amministrative, che di lì a poco avrebbe visto affiancare all’area umanistica un’espansione dell’area sociale e di quella scientifica e tecnologica, rimandando a tempi più vicini a noi l’inserimento dell’area sanitaria. Di fatto, era in atto una grande trasformazione alla quale potei partecipare attivamente attraverso un contributo organizzativo di natura e dimensione contenuta ma estremamente significativo ai fini del mio successivo percorso professionale.
Infatti, in quella realtà universitaria, per quel che mi competeva, ebbi modo di operare e incidere sull’ampliamento della offerta formativa, sia dell’area economica, sociologica statistica, che dell’area scientifica e tecnologica, contribuendo all’inserimento delle docenze pluriennali di statistica nell’ambito sociologico e di ricerca operativa e gestione aziendale nell’ambito informatico.
Sempre a Salerno, fui in seguito chiamato quale rappresentante degli stabilizzati ad offrire un contributo organizzativo nella preparazione di lavori plenari in vista della Conferenza di Ateneo (1976-1977).
In quegli anni prendeva l’avvio, infatti, una discussione finalizzata a redigere un piano urbanistico dell’Università. Fu varata la Commissione di Ateneo comprendente il Senato Accademico, il Consiglio di amministrazione, le forze sociali (sindacati e partiti), i rappresentanti di categoria dei docenti tra i quali fui presente in qualità di incaricato stabilizzato. In particolare, la Commissione di Ateneo, che propose le articolazioni universitarie di Fisciano – Lancusi, si impegnò in una tre giorni a fine dicembre 1976, riunendosi nel Convento di S. Francesco, a Bracigliano. La fase istitutiva della Conferenza di Ateneo si protrasse dal luglio 1976 al gennaio 1977 e si concluse proponendo una prima “bozza” intitolata Alcune linee politiche per impostare un dibattito per la creazione di una banca dati socioeconomica comprensoriale (Documento dell’Istituto di Sociologia): Le pagine 98-118 e 167-173 della suddetta bozza furono compilate ad opera di tutti noi docenti delle due facoltà. Ed ebbe come titolo Un contributo di progetto in tema di informatica per la socioeconomia, relazione base presentata alla Commissione Istitutiva della Conferenza di Ateneo, Università degli Studi di Salerno, La fase istitutiva della Conferenza di Ateneo, (luglio 1976 – gennaio 1977)“ (consultabile qui).
Fu un’iniziativa foriera di grandi progetti che gettarono le basi della futura programmazione dell’Ateno salernitano. Nel giro di pochi anni l’Università di Salerno divenne uno dei più importanti poli universitari in Campania nel perimetro della localizzazione delle sede attuale, senza ovviamente considerare Medicina che, nel rispetto della prestigiosa e antica Scuola Medica Salernitana, di età medievale (risalente al IX secolo), si aggiunse in seguito, tenendo conto dell’ubicazione ospedaliera nella città.
Questa seconda tappa della mia vita professionale salernitana riguardò l’intorno dell’esperienza didattica e di ricerca che si compiva in quegli anni a Salerno, dove convergevano, spesso provenienti dall’Università di Napoli, docenti di grande rilievo scientifico. Tra questi, era giunto a Salerno sin dal 1972 il noto fisico professor Eduardo Caianiello ordinario di fisica teorica a Napoli dal 1956.
Nato a Napoli nel 1921 ivi laureatosi nel 1944, Caianiello era giunto a Salerno avendo già percorso un lungo tratto della sua luminosa carriera, nella quale si annoverava un prestigioso PhD conseguito negli Stati Uniti. Nominato nel 1972 dal Ministro dell’Università, Riccardo Misasi, nel Comitato Tecnico Ordinatore, era stato, assieme ad altri illustri colleghi – Lorenzo Mangoni di Chimica, Paolo Santini di ingegneria aeronautica, Francesco Jovane di ingegneria meccanica e Corrado Beguinot di ingegneria tecnica urbanistica – tra i padri fondatori della nuova Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, sorta a Salerno nel 1972. Nel 1973, a testimonianza della sua instancabile operosità, realizzava un articolato corso di Scienze dell’Informazione a valenza interdisciplinare.
Sicché durante una Due Giorni nel convegno organizzato dall’Istituto di Economia Politica dell’Università di Salerno e dal CERTUM, al quale partecipavo presentando un contributo “sui trasporti negli agglomerati urbani di medie dimensioni e nei relativi comprensori”, nella cornice dell’allora Facoltà di Economia – in un periodo in cui era in corso progettualmente la grande trasformazione urbana nell’intera area del Comprensorio salernitano – ebbi modo di conoscere e dialogare brevemente con Caianiello. Va precisato che Il Convegno di cui sopra avveniva quando il corso di laurea omologo era al secondo anno ed erano aperti i termini per nominare un docente sul “Corso di Ricerca operativa e gestione aziendale”. (1974) Atti del Convegno Nazionale di Studi, Istituto di Economia Politica dell’Università degli Studi di Salerno – CERTUM SALERNO, 18-20 settembre (sintesi) pp. 161-163. (consultabile qui).
Su invito dello stesso professore Caianiello, partecipai al concorso di incarico con esito positivo e l’esperienza che vissi come docente fu decisamente proficua sotto il profilo scientifico ed umano: oltre a conseguire molteplici conoscenze nella vivace comunità scientifica e nella società salernitana, maturai ulteriore titolo utile per la mia conferma nel ruolo di assistente ordinario all’Università di Napoli. Conobbi nuovi colleghi, principalmente fisici, alcuni dei quali allora ancora in formazione, e che in seguito crebbero assumendo una posizione rilevante nel campo della fisica, come Maria Marinaro, che concluse il suo ruolo di docente nella stessa università di Salerno, altri che si trasferirono a Roma, altri a Napoli, tra cui i compianti Aldo de Luca e Renato Capocelli. Quest’ultimo scomparve nel 1992, quando si era ormai trasferito a Roma. Mi piace ricordare che poco prima di lasciare la Federico II, era sul punto di formulare una sua adesione al dottorato di Statistica applicata di cui ero coordinatore nella sede amministrativa nell’Università Parthenope, affinché anche la sua sede fosse presente, per approcciare, come diceva, le nuove frontiere applicative della fisica alla statistica.
Ho incontrato molte volte il professor Caianiello, oltre che a Salerno, in due bellissime location. La prima, in prossimità della spiaggia di Vietri, allo IASS (Istituto Internazionale per gli Alti Studi Scientifici che oggi porta il suo nome) e anche, sebbene un minor numero di volte, ad Arco Felice dove erano dislocati una serie di Istituti del CNR sin dal 1968, facenti capo al professor Rodolfo Nicolaus, e nati come Laboratorio per la Chimica e Fisica di Molecole di Interesse Biologico, in seguito traferitisi alla Olivetti ed ampiamente articolatisi. Gli argomenti oggetto di discussioni furono dei tentativi di estensione, che risultarono molto proficui, della teoria dell’informazione dei suoi indici entropici. Vi erano molte similarità con ciò che avevo avuto modo di soffermarmi nell’analisi statistica strutturale del professor Amato, cui più sopra ho accennato. Continuai a lavorare sulla Tavole delle interdipendenze settoriali dell’economia italiana, tra cui il più consistente apporto fu edito dalla Rassegna Economica del Banco di Napoli; nel 1978, assieme alla collega di studi universitari Adriana Calvelli, che in quel momento era l’economista di ricerca operativa del Banco di Napoli, lavorai sull’ausilio del metodo statistico entropico per l’esame delle Transazioni intermedie della realtà italiana relative al periodo 1965/1972, che ovviamente portava, come si è detto, l’”impronta” interdisciplinare dei temi di ricerca dello statistico Vittorio Amato e del fisico Eduardo Caianiello.
In quello stesso anno, il 1 marzo 1978, rientrai a Napoli dove presso la facoltà di Economia, ero stato istituito l’insegnamento di Statistica II, al quale diedi un contenuto di statistica economica, non essendo ancora stata tabellata la Statistica economica, disciplina sulla quale mi inquadrai, come associato nel 1980 a seguito del conseguimento di idoneità nazionale.
Nonostante il mio trasferimento a Napoli, continuai a frequentare il professor Caianiello, potendo beneficiare, grazie alla sua ben nota ecletticità, dei suoi suggerimenti e delle sue costruttive critiche in merito ai lavori scientifici che andavo svolgendo. Non solo. Studioso della complessità, egli continuò ad essere per me anche un consigliere saggio e fidato, cui riconoscevo una sorta di autorevolezza paterna, in grado di orientarmi in un momento in cui tutti gli assetti del mondo universitario si modificavano. Mi è rimasto impresso il ricordo dell’incontro napoletano, avvenuto in occasione dello scambio degli gli auguri natalizi al Gambrinus, in Piazza Plebiscito, presente anche il professor Nicola Cilento, Rettore dell’Università dal 1976 ed il 1980. Cilento, ordinario e noto esperto di storia medievale, aveva insegnato questa disciplina presso il Magistero della medesima università dal 1970 al 1980; per inciso, più tardi, fui con lui al Suor Orsola quando insegnai “Modelli Statistici per l’analisi e la valutazione dei processi educativi” sul corso di laurea in Scienze dell’Educazione. Ma fu il collega ed amico Raimondo Pasquino, con il quale avevo condiviso l’esperienza dell’insegnamento a Salerno, dove egli è stato Rettore dal 2001 al 2013, ad aggiornarmi circa la nuova configurazione che assumeva, a seguito della crescita l’ Università salernitana. Lavorammo insieme proficuamente, ciascuno nella propria posizione apicale dei rispettivi Atenei, ben collegandoci con gli altri colleghi nei relativi consessi regionali e nazionale della Conferenza dei Rettori.
Intanto l’Università di Salerno, agli inizi degli anni ‘70 era distribuita in più edifici della città. Il Palazzo storico di via Pio XI, sito in prossimità dell’autostrada, – dove erano ubicati gli Uffici, diretti dal Direttore Amministrativo, dr. Tommaso Pelosi, allievo di Giuseppe Iorio della Federico II – ospitava da poco tempo il professor Gabriele de Rosa celeberrimo storico del movimento cattolico in età liberale, democristiano della prima ora, quale Rettore trasferitosi qualche anno prima dalla sede di Piazza XXIV maggio del Magistero, che proprio nel 1968 fu statizzato e puntò ad allargare la propria utenza dando accesso anche alle studentesse, fino ad allora escluse.
Mentre i due corsi di studio di psicologia e sociologia della giovane Facoltà di Lettere erano in un edificio di via Irno, il corso di Scienze dell’Informazione era in parte all’ex Collegio Pascoli (in prossimità della odierna stazione ferroviaria di via Vernieri), ove fu ospitato, per qualche anno, anche il nascente corso di Ingegneria; l’altra parte della Facoltà di Scienze era in contiguità con la Fondazione Genovesi di Vietri sul Mare, a ridosso della spiaggia. A questo proposito, segnalo una attività, almeno decennale, svolta tra detta Fondazione e la Facoltà di Economia della Università Parthenope, nel periodo in cui ero Preside della stessa con molte connessioni di attività intrecciate anche dal punto di vista localizzativo tra via Acton a Napoli e la Marina di Vietri sul mare. La Fondazione Antonio Genovesi con l’annessa SDOA (Scuola di Direzione ed Organizzazione Aziendale) venne fondata il 18 dicembre 1986 da Vittorio Paravia, noto imprenditore nella costruzione degli ascensori, rappresentante degli industriali salernitani e campani in Confindustria. Con Paravia fummo antesignani di rapporti di partenariato, di nuova specie, caratterizzati da reciproca e intensa contaminazione che diedero luogo a Master anche lunghi di specializzazione a geometria variabile soprattutto alla creazione di una costellazione di stages in campo turistico, attività in cui era impegnata particolarmente una non esigua docenza della facoltà di economia napoletana. Vi erano state interposizioni favorevoli, in sede di accordi da parte del professor Garbaccio, che poi si impegnò tantissimo nell’ empowerment successivo della nuova struttura, facendo registrare nel placement dei laureati in Economia del turismo della Parthenope, un’impennata di iscrizioni, mentre non venne mai chiusa la porta della sede vietrese alla partecipazione dei nuovi laureati di Economia della vicina università salernitana. Dato l’eccezionale profilo professionale del professor Garbaccio, sento di soffermarmici anche per sottolineare il percorso esemplare che la Facoltà di economia gli concesse conferendogli la laurea per i meriti raggiunti sul campo: già dirigente della Cassa del Mezzogiorno, Consulente del Comitato Economico e Sociale delle CEE, del Parlamento Europeo, del Ministro del Turismo, del FORMEZ, di varie Regioni e di Governi stranieri; dal 1978 al 1995 ha diretto l’Area Turismo dell’Istituto per l’assistenza allo sviluppo del Mezzogiorno (I.A.S.M.), trasformato poi in Istituto di promozione industriale (I.P.I.). Successivamente, professore a contratto della Facoltà di Economia dell’allora Istituto Universitario Navale, diventando nel contempo Segretario Generale del COMEN – Conferenza mediterranea, Vice-Presidente dell’ Istituto Italiano Qualità del Vivere, quindi esperto negli ellitticamente denominati Rapporti con l’Europa. Infine, ma non da ultimo, va riconosciuto ad Alfonso Ruffo il merito di aver ospitato presso la Casa Editrice Il Denaro, di cui egli è Direttore, la pubblicazioni di ben due volumi scritti dal professor Garbaccio e dal sottoscritto, dagli attrattivi titoli: Turismo somos todos – Un anno di riflessioni sulla politica economica del turismo, Denaro Libri, 2005; Turismosiamotutti, Denaro Libri, Atto Secondo, 2008.
A Franco Garbaccio la laurea honoris causa fu conferita dall’Università degli studi ”Parthenope”, il 21 giugno 2007 (Laurea Honoris Causa in “Management del Settore Turistico e dei Beni Culturali” a Franco GARBACCIO “Lectio” – Un Turismo per i tempi moderni – “Laudatio” prof. Claudio QUINTANO – Preside della Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Napoli “Parthenope” – Napoli, 21 giugno 2007) consultabile qui.
L’esperienza maturata presso l’Università di Salerno, ove in conclusion lasciai molti tasselli del mio bagaglio di ricordi, mi sensibilizzò ai problemi della modernizzazione e della necessità di adeguamento dei percorsi formativi ai nuovi scenari che a livello globale stavano caratterizzando la vita economica e sociale del mondo occidentale, consentendomi nel giro di alcuni anni di partecipare attivamente ad un altro importante processo di modernizzazione dell’Università. Faccio qui riferimento alla trasformazione in Ateneo dell’Istituto Universitario Navale di Napoli, dove, avendo avuto l’opportunità di essere accolto, scelsi di inquadrarmi come ordinario. In quella sede, che ha visto svolgersi il mio percorso di docente ed assumere ruoli apicali, sino a rivestire la carica di Rettore, contribuii a rafforzare, sin dalle sue prime battute i propositi di rinnovamento e di trasformazione del vecchio Istituto Navale, che venivano avanzati da un significativo numero di docenti dell’Ateneo, desiderosi di una trasformazione generale che avvenne in più tappe e da cui trarrà origine l’odierna Università degli Studi di Napoli “Parthenope”. Oltre a rispondere alle necessità modernizzatrici della formazione dei giovani, la progettata riforma dell’Istituto rispondeva anche al problema di decongestionamento del sistema universitario campano. Da qui, il piano di fruizione di una quota di risorse a ciò destinate dal Governo e dal Parlamento.